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AIROLA

Riunione di repubblicani

La leva del '48 e la guardia urbana

Setta di Montesarchio

da "Il Collegio Uninominale di Airola" di Raffaele Caporuscio, 1997

 

Il 27 dicembre 1848 una riservatissima del ministro dell'Interno a Napoli invitava l'Intendente di Terra di lavoro Ciardulli ad indagare in Airola "su una riunione di repubblicani fomentata dai Sig. Tofani, Aceto e altri; si vuole che si conservino l'albero della repubblica e delle armi (1). II commissario di polizia di Terra di Lavoro Giacinto Orsini si recò in Airola ad indagare ed accertò che la riunione si era svolta in casa dell'ex deputato Aceto e che vi avevano partecipato tra gli altri i sig. Carlo Poerio, Giacomo Tofano e Francesco Imbriani (2). Orsini indagò anche tra Te guardie nazionali, "alcune delle quali si sono permesse di far motto di repubblica, ma sono stati disprezzati" (3). Alcuni militi furono espulsi dalla Guardia Nazionale in base all'art. 5 della legge provvisoria 13.3.1848: Agostino Melise, già imputato di furto in campagna; i figli di Raffaele Ferrara sottoposti a sorveglianza di polizia per furto; Clemente Viscariello, vagabondo; Francesco Caruso, bracciale; Antonio lanniello, contadino; Agostino Leggiero, contadino; Angelo Viscariello, contadino; Vincenzo lodice, vagabondo, vive col rimpiazzare coloro che non vogliono fare la guardia (4). Un altro milite, Crescenzo Grasso di Montesarchio, legale nel ramo penale, fu espulso per repubblicanesimo e condannato dal giudice di Airola con giudicato regio n. 47 del 26.3.1849 come pena principale a 7 mesi di ferri per motti ingiuriosi contro la Sacra Persona del re nel fine di spargere il malcontento contro il governo e come pena accessoria al divieto di anni 2 di poter far parte della Guardia Nazionale e di accedere nel corpo di guardia e di essere allontanato dal circondano di Airola. La denunzia era stata fatta dai militi Clemente Maione e Gennaro Cristiani.

La presentazione delle reclute ordinarie al consiglio di leva di Caserta avvenne regolarmente nel circondano di Airola nel giugno 1848:

venerdì 9: Airola 9 reclute; Arpaia 2 reclute; Forchia 2 reclute.

lunedì 12: Bucciano 2 reclute; Luzzano 2 reclute;

venerdì 16: Moiano 4 reclute; Paolise 4 reclute.

Nel 1849 la Guardia Nazionale fu sciolta tra molte polemiche e sostituita dalla Guardia Urbana. Ad Airola furono nominati Capo Urbano Giuseppe Vetri e Vice Capo urbano Ferdinando Mango. Il 16.10.1849 il maresciallo di campo Pietro Vial, comandante territoriale di Terra di Lavoro, ordinava al sindaco di Airola Paolo Ruggiero di controllare l'effettivo scioglimento della Guardia Nazionale, di sequestrarne la sede, di fare l'inventano di tutti gli oggetti presenti in essa. In presenza del comandante della disciolta Guardia Nazionale capitano Francesco Verli furono inventariati e sequestrati due quadri del Re e della Regina, due lampade e una rastrelliera per 25 fucili. Alla domanda del sindaco sulla mancanza di altre suppellettili Verli rispose che erano state rubate.

L'11 agosto 1849 il giudice di Montesarchio Michele Pasanisi istruiva gli atti "comprovanti l'esistenza di un'associazione criminosa con vincolo di segreto, diretta allo scopo di tramutare l'attuale forma di governo in governo repubblicano". Principali imputati erano Francesco Imbriani di Roccabascerana, Felice Barilla, Francesco Bove, Simone Supino, Giuseppe Maria de Ferraris di Montesarchio, Gaetano Pacca di Pannarano, Giovanni Corcione di S. Martino V.C., Simone Damiano di Ceppaloni.

 

NOTE

(1) ASN, Ministero Polizia, Gabinetto, fascio 520.

(2) Fervente repubblicano, nell'ottobre '48 col fratello Carmine e il cugino Angelo Imbriani a Paolise "aveva alzato l'albero della libertà". Nel '49 fu condannato a 22 anni di ferri, espiandone 8 nel bagno di Procida. Dopo l'unità fu capitano della Guardia nazionale e nel 1864 sindaco di Roccabascerana. Cfr. F. Barra, Fennenti a Roccabascerana nel 1861.

(3) ASN, Ministero Polizia, Gabinetto, fascio 520.

(4) Ibidem.

 

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