IL COMUNE DI SAN MARTINO SANNITA |
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tratto integralmente dall'opera inedita del Preside Nicola Servodidio dal titolo "TERRITORIO E COMUNITA' DI SAN MARTINO SANNITA - Origini, vicende, ipotesi, aspetti, sviluppo socio-economico, note di antropologia" - Impostazione 1965, aggiornamento 31.12.1988 |
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1876 |
1904 |
1999 |
Timbri del Comune di San Martino Sannita |
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I l Comune di S. Martino Sannita confina ad est con i Comuni di S. Giorgio del Sannio e di S. Nazzaro, ad ovest con quelli di S. Angelo a Cupolo e S. Nicola Manfredi, a sud con i Comuni di Montefusco (AV) e Torrioni (AV), a nord ancora con il Comune di S. Nicola Manfredi. I paesi e le località limitrofe, invece, sono: Ginestra, S. Giorgio del Sannio, Piano, S. Rocco, Toppa, S. Nazzaro, Montefusco, Torrioni, Toccanisi, Monterocchetta, S. Marco ai Monti, S. Maria a Toro, S. Nicola Manfredi, S. Maria Ingrisone. Questi paesi, siti l'uno di fronte all'altro, ricordano l'insediamento vicatico sannita, come afferma Tito Livio (1). Il Comune è costituito di sei frazioni: |
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S. Martino Capoluogo | Terranova | S. Giacomo | Lentace | Mancusi | Cucciano |
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T enendo conto di alcune tracce linguistiche, si potrebbe ipotizzare l'origine greca di S. Martino, di Cucciano e di Festulari.. Risulta dalla storia che ogni frazione ha avuto un'origine diversa, uno sviluppo economico e civile autonomo, costituendo, dal Medioevo fino alla formazione del Comune, un'entità amministrativa a se stante, detta università con i suoi vari organi e servizi. Il territorio, dunque, era diviso in sei Comuni e in cinque e talvolta in sei parrocchie, dal latino parochia amministrazione religiosa. Ogni paese ha avuto i suoi confini storici che sono rimasti nella memoria della gente e segnano tuttora i limiti delle parrocchie, eccetto per Terranova e S.Giacomo, che costituiscono una sola parrocchia, nonostante il processo d'integrazione e lo sviluppo edilizio, acceleratosi negli ultimi venti anni. Si può dire, pero, che fino alla costituzione del Comune tutti i paesi, sia pure in modo autonomo, avevano raggiunto un uguale sviluppo economico e civile, svoltosi parallelamente. La storia del Comune di S. Martino Sannita è, perciò, in gran parte, storia delle singole frazioni, i cui avvenimenti e rapporti feudali molto spesso s'intrecciano, accomunando gli abitanti di una o più università, per alcuni periodi, alla stessa sorte e nello stesso feudo. Per questo motivo la delineazione del profilo storico di ogni paese è distinta fino alla costituzione del Comune di S. Martino Ave Grazia Plena (A.G.P.), avvenuta nel 1865. Questa denominazione, sebbene fosse stato abolito l'ordinamento feudale il 2.8.1806, con la soppressione del feudo di Montevergine e della commenda dell'Annunziata di Napoli (di cui l'A.G.P. era imposizione) il Comune dovette sopportarla fino al 1872, quando assunse la denominazione di "Sannita", con il decreto di Vittorio Emanuele II del 31.12.1872. Non poteva restare al Comune una denominazione che evocava immagini dei tempi tristi del Medioevo; le controversie giudiziarie tra le autorità e il potere clericale per le decime e il lavoro servile nelle grance benedettine, le spoliazioni, le angherie e i soprusi patiti nel periodo della servitù feudale. La nuova denominazione si richiamava alle antiche primavere italiche, alla libertà, alla fierezza e alla gioia di vivere dei Sanniti. Invece i nomi degli altri villaggi restarono immutati, non essendoci motivi storici per cambiarli. Dopo la costituzione, il Comune dovette affrontare molti e difficili problemi: la creazione di servizi per tutto il territorio, la costruzione di una rete di strade rotabili che unissero il capoluogo con le diverse frazioni, l'istituzione di scuole pubbliche nei vari centri abitati. L'aspetto urbanistico è profondamente cambiato dal 1980, con la ricostruzione dei fabbricati, distrutti dai sismi del 1962 e del 1980, lungo le strade di collegamento. Ora il capoluogo del Comune è divenuto anche il centro topografico, essendosi rotto l'isolamento dei sei paesi dopo più di un secolo dalla unificazione territoriale. E' utile riportare l'anno di costruzione delle tre ultime strade rotabili:
