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L'EPOPEA GARIBALDINA DELLA SEZIONE DI SAN LORENZELLO |
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di: Nicola Vigliotti da: "San Lorenzello e la valle del Titerno" - Ed. Fondazione Massone-Cerza - 1998 |
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L' 11 maggio 1860 Garibaldi sbarcava a Marsala; il 29 agosto già varcava lo stretto avviandosi trionfante verso la capitale di uno dei regni più ricchi di storia e di disastri, dove la confusione regnava sovrana. Francesco II, per il popolo Franceschiello era re in una corte fiorente di intrighi bizantini che facevano capo alla stessa sua matrigna Maria Teresa, al Nunziante, al Duca di Sangro, all'Ambasciatore piemontese Villamarina. La situazione del Regno era aggravata dal fatto che nei paesi di provincia, il fuoco, covato per anni sotto la cenere, esplodeva e non solo nella forma fatua di entusiasmo. I Comuni pullulavano di liberali dalle idee chiare, che in attesa della maturazione degli eventi, alimentavano la loro fede in seno a gruppi promotori comunali, divenuti ufficiali nella nostra zona da quando avevano aderito al Sottocomitato Distrettuale fondato, a Piedimonte, da Beniamino Caso. E di liberali ce n'erano anche a San Lorenzello e molti, nonostante la vigilanza oculata del folto gruppo nobiliare onnipotente e borbonico. In casa Nicola Mattei trovai, infatti, foglietti manoscritti, che evidentemente venivano diffusi tra i giovani. Si tratta di inni, brindisi garibaldini, epitaffi, satire, insomma di tutta una letteratura che alimentava gli spiriti rivoluzionari del popolo. Altra fucina rivoluzionaria era la casa del nostro poeta Enrico Maria Fusco. Non deve perciò destare meraviglia se ben 25 Laurentini si arruolarono nella Legione garibaldina del Matese, dando vita ad una intera sezione che fu chiamata S. Lorenzello e fu posta al comando del tenente Giuseppe Fraenza, nostro eroico concittadino (1). Onore che non toccò a nessun altro Comune viciniore, neppure a Cerreto che rimase piuttosto borbonica (2). La Legione fu costituita ufficialmente il 25 agosto 1860, al comando del Maggiore Giuseppe De Blasiis con un effettivo che variò da 237 fino ad un massimo di 435 legionari. Fu organizzata in due Compagnie, ognuna delle quali si articolò in tre Sezioni. San Lorenzello fu la Seconda Sezione della Seconda Compagnia con un organico di due ufficiali, due sergenti, tre caporali e ventotto militi. Nella Legione si arruolarono professionisti, letterati, operai e perfino donne e sacerdoti (3). Era dotata di armi di fortuna e di cento fucili ottenuti di soppiatto dalla nave ammiraglia piemontese Maria Adelaide, ormeggiata nel porto di Napoli il 25 agosto 1860, lo stesso giorno in cui Garibaldi annunziava da Palmi la sua marcia trionfale e lo sbaragliamento dell'esercito borbonico. Il motto della Legione fu tratto dal Bollettino n. 5 diffuso su volantini celesti dal Comitato d'Azione: Unità e Libertà d'Italia con Vittorio Emanuele; unico mezzo la Rivoluzione, unico rappresentante l'eroe del popolo Giuseppe Garibaldi. Prima azione di guerra della Legione Matese fu la liberazione di Benevento mediante operazioni combinate con i Cacciatori Irpini al comando di De Marco. La notte del 31 agosto un gruppo di legionari si mosse da Piedimonte; ad essi si aggiunsero, via via, gli altri gruppi tra cui i garibaldini della nostra sezione. Il 3 settembre, una folla grande e delirante in una fantasmagoria di colori, accoglieva le Camicie rosse in Benevento al canto dell'Inno di Garibaldi e, proclamato decaduto il dominio pontificio, innalzava su Palazzo Paolo V la bandiera nazionale. La Legione proseguì poi per Padula dove apprese la notizia dell'entrata in Napoli di Garibaldi, indi, per Bonito e Ariano dove si unì alle truppe garibaldine della quindicesima Divisione al comando del Tur (4). Ma vennero subito i giorni della reazione. Rianimati dai parziali successi ottenuti a Caiazzo, i Borbonici risollevarono la testa nell'Irpinia e nelle nostre zone, per cui la Legione, richiamata d'urgenza e attraversata San Lorenzello il 10 settembre, si diresse verso Piedimonte, donde ripartì per successivi fatti d'arme e per reprimere i moti reazionari. Uno di questi moti scoppiò violento a San Lorenzello. Le tre giornate borboniche tra il 27-29 settembre furono certamente fomentate dalla nobiltà locale che aveva dovuto inizialmente mordere il freno per l'apporto così consistente dato dai cittadini alla causa garibaldina. Assembramenti di gente percorsero l'abitato gridando: viva Francesco II, la di cui effige venne portata in processione e ciò al fine di commuovere i sudditi contro il nuovo governo (5). I liberali locali vennero malmenati e insultati, il Corpo di Guardia Nazionale disarmato, aperto un arruolamento volontario a favore di Francesco II. A Cerreto le reazioni borboniche si ebbero il 27 settembre e sfociarono, nonostante l'intervento di mons. Sodo, in episodi violenti e saccheggi. Quando l'ordine fu ripristinato e le speranze della reazione crollarono con la vittoria garibaldina del Volturno, il Governatore di Terra di Lavoro, il 6 gennaio 1861, denunziava il fatto, ottenendo da Napoli l'autorizzazione a procedere contro un gruppo di cittadini (6). Frattanto, dopo la battaglia del Volturno, la Legione veniva sciolta in forza del Decreto Legge 11 novembre 1860; ma il congedo assoluto lo aveva l'8 marzo 1861 quando veniva passata in rivista, per l'ultima volta, dal colonnello Francesco Matarazzo, ex borbonico che umiliava e perfino maltrattava i militi. Sono cose che capitano spesso e in tutte le rivoluzioni; ma, anche questa volta, la delusione di uomini che avevano arrischiato la vita per l'ideale non fu poca (7).(1) La prima compagnia comprendeva le sezioni: Alvignano-Dragoni, S. Angelo d'Alife-Raviscanina, Piedimonte; la seconda: S. Maria Capua Vetere, San Lorenzello, Calvi (dott. G. Petrella: La Legione del Matese, Casa Ed. Tip. S. Lapi, Castello, 1910);(2) Cerreto dette l'ufficiale A. Guarino e quattro militi che furono aggregati alla nostra Sezione. Un altro ufficiale cerretese, il cap. Filomeno Enrico Grillo, appartenne al secondo Battaglione Irpino, Divisione Avezzana ed ebbe foglio di congedo in data 28.12.1860, firmato dal generale in capo Sirtori .(3) Nonostante la presenza di parecchi religiosi nelle file garibaldine, non mancarono le battute anticlericali. Presso il Volturno, nella imminenza della battaglia, uomini, donne, ragazzi incoraggiavano i soldati recitando ad alta voce una parafrasi del Pater Noster con questa chiusa: non centùrre in tentazioni, ma liberaci dagli Austriaci, dai Borboni e dai malefici settari Gesuiti.ù(4) Il Ducato di Benevento, soggetto al dominio pontificio, venne costituito in provincia in forza del Decreto del Dittatore Garibaldi, il 25.10.1860; ci fu poi il Decreto Luogotenenziale del 17.02.1861 che confermò il precedente e stabilì, dopo aspre polemiche, la circoscrizione territoriale.(5) Arch. Stato Napoli., Min. Pol. Fasc. 1082 in Samnium, 3-4, 1962, p. 252.(6) A San Lorenzello, per attentato contro il Governo: Benedetto Rubano, Crescenzo Ciarleglio, Libero Ruggieri, Saverio Mattei, Alessio Sagnella, Silvestro Petronzi, Rosario Papa, Michele Mattei; per eccitamento alla guerra civile e per arruolamento contro il governo: gli stessi; per attacco contro la Guardia Nazionale in servizio e relativo disarmo: Silvestro Petronzi e Rosario Papa.(7) Furono tuttavia concessi successivamente sussidi agli ex garibaldini del nostro paese. Giuseppe Fosco ebbe anche un attestato dalla Direzione del R. Archivio di Stato di Torino, Sez. IV n.4998, in data 17.08.1907, col quale potè concorrere al sussidio del Milione votato in favore degli ex garibaldini .
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