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AIROLA |
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1848 |
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dal Consenso alla Rivolta - Moti contadini |
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da "Il Collegio Uninominale di Airola" di Raffaele Caporuscio, 1997 |
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N el 1848 la concessione dello Statuto, l'istituzione della Guardia Nazionale, l'adesione del Regno delle Due Sicilie alla prima guerra d'indipendenza, le libere elezioni alla Camera legislativa diedero il massimo del consenso al re Ferdinando Il, sul cui operato ha pesato per oltre un secolo negativamente la storiografia risorgimentale. Dopo l'Atto Sovrano (1) del 29.1.1848 Ferdinando Il concedeva il 10.2.1848 "nel nome temuto dell'Onnipotente Santissimo Iddio, Uno e Trino, una Costituzione (2) corrispondente alla civiltà dei tempi". Alle autorità centrali, che premevano per sapere come 10 Statuto fosse stato accolto, l'Intendente di Terra di Lavoro Gaetano Lotti rispondeva che "si erano abbandonati a più visibili manifestazioni di gioia anche i paesi della Valle Caudina". Ad Airola "nella chiesa arcipretale, alla presenza del decurionato (3) al completo e del sindaco, del regio giudice, dei galantuomini e del clero tutto fu cantato il Te Deum". A cura del decurionato nella piazza principale del comune furono disposte delle luminarie e un trasparente ove si leggeva: "Viva il Re! Viva la Costituzione!". Molti, entusiasmati dalle notizie che giungevano da Napoli, ripetevano più volte il grido "Viva il Re! Viva la Costituzione!". Il 13.3.1848 (4), fu istituita la Guardia Nazionale al posto dell'odiata gendarmeria proprio con lo scopo di difendere i principi dello statuto. Airola, comune di seconda classe e capoluogo di circondario, aveva diritto ad una compagnia di Guardia nazionale con un capitano, un primo tenente, due secondo tenente, due alfieri, sette secondo sergente, un foriere, sedici caporali, un primo sergente, più un contingente che non superasse i 192 uomini. L'intendente di Terra di Lavoro Lotti approvava incondizionatamente i nominativi degli ufficiali della Guardia Nazionale di Airola (5), fino ad allora attentamente sorvegliati come liberali dal regio giudice del circondano di Airola Giuseppe Bottazzi (6) dal giudice supplente Michele Landolfi di Airola (7). Nel maggio 1848 la compagnia di Guardia Nazionale di Airola constava di 168 militi: Capitano: Francesco Verli - Primo tenente: Giuseppe Ferace - Secondo tenente: Pietro Montella Vincenzo Lombardi - Alfieri: Bartolomeo Ruggiero Francesco Truppi (8) - Primo sergente: Emiddio Mango - Foriere: Francesco Vetri - Secondo sergente: Nicola Aceto, Ferdinando Mango, Alessandro Lombardi, G. Battista Lombardi, Domenico Aceto, Giovanni Leonardo Lombardi (9) Carlo Mango - Caporali: Domenico Schettini, Pasquale De Masi, Raffaele Aceto, G. Battista Napoletano, Pietro D'Acunzio, Pasquale del Tufo, Biagio Iuliani, Gennaro Cristiani, Pio Siviglia, Clemente Maione, Domenico De Marco, Giuseppe d'Angiolo, Luigi Renzi, Sabatino lodice, Giuseppe Napoletano.E pisodi di lotta contadina, di rivolta contro i dazi, di occupazione di terre del demanio e delle mense vescovili si verificavano nel '48 con particolare violenza nelle Province napoletane. In Terra di Lavoro essi furono inferiori per numero e intensità a quelli di altre province (10), poiché la percentuale degli agricoltori era la più bassa del Regno, il 73%, mentre elevata era quella di imprenditori e negozianti. Questa provincia aveva un notevole sviluppo economico, concentrandosi in essa la miglior produzione di lino, canapa e seta. I reati silvani volontari, commessi prevalentemente in primavera-estate, consistevano generalmente in costruzione di carbonaie, raccolta di legname secco e di virgulti, pascolo di animali pecorini, recisione di piante, dissodamento nel bosco sementato a grano, deviazione e captazione di acqua pubblica (Carinignano). Erano commessi con la complicità delle Guardie Nazionali, "benevolmente assenti", che nella zona della Valle Caudina e del Taburno sono accusate di complicità. Molti episodi di lotta contadina avvennero in nome del Re buono, che "con abile politica raramente insiste nella repressione del reato silvano e quasi sempre concede l'abolizione dell'azione penale". I contadini sono condannati al rinfranco dei danni al Comune, ad una ammenda a favore del Tesoro. Nei paesi di Bucciano, Moiano, Vitulano, Solopaca, Bonea, Cirignano, Cantano, Frasso, Varoni, S. Lorenzo Maggiore, particolarmente gravi sono i reati forestali del 12 e 13 aprile nella Real Riserva del Monte Taburno. Sono condannate più di 70 persone, per le quali arriva puntuale la grazia del re. Il 22.4.1848 una circolare del ministro Conforti condannava le azioni inconsulte dei contadini, partendo dal principio che il diritto di proprietà doveva essere sempre difeso. Il governo di Napoli ignora il problema delle condizioni dei contadini, della loro vita stentata, dei danni causati dalla soppressione della mano morta: Il guadagno medio di un contadino si aggira sui 10 grani al giorno, mentre il prezzo del pane varia a seconda della qualità da 2 grani a 4 grani al rotolo (kg 0,89). Spesso il contadino ricorre all'usuraio per l'acquisto delle sementi; il raccolto non