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IL BRIGANTAGGIO E LA QUESTIONE MERIDIONALE |
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LE CONDIZIONI DELLA SICILIA |
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(ottobre 1861) |
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dal rapporto di D. Pantaleoni a B. Ricasoli del 10 ottobre 1861 - in: G. Scichilone, Documenti sulle condizioni della Sicilia dal 1860 al 1870, Roma, 1952 - ripr. da: D. Mack Smith"Il Risorgimento italiano" Edizioni Laterza, Bari, 1973 |
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Parlando delle provincie continentali ho dovuto notare come, a mia sorpresa, la legge elettorale municipale e provinciale avea da per tutto fatta buona prova. Per la Sicilia duolmi il dover dire, generalmente parlando, più presto il contrario. In taluni paesi, ove persone principali erano interessate nel maneggio delle rendite municipali, le elezioni si sono fatte, ma solo a loro profitto, onde esse possino continuare ad abusare della pubblica cosa. Sotto questo punto di vista temo forte che la moralità in Sicilia non sia per nulla migliore che nelle provincie continentali del già Regno delle Due Sicilie, e che questo sia per lungo tempo ostacolo potentissimo ad introdurre una buona amministrazione in luoghi sopratutto dove è così difficile al governo centrale il poter vigilare, ed ove per nulla giova la stampa o bugiarda nelle mani di un partito o per nulla esistente. In altri luoghi le elezioni municipali non hanno avuto luogo che col menomo numero di elettori e perciò quasi senza intervento delle popolazioni. I sindaci o non accettano, o non agiscono, o agiscono sì disordinatamente ed abusivamente che meglio ancora varrebbe che non lo facessero. Quindi poi i fondi o non sono ancora dotati per le strade, o non si pensa a fornirli e ad ogni modo a far cosa che valga. Sotto questo rapporto io stimo che da per tutto ove i consigli municipali si mostrano restii al dover loro, molto meglio varrebbe pel paese se, prevalendosi dell'art. 219 della legge, fossero sciolti quelli e messo un regio amministratore, che almeno indirizzasse quella gestione in una via normale. Quello che ho detto de' consigli municipali vale per i provinciali altresì di molti luoghi. Molti consiglieri non vanno alle sedute e, per mancanza di numero, la sessione si rende impossibile. A Messina per la più parte dei lontani consiglieri accedettero, ed i messinesi non mai presentandosi, fu giuoco forza rimettere le sedute ad altro tempo, ossia al novembre. Anco le guardie nazionali non sono né così bene ordinate, ne' da per tutto il sono come nelle provincie continentali. Se le principali attribuzioni di municipi sono così male eseguite, può immaginarsi cosa avvenga per le altre meno urgenti. I stabilimenti di beneficenza sono in generale peggio amministrati che nelle provincie continentali, quelli di pubblica istruzione egualmente negletti. Non una sola cassa di risparmio esiste fra tutta Sicilia. Hannovi però alcune sale d'asilo e scuole d'infantili ed havvi il collegio Garibaldi a Palermo per l'educazione dei figli del povero, il quale non di meno mi si disse essere minacciato nella sua esistenza. Ma la piaga ancora più acerba in Sicilia è la mancanza della pubblica sicurezza. Non parlo delle pubbliche vie e del brigantaggio, perché vero brigantaggio non esiste e la circolazione pel paese, per quanto lo stato delle pubbliche vie il consente, è libera: ma l'assassinio o il tentativo di quello è comune e direi quasi cosa di tutti i di, e meglio anco nelle grandi che nelle piccole città. L'assassinio è quasi ognora o personale vendetta, la quale importa un eguale ritorno di vendetta per la parte offesa, o tale che di assassinio in assassinio si funestano le città e le contrade, ed in Palermo si registravano nel diario ufficiale 29 attentati in 27 giorni nel mese di luglio, né la giustizia riparava a ciò, imperocchè il terrore della vendetta è tale che non si trovano testimoni per deporre, sindaci o questori di pubblica sicurezza per decretare gli arresti, e, quando pure questi abbiano luogo per l'azione di benemeriti carabinieri reali, non giudici per procedere e condannare. Non si stimi esagerazione quanto io espongo, e se meno acuti se ne sentono i lamenti di quelle popolazioni, gli è che esse stesse preferiscono la personale vendetta all'azione della legge. Che poi sia male ristretto in fra loro e non cosa politica lo si può vedere da ciò che non un solo ufficiale o un non siciliano è stato tocco da questi assassinamenti, che anzi di preferenza colpirebbero questi, ove la politica passione smuovessero. Insomma il governo nella sua amministrazione, non meno che nella sua tutelare azione, non trova il concorso delle popolazioni. Gli è questo un fatto formulato anco evidentemente da molti diari, e cantato da molti individui dell'opposizione. Ma da cosa esso muove, da cosa esso è originato? Al sentire parecchi partigiani del governo, a sentire i liberali più moderati gli è che si è avuto il torto di volere dare istituzioni libere a popolazioni non ancora per quelle mature; "Avete voluto trattarci come gente civile e siamo barbari", mi replicarono in diverso luogo parecchi uomini distinti ed onesti del