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BRIGANTI DEL FORTORE DAVANTI ALLA MAGISTRATURA NAPOLETANA DEL REGNO D'ITALIA |
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da: "Fortore di ieri e di oggi" di: Angelo Fuschetto - Edizioni Anselmi Marigliano (NA), 1981 |
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Due atti d'accusa pronunciati contro 103 presunti briganti e reazionari che agirono nei giorni 4, 5, 6, 7, 8 e 9 Agosto 1861 nei Comuni di Molinara , S. Giorgio La Molara e S. Marco dei Cavoti; tra l'uno e l'altro atto d'accusa è riportata anche l'ordinanza di cattura a carico degli imputati. |
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IN NOME DI SUA MAESTA' VITTORIO EMMANUELE SECONDO Per grazia di Dio, e per volontà della Nazione RE D'ITALIA L'anno 1863, il giorno 10 Febbraio in Napoli La Corte di appello di Napoli, Sezione di accusa composta de' Signori MORRONE Presidente, LAURIA, PASSARELLI, ROCCO, MARTINELLI Consiglieri, e GALEOTA Cancelliere Sostituito. UDITO il rapporto fatto dal Sostituto Procuratore Generale, signor Giliberti, e la lettura data dal Cancelliere sostituto di tutte le carte del processo compilato dal Giudice di Mandamento di S. Giorgio la Molara, signor Felice Aufiero. CONTRO 1. Giovanni Basile - 2. Rosario Janziti - 3. Antonio Jannelli - 4. Felice Antonio Bisogno - 5. Donato Mercuro - 6. Raffaele Castellucci - 7. Pasquale Feliciano - 8. Pellegrino Cocca - 9. Nunzio Tremonte - 10. Francesco Saverio Basile - 11. Diodato Zipeto - 12. Nicola Baldini - 13. Nicola Girolamo - 14. Nicola Cirocco - 15. Pasquale Santarpia - 16. Giovanni Santarpia - 17. AngeloMaria Cocca, di Pellegrino - 18. Angelo-Maria Cocca, di Antonio - 19. Francesco Zazi - 20. Pellegrino Jaleggio - 21. Giovanni Bisogno - 22. Giuseppe Costantini - 23. Pellegrino Carpinelli - 24. Domenico Cocca - 25. Luigi Cavoto - 26. Arcangelo Cocca - 27. Filippo Ponciano - 28. Carmine Palumbo - 29. Carlo Cavoto - 30. Gennaro Cavoto - 31. Domenicantonio Verzino - 32. Domenico Tornesiello - 33. Angelo Maria Fuschetti - 34. Diodoro Manniello - 35