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Brigantaggio del Matese

da: " Dai Sanniti all'Esercito Italiano" - Stato Maggiore Esercito " di: Flavio Russo

1869: la bonifica del Matese

Le azioni intraprese nel '68 trovarono una adeguata completezza ed ultimazione nel '69, al punto da potersi ritenere che quelle estrinsecate in questo anno fossero semplici rastrellamenti di bonifica. Molto più indicativa sotto questo aspetto delle nostre parole è la relazione del generale Pallavicini dalla quale stralciamo alcuni brani:

COMANDO GENERALE DELLE TRUPPE PER LA REPRESSIONE DEL BRIGANTAGGIO NELLE PROVINCIE DI TERRA DI LAVORO, AQUILA, MOLISE E BENEVENTO

Circolare

L'anno scorso allorché, mettendomi alla dipendenza del Comando Generale della Divisione Militare di Napoli, incaricato dell'alta direzione delle cose di brigantaggio nelle provincie meridionali, il Ministero della Guerra si compiacque riunire nelle mie mani il Comando di tutte le truppe, che per 10 speciale servizio di pubblica sicurezza trovavansi distaccate nelle provincie di Terra di Lavoro, Aquila, Molise e Benevento, io credetti dover dettare e pubblicare per le stampe una istruzione particolareggiata che desse norme circa il modo di combattere il brigantaggio. Oggi non trovo sia più il caso di diramare una nuova teoria, secondo i precessi della quale debbano le truppe regolarsi nel loro speciale servizio; in quanto che attualmente non esistono più grosse bande, ed invece i pochi briganti rimasti vanno riuniti in piccoli gruppi di 4, o 5 individui. Ritengo peraltro che in questa nuova fase della malvivenza, la quale accenna come il brigantaggio volga al suo termine, faccia d'uopo che io detti una istruzione succinta per dare all'azione delle forze militari un impulso uniforme, e quindi per impiantare ovunque quella unità di sistema, sì indispensabilmente richiesta. Tanto maggiormente riconosco l'importanza di una siffatta compilazione di norme, che per la circostanza dei cambi di guarnigione, ora avveratisi, onde gli Ufficiali tutti preposti a comandi di truppe potessero uniformarsi alle precedenti prescrizioni. .. Il servizio di repressione brigantesca, o di. pubblica sicurezza, comprende in se due specie di servizi. Quello ordinario, che va fatto per impulso immediato dei comandi di Distaccamento a norma delle presenti istruzioni; questo servigio mentre risulta generale, pure in se stesso emana dai singoli distaccamenti, operanti ciascuno per proprio conto a seconda dei criteri dei rispettivi comandanti. Lo scopo del servizio ordinario sta nel mantenere costantemente su tutto il vasto terreno affidato alle truppe dipendenti da questo comando drappelli in servizio di perlustrazione, ancorché non si ebbero notizie circa apparizioni di bande. Con ciò si solleva 10 spirito delle popolazioni delle campagne, che vedono il loro tornaconto nel desistere dall'esser ligie ai malfattori e nel far causa comune coi loro persecutori; nello stesso tempo si crea per la forza pubblica l'occasione di scontrare i banditi nel caso ad insaputa di essa i medesimi si portassero nel suo raggio di azione. Quello straordinario vien fatto ogni qual volta si sappia con certezza ed anche vagamente, dell'apparizione di malfattori nelle località affidate alla sorveglianza di un distaccamento Militare.

Caserta addì 20 Giugno 1869"114

Grazie probabilmente alle acute disposizioni del generale, nonché ad una ormai completa alienazione delle simpatie popolari, per i briganti non vi fu più scampo: il 27 agosto, carabinieri e Guardie Nazionali, a conclusione di uno scontro catturarono Alessandro Pace, Nicola Vendettuoli, Giuseppe Lodovico e Giovanni Ragosta, in una grotta sui monti a due miglia da Morcone. I quattro briganti vennero condotti in Cerreto e successivamente rinchiusi nel carcere di Caserta in attesa di giudizio, sebbene il Generale Pallavicini fosse stato dell'avviso che misura fucilazione sarebbe stata opportuna momento arresto. Il numero dei superstiti briganti del Matese si era a questo punto talmente rarefatto da giustificare una congrua contrazione del dispositivo, ma lo stesso generale in merito preferiva, come del resto aveva già accennato nella sua circolare, continuare a mantenere la pressione sul territorio per frustrare qualsiasi potenzialità rigenerativa. Scriveva infatti ai vari sindaci delle provincie di sua giurisdizione: la persecuzione del brigantaggio è entrata in una novella fase, in quel periodo cioè nel quale la pubblica sicurezza non va più garantita contro orde di malfattori, che scorazzano armata mano la campagna, ma va tutelata contro malviventi isolati, ultimi residui di vecchie bande e contro ladroni di occasione, che si uniscono improvvisamente e che si sciolgono una volta eseguito il colpo. Ciò non pertanto io mi perito ancora a proclamare ristabilita la pubblica sicurezza tanto più mi astengo da tale dichiarazione che Fuoco, il bandito di cui il nome risuona più funestamente celebre in tutti i luoghi esiste tuttavia. In base a quanto ho precedentemente detto giudico che nelle presenti condizioni non debba darsi alcuna sosta alle persecuzioni. ..poiché attribuisco la più grande importanza alla cattura, o alla uccisione del capobanda Fuoco (scomparso il quale saremo ben vicini ad affermare per sempre distrutto il Brigantaggio in queste provincie.

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