paese. Frattanto talune delle provincie del continente non sono di migliore condizione di civiltà di quelle di Sicilia, e non perciò hanno fatto colà mala prova le istituzioni municipali e provinciali. Ho dovuto quindi, del non attecchire che esse fanno in Sicilia, cercare altra più efficace ragione, senza frattanto negare che certo le popolazioni non sono ancora educate per il self government o almeno perché questo dia quei buoni risultati che da per tutto, ove le popolazioni sono intelligenti ed attive, se ne ricava; e qui mi è forza prendere le mosse un pò più di lontano. In Sicilia, da quanto ho fin qui esposto, è ben facile il comprendere che non esiste partito borbonico o vi è sì debole, sì fiacco, che a nulla monta la sua esistenza per ciò che riguarda l'andamento della pubblica cosa. Questione politica, per questo punto di vista, non esiste ed infatti lasciata la Sicilia in molti luoghi al tutto senza armi, non per questo vi è stato il menomo tentativo borbonico, e da Malta quelle malavvisate bande straniere, che sono venute in Italia a fare quei miserabili tentativi di rivolte che tutti sanno, preferirono sbarcare nelle Calabrie piuttosto che nelle vicine coste di Sicilia, ove erano sicuri di non trovare alcun partito. Sventuratamente con la spedizione di Garibaldi, o piuttosto con l'andamento politico che a quello tenne dietro, una divisione si mise nel partito liberale sul migliore indirizzo da darsi agli affari, ed una parte (e fu quella dei più attivi e dei più energici) sembrò tenere, o mise innanzi più presto, il nome del Garibaldi, mentre l'altra, capitanata dal corifei dell'antica Società Nazionale, sembrò tenere più presto col governo centrale e fu adoprata maggiormente dopo la cessazione delle dittature. Ora questi due partiti esistono ancora, ancora ostili, ancora ordinati sotto capi diversi ed agiscono con un certo insieme, che forma la loro forza e ad un tempo la sventura del paese. Ma quale è la natura di questi partiti ed il loro relativo valore e potenza nel paese stesso? Il partito della Società Nazionale, divenuto poi della Concordia, male approdò a questo suo indirizzo, fossero modi suoi, fosse impossibilità, o pervicacia altrui, e tutt'insieme non rannodò intorno a sè che gli uomini i più pacifici, più temperati, più tranquilli, gli uomini dell'alta società, che si sarebbero anco non male accomodati dello stesso governo borbonico o di qualsiasi dispotismo illuminato. Per l'altro lato si legano a questo partito, senza scienza o consenso di capi, come avviene in ogni associazione settaria, persone di mal affare, facinorosi, accoltellatori, che spesso con grandissimo scandalo e danno del governo si veggono nominati anco a posti governativi per quella protezione che una setta dà sempre ai suoi adepti. E qui mi sia lecito il notare una volta per sempre che nulla fa più danno nelle menti dei popolani ad un governo, che una men retta scelta nelle nomine del personale per gli impieghi od anco per le distinzioni onorifiche, e non ne prevede né conosce le conseguenze che con l'esperienza; ma esso conosce gli uomini del suo paese e giudica il governo dagli uomini che esso sceglie, e che lo servono. Ed è tanto più severo quanto che l'invidia se ne mischia, o il concorso agli stessi impieghi o agli stessi onori. Sotto questo punto di vista, pertanto, talune nomine fatte appunto sotto l'influenza de' corifei di una delle parti politiche di cui parlo, esercitò ed esercita una triste influenza nel paese contro il prestigio del governo e cresce l'ostilità dell'altra parte. …….. Ora gli è un fatto che sia attività ed energia più grande, sia intelligenza maggiore di capi o naturale simpatia del popolo, il partito d'azione è grandemente più potente dell'altro, ha per sé il sentimento siciliano, e poi Garibaldi ha lasciato da per tutto nel mezzogiorno la più grande riputazione di sé ed il più grande amore nel paese. Invece l'altro partito, più governativo senza dubbio non ha né grande potenza né grande energia, mal risponde a quell'indirizzo franco ed ardito che un governo che comprende il suo compito debba avere, e nulla fa per sorreggere ed aiutare l'amministrazione. Questo a mio avviso è la vera ragione del poco appoggio che trova il governo nel paese. Gli è anzi decisione presa dai capi del partito d'azione di rifiutare il concorso loro in ogni posto, minare il governo con la stampa, con l'opposizione sorda ma costante, prevalersi d'ogni errore de' governanti, magnificarlo, e annullare con ciò la forza di un governo che è nelle mani del partito avverso. Quindi poi è che il governo a Palermo, e in un paese ove non che la maggioranza, ma dirò quasi l'unanime popolazione è per esso, non può trovare un questore di pubblica sicurezza, non trova sindaci che lo servano, non riescono le elezioni municipali, s'attraversano i consigli provinciali, e la stessa Guardia Nazionale si mostra restia al suo capo, quando si tratti di fare onore al rappresentante del governo. La stampa poi è tutta ostile all'amministrazione e il partito del governo è così fiacco che non tiene neppure uno interprete intelligente nella stampa che lo rappresenti o difenda i suoi principi nel paese e gli atti del governo stesso. |
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