Adesso finalmente comincia uno sviluppo economico e civile globale dell'intero territorio del Comune, visto come unità geo-antropica, con servizi comuni, con un Piano d'Insediamenti Produttivi, con centri sociali, con Piano Regolatore Generale e relativi strumenti urbanistici attuativi, con la costruzione di nuove strade interpoderali e panoramiche. Il processo d'integrazione interfrazionale è cominciato nella secondi metà del secolo XX, accelerandosi nell'ultimo decennio, e ora lascia ben sperare. L'ordine gerarchico dei luoghi nel sec. XXI era il seguente: civitates, terrae, castra, castella, casalia, villae. Fino al 1600 circa, quasi sempre si trova scritto: "il casale di Cucciano, di Lentace, di Mancusi, di S. Martino, di Festulari, di S. Giacomo, di Terranova". Nei documenti successivi, sebbene raramente, si trova anche scritto: Castrum Cucciani; Villa Cucciani; Castro di S. Martino; Castello di Lentace (21 ottobre 1687); Terra Lentacis (1); Castello di Mancusi (2 giugno 1677). Sembra, però, che tali apposizioni non abbiano più significato gerarchico dal sec. XVI in poi. L'importanza dei centri abitati è sicuramente deducibile dai cedolari in cui essi appaiono tassati in once e tarì, rapportati ai fuochi, ossia alle famiglie. Il territorio comunale, appendice geologica, storica e topografica di Montefusco, ha trovato da circa due secoli un nuovo centro di gravitazione commerciale in San Giorgio del Sannio.
*********************************************** I l distretto alla fine del secolo XIII era costituito da tutti i paesi e borgate della cosiddetta Montagna di Montefusco e, precisamente: Montefusco, Mancusi, Cucciano, Terranova, S. Martino Sannita, Lentace... Non figura Festulare (2). L'origine del Comune si perde nella notte del Medioevo, già nel Cedolario del 1320 si trovano tassati insieme Coccianum, Lentacium e Festulare, per once sei e tarì dodici. I cedolari erano registri di imposta istituiti fin dai tempi di Carlo I D'Angiò (1266-1285). Questi tre paesi dovevano costituire un'unità politico-amministra autonoma, una Università, cioè un comune, che risale certamente ai Normanni con tutti gli ordinamenti per la ripartizione delle tasse per "fuochi", ossia per famiglia, per la vigilanza sull'esazione di esse (gli esecutori venivano nominati dal giustiziere) e per l'amministrazione della cosa pubblica. Non credo che questa comunità avesse un proprio statuto, probabilmente seguiva gli ordinamenti del Regno. Nel Cedolario del secolo XV, Coccianum, Fiscalorum (che sta per Festularum), Lentaticum (per Lentacium), costituivano un feudo ecclesiastico del Principato Ulteriore e furono tassati per once sei. Nella verifica dei feudi del 1507 si trova scritto: "Lo monastero di Monte Vergine tene un fego con vassalli nominato Cucciano, Terranova, S. Martino, Lentace; la Preta delli Fusi con circa 200 fuochi". Per i territori di Cucciano, di S. Martino e di Lentace (quest'ultimo per una parte) passarono, limitatamente per certe imposte, alla Santa Casa dell'Annunziata di Napoli, pur rimanendo, per le altre gabelle, feudo di Montevergine. Nei vari passaggi feudali verificatisi dai tempi dei Normanni il territorio compreso tra i torrenti Mele, Grangi e Grande, conservò sempre una certa unità amministrativa, mentre Mancusi nel 1320 venne tassato insieme con S. Nicola Manfredi. L'unità territoriale, limitata dall'Arenella, dal torrente Mele e dalle alture del bacino del torrente Grande, subì nel passato spartizioni artificiose ed unioni feudali provvisorie che ruppero l'unità geografica, con gravi conseguenze e ripercussioni di ordine economico ed esistenziale. Quando, poi, Mancusi divenne feudo di Cola di Verlingieri di Montefusco, a cui apparteneva pure Lentace, cominciò a gravitare nell'orbita di S. Martino. S. Martino, Terranova, S. Giacomo, Festulari e Cucciano insieme contavano 363 famiglie nel 1532; 261 nel 1545; 257 nel 1561; 325 nel 1595 (3). Dei quattro feudi, due sono ecclesiastici: Grangia Montisvirginis e l'Annunziata di Napoli; e due laici: la baronia di Lentace e il ducato di Mancusi. Con l'istituzione del