è mai sufficiente per liberarlo dai debiti... Gli usurai non sono altro che i galantuomini... Sul loro desco è solo pane di segala e l'acqua della fontana. Il pane di frumento e pochi pomi di terra si accordano come lusso solo nelle grandi solennità e nei casi supremi di morte. Dormono sopra giacigli di paglia senza coverture, madre, padre, figli, tutti ristretti pel freddo.D opo il 15 maggio l'Intendente di Terra di Lavoro Ciardulli indirizzava al ministro dell'Interno Bozzelli una relazione riservata a lui solo sullo spirito pubblico in Airola, dove in tutti gli animi vi era una evidente agitazione in attesa di notizie da Napoli, "se sarebbero per aprirsi le Camere". L'agitazione aumentò, quando nei centri della Valle Caudina erano rientrati alcuni, che erano stati sulle barricate il 15 maggio, dove erano stati arrestati il regio giudice di Cervinara Biagio Salerno e Vincenzo del Balzo di 5. Martino Valle Caudina. Anche i militi della Guardia Nazionale mostravano segni di inquietudine. Tra i più esagitati molti gridavano che bisognava prendere le armi, come si era fatto nelle vicine province.Fu necessario mettere in allarme il commissario di sicurezza pubblica e fu dato ordine al regio giudice di sottoporre a stretta vigilanza gli attendibili e di far perquisire le loro case, per vedere se avessero documenti provenienti da Napoli. La reazione alla politica di Ferdinando Il si sviluppò dopo il 15 maggio. Da una parte i moderati chiedevano il rispetto dello Statuto, dall'altro i radicali chiedevano un profondo mutamento della forma di governo, da monarchico a repubblicano. Tutti gli oppositori furono detti "attendibili in linea politica". Essi appartenevano, come nel 1820, alla classe borghese medio-alta, avvocati, medici, impiegati pubblici e costituivano il nucleo della Guardia Nazionale. Guardavano con preoccupazione la politica reazionaria di Ferdinando Il, ma con eguale preoccupazione guardavano alla diffusione del comunismo tra i contadini. Perciò grande stupore causò in tutta la Valle Caudina la manifestazione di Cervinara del settembre '48, quando più volte si udirono le grida "Viva il comunismo! Vogliamo dividerci i terreni! Ci dobbiamo dividere le cose altrui! Viva la libertà (11)!".
NOTE (1) Promessa solenne. (2) Fu redatta dal ministro Bozzelli sUl modello francese. (3) Secondo l'art. 2 della legge 18.10.1806 (decennio francese), confermata dalla legislazione borbonica nelle linee generali, per il decurionato "debbono entrare in bussola i proprietari di una rendita non minore di ducati 24 per quelle popolazioni non eccedenti il numero di anime 3000, di ducati 48 nei comuni da 3000 a 6000 abitanti, del quadruplo nei comuni più popolosi. I decurioni (consiglieri comunali) sono 10 nei comuni fino a 3000 abitanti, da questo numero fino a 1000 se ne traggono a sorte 3 per un migliaio; negli altri non possono essere più di 30. Un terzo dei decurioni deve saper leggere e scrivere; si può essere decurione a 21 anni. Il decurionato nel mese di maggio nomina il sindaco, gli eletti, gli ufficiali dell'amministrazione, i deputati alla revisione dei conti, i deputati ai consigli distrettuali e provinciali". (4) ASN, Archivio Borbone, fascio 1044. (5) ASN, Ministero Polizia, Gabinetto, fascio 464. (6) Il 31 luglio 1848 Bottazzi fu trasferito a Sessa e al suo posto fu nominato con real rescritto 29.7.1848 Achille Sanduzzi Marchese, che non fu mai in Airola, ritenendola una sede disagiata. Il 1 novembre fu designato regio giudice Giuseppe de Bemart. (7) Figlio di Pietro e di Costanza Montella, sposò il 4.8.1829 nell'oratorio privato di Francesco Lombardi Mananna, da cui ebbe Andrea, padre del celebre medico Michele. Dal 1 agosto al 1 novembre 1848 funse da effettivo regio giudice di Airola e si rivelò magistrato integerrimo, indagando anche su parenti e colleghi del decurionato di Airola. Per l'integrità dei costumi e per la fedeltà alle istituzioni fu dal 1854 al 1857 consigliere provinciale di Terra di lavoro con real decreto del 27.4.1854. (8) Il padre Giacomo era stato 1 tenente del reggimento della milizia provinciale con brevetto 22.10.1814 e 29.1.1818; nel 1820 colla compagnia del suo battaglione fece parte della guarnigione di Gaeta e comandò la batteria "Dante" fino allo scioglimento dell'armata. Lo zio paterno Nicola era stato capitano nel reggimento dei legionari di Napoli con brevetto di S.M. del 1820, mentre l'altro zio Vincenzo era stato capitano del suddetto reggimento con brevetto 23.10.1820 e comandò la piazza di Gaeta. (9) Cancelliere comunale. (10) Per Cervinara e S. Martino in Principato Ultra cfr. ASN, Ministero Grazia e Giustizia, fascio 5398. (11) ASN, Ministero Polizia, Gabinetto, fascio 517. Per queste grida furono arrestati gli omonimi Angelantonio e Pasquale Cioffi, forse i meno colpevoli. Sempre a Cervinara il 22.11.1848 ci furono degli attruppamenti di gente sediziosa che in pubblico gridava "Viva la Repubblica". Le grida ffirono elevate da Francesco del Balzo, alfiere della Guardia Nazionale, dai militi Federico Verna, Giuseppe Contorsi e Nicola Capparelli. 1110 novembre alcuni repubblicani tentavano di portarsi in Montesarchio, "ma avvisata a tempo quella Guardia Nazionale, ce lo impediva" (ASC, Intendenza borbonica, Alta Polizia, I Inventario, b. 7, fascio II). |
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