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VITULANO |
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......... il 21 ottobre del 1860, in località Casale di san Pietro, un gruppo di persone, capeggiato da Antonio Alterisio, Saverio Botte, Domenico Calabrese, Giuseppe Calandra, Luigi Lupone e Salvatore Pizzo, essendisi sparsa la voce dell'imminente arrivo di forze borboniche, acclamò Francesco II. Alla manifestazione partecipartono con "discorsi fatti pubblicamente tendenti a spargere lo sprezzo ed il malcontento contro le istituzioni costituzionali" altre diciotto persone: Antonio Calabrese, Luigi Calabrese, Mattia Calabrese, Alessandro Carfora, Carmine Carfora, Giocondino Columbro, Pasquale Goglia, Domenico Pedicini, Giovanni Pedicini, Luigi Pedicini, Angelo Scarinzi, Domenicantonio Scarinzi, Giuseppe Scarinzi, Alfonso Viglione. La sezione d'accusa della Corte di Appello di Napoli, ritenendo che si era trattato di un "istantaneo attruppamento e non di una banda armata", nel dichiarare "non farsi luogo a procedimento" nei confronti di tutti gli imputati, ordinò l'immediata scarcerazione di Alessandro Carfora, Carmine Carfora, Domenicantonio Scarinzi e Giuseppe Scarinzi, nonchè la revoca del mandato di cattura emesso dalla Gran Corte Criminale di Benevento, in data 21 agosto 1861, contro Antonio Alterisio, Saverio Botte, Domenico Calabrese, Giuseppe Calandra, Luigi Lupone e Salvatore Pizzo. .......... tra la fine di luglio e gli inizi di agosto 1861 a Vitulano si era radunato un gruppo di persone che, dopo aver atteso inutilmente, in un luogo prestabilito, l'arrivo di un non meglio specificato generale borbonico alla testa di molte centinaia di uomini, si era sciolto pacificamente senza provocare nessun incidente. Molti degli individui che avevano partecipato a questa riunione erano stati già scagionati dalla Gran Corte Criminale di Benevento che aveva confermato soltanto l'arresto di Girolamo Bozza, Cosimo Iadonisi ed Antonio Marcarelli. La sezione di accusa della corte di appello di Napoli (sentenza n° 58 del 13 febbraio 1864) dichiarò estinta l'azione penale anche per questi tre rientrando il reato di cospirazione da loro commesso nei casi previsti dal regio indulto del 17 novembre 1863. Il Marcarelli, comunque, fu rinviato a giudizio dinanzi alla Corte di Assise di Benevento per altri reati commessi con la banda di Marcangelo Imbucci alla quale, in epoca successiva, si era associato. [da: "La reazione borbonica in provincia di Benevento" di Mario D'Agostino, Fratelli Conte Editori, Napoli, 1987]
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