Circondano di S. Giorgio la Montagna nel 1806, S. Martino, Lentace, Terranova-S. Giacomo, Cucciano e Mancusi divennero comuni autonomi, ciascuno con il proprio registro di stato civile, con il proprio cimitero, con la propria amministrazione. Il registro di stato civile si trova negli archivi parrocchiali e dei cimiteri esistono ancora tracce visibili. Prima della costruzione dei cimiteri avvenuta dal 1840 al 1850 per apposita disposizione di legge, i morti venivano sepolti nelle cripte delle chiese. Con l'unificazione d'Italia anche le sei frazioni raggiunsero l'unità amministrativa. Con la legge piemontese del 1859, estesa nell'Italia Meridionale nel 1865 furono istituiti i consigli comunali, eletti dagli iscritti nelle apposita liste. Nel 1865, (la data non è stata bene accertata perché non si è trovato il decreto di istituzione), i sei paesi costituirono Comune che assunse, nel 1872, la denominazione di S. Martino Sannita, perdendo quella di A.G.P. e di Principato Ultra, apposizioni che appaiono talora in documenti storici tra loro contemporanei. Sparivano così i guelfi di A.G.P. e i ghibellini di P.U.: nè per il Papa e né per l'Imperatore, ma per sé e per l'Italia. A ciò portò il movimento risorgimentale iniziato nei primi anni dell'Ottocento. La deliberazione consiliare con la quale si chiedeva il cambio della denominazione da A.G.P. in Sannita non si è trovata. Né si è trovato il decreto del Ministero dell'Interno che autorizzava tale mutamento (Bisognerebbe consultare la raccolta di leggi e decreti del 1872). Rifiutato il Medioevo, si ritornò alle origini sannitiche in cui trionfa la forza, il lavoro e la libertà, ritorno pienamente giustificato dall'origine sannitica del luogo. Le anime guelfe e ghibelline coesistevano da secoli nella comunità e si erano manifestate nella struttura e nelle due denominazioni, emergendo altari e contraltari dei due poteri di diversa ispirazione: chiese e palazzi baronali, con centri di riferimento a Montevergine e Montefusco, sempre in contrasto fra loro. Nei feudi ecclesiastici affluivano le decime e si odiava il clero; in quelli laici si subivano imposte e angherie e si odiavano i baroni. Si fuggiva dall'uno e s'incappava nell'altro: non c'era scampo. L'anima laica e quella ecclesiastica, ossia i ghibellini e i guelfi, coesistono ancora nelle elezioni comunali, dove si compete l'amministrazione due schieramenti contrapposti, con alterne fortune: scudo crociato e stella monarchica, scudo crociato ed orologio, scudo crociato e torre. Alla formazione del comune concorrono ragioni storiche, geografiche e socio-economiche. Per quanto attiene alla geografia, bisogna notare che Mancusi è separato dal capoluogo dal torrente Grande, mentre S. Maria Ingrisone, frazione del comune di S. Nicola Manfredi, è territorialmente parte della collina di S. Martino Sannita che arriva sino all'Arenella. In altri tempi si proponevano rettifiche territoriali, oggi non se ne sente più parlare, forse per i nuovi collegamenti viari e per l'uso dei nuovi mezzi di comunicazione. Riporto l'elenco che si trova intorno alla pianta della Provincia e Distretto di Benevento, presentata al Capo della Spedizione dei Mille, in cui figurano i seguenti Comuni: S. Giorgio la Montagna-S. Agnese-Ginestra 1213, S. Nazzaro e Calvi 1704, S.Martino AV 584, Lentace 240, Terranova e 5. Giacomo 961, Cucciano 606, Mancusi 164, S. Nicola Manfredi 532, S. Maria Ingrisone 369, S. Maria a Toro 385, Monterocchetta 404, Pagliara 362, Toccanisi 188. Totale: 7.712 (4). La proposta della costituzione del nuovo Comune di S. Martino A.G.P., Lentace, Mancusi, Terranova-S. Giacomo, Cucciano, appare evidente nella Memoria allegata alla pianta topografica della nuova Provincia di Benevento, che inviata al Consigliere Luogotenente dal Governatore Carlo Torre il 14 novombre 1860, per l'attuazione del famoso decreto del 25.10.1860, istitutivo della Provincia sannita. Essa risultava divisa in 4 distretti e in 28 circondari. Il circondano di S. Giorgio la Montagna, appartenente al distretto di Benevento, era così costituito: "San Giorgio la Montagna-S. Agnese-Ginestra la Montagna 1213, S. Nazzaro - Calvi 1704, S. Martino A.G.P. 584, (Villaggi: Lentace 240, Terranova-S. Giaacomo 961, Cucciano 606, Mancusi 164), S. Nicola Manfredi 532, (Villaggi: S. Maria a Toro 385, Monte Rocchetta 404, Pagliara 362, S. Maria Ingrisone 369, Toccanisi 188). Totale del Circondano: 7912"(5). I paesi e i villaggi compresi nelle parentesi o inclusi per popolazione in un unico totale, allora ancora comuni autonomi, formarono in seguito 4 nuovi comuni più grandi. Il nuovo Comune di S. Martino costituiva così una federazione di Comuni secondo l'antica forma di organizzazione politica dei Sanniti. Il Sindaco diventava il meddix tuticus (il capo di tutti, il meddix delle singole tribù). Per questi motivi la denominazione A.G.P. fu cambiata in "Sannita". La fede associativa di questa gente e tuttora il linea con i tempi che precorrono l'Unificazione mondiale dei popoli. Il fenomeno migratorio moderno è la continuazione delle primavere italiche su basi planetarie. S. Giorgio la Montagna, per la sua posizione topografica, diveniva sede del circondano e quindi il nuovo centro economico ed amministrativo. Montefusco, invece, restava aggregato alla provincia di Avellino. Il decreto della costituzione definitiva della Provincia di Benevento è del 17 febbraio 1861. S. Martino A.G.P. fu tra i primi Comuni che salutarono con gioia la costituzione della provincia di Benevento. Anche da questo documento si rileva che S. Martino A.G.P., Lentace, Terranova e S. Giacomo, Cucciano, Mancusi, erano comuni autonomi del circondano di S. Giorgio la Montagna, prima della costituzione del comune di S. Martino A.G.P. Le università erano comunità chiuse, basate sull'economia agricola del villaggio, ed ostacolavano il commercio. Mancavano di tutti i servizi sociali. In esse i signorotti feudali erano considerati gli unici portatori di valori. "Il 23 marzo 1514, l'università di Montefusco viene molestata per contribuire alla spesa della riparazione del ponte di Tufo. Ma essa rifiuta quel contributo poichè, diceva, i suoi abitanti non si servivano di quel ponte. Le altre università che pacificamente contribuirono furono quelle di S. Angelo a Scala, Pietrastornina, Cucciano, Terranova, S. Martino P.U., Festolari (6). (Documento 118 Scandone, Documenti per la storia dei comuni dell'Irpinia). Da questo documento emerge quanto segue
Gli abitanti delle università eleggevano i "giudici ai contratti" che decidevano sulle vertenze relative ai contratti pubblici. Questi rimanevano in carica un anno e venivano confermati dal feudatario. I confini attuali del Comune risalgono all'ordinamento feudale e risentono delle antiche ripartizioni e suddivisioni del territorio in feudi e sub feudi. Il Meomartini, parla di passaggi, espartizioni feudali senza riportare le contese e i patteggiamenti verificatisi tra i vassalli, i valvassori e i valvassini. Si ricordano in esso le vendite dei feudi con tutti i servi della gleba. L'attuale configurazione territoriale risponde solo in parte alle esigenze poste dalla geografia, perché ci sarebbero rettifiche di confini da fare scambiando Mancusi con S. Maria Ingrisone, per consentire a quest'ultimo paese e a S. Nicola Manfredi l'ulteriore sviluppo urbanistico senza sconfinamenti nel territorio di S. Martino Sannita. Ecco un altro passo importante: "Mercogliano, Ospedaletto, Terranova, Santo Martino, Frustulano (sta per Festulare), S. Giacomo, Lantace (sic), Pietradefusi, Mugnano, Quatrelle (che furono di Montevergine, e che dal 1561 figurano di pertinenza della SS. Casa della Nunziata di Napoli) erano completamente esenti da imposte" (7).Ritengo sufficienti queste notizie sull'origine storica del Comune, sulla sua suddivisione in sei università e in quattro feudi, due laici e due ecclesiastici, sull'appartenenza dei sei villaggi autonomi al Circondano di S. Giorgio la Montagna e sulla fusione dei sei comuni nel comune unico di S. Martino A.G.P. detto S. Martino Sannita nel 1872. Dopo la proclamazione, il Comune, fino ad un trentennio fa, è stato quasi una confederazione di paesi, ciascuno con i propri problemi e campanilismi, ora, con l'evoluzione urbanistica verificatasi dopo i sismi del 1962 e del 1980, appare piuttosto una federazione, essendo cessati il separatismo e la tendenza a privilegiare nei lavori pubblici alcuni paesi a danno degli altri.
NOTE:
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