Copyright - 1999 - 2001 - © Fioravante BOSCO - Tutti i diritti riservati - Visualizzazione consigliata 800x600 |
||||||
PANNARANO |
|||
|
|||
[...] .... D'Alessio Berardino da Pannarano, ex lanciere del disciolto esercito borbonico venne denunziato nel 1861 dal Capitano della Guardia Nazionale di San Martino Valle Caudina perché recatosi in quel paese si era dato a mettere in giro la voce del prossimo ritorno del Re Francesco di Borbone, meglio conosciuto come "Franceschiello", invitando i cittadini a tenersi pronti ad agire. Offriva una paga giornaliera da sei a dodici carlini per quelli che volessero arruolarsi affermando che erano già duecento gli arruolati nei vari comuni e che egli di li a poco sarebbe tornato in San Martino per mettere in relazione gli arruolati con quelli di Maddaloni onde insorgere in tutta la valle caudina. Il D'Alessio venne arrestato ma beneficiò della sovrana clemenza. ...... Certo che malgrado il malgoverno i Borboni godevano di popolarità presso molti sudditi specie quelli appartenenti alle classi più povere. ...... Sentivo raccontare nella mia infanzia che a valle di Pannarano, lungo la rotabile, aveva casa una vecchietta "patita" dei Borboni, la quale ad ogni passante usava chiedere notizia "d'o re nuosto". Avutane risposta, se benevola, gratificava il viandante di una bevuta di buon vino. Qualche anno prima della fine del Regno delle Due Sicilie era stata realizzata la rotabile che da S. Martino porta alle falde della montagna di Montevergine e precisamente al cosiddetto "Casone". Il progetto della strada era stato approvato dal Comitato delle Opere Pubbliche Provinciali di Principato Ultra. A favore dell'impresa appaltatrice di un tal De Rosa venne deliberato il pagamento di un accanto di L.8.000 sui crediti dalla stessa vantati per la costruzione della strada a seguito di transazione intervenuta il 25-2-1846. Il risarcimento ai proprietari dei terreni espropriati per la realizzazione della nuova strada comportò una spesa di L.2.000. da: "Pannarano, Storia, tradizioni, folklore" di: Pietro Vannetiello - Nuova Stampa, Avellino, 1982 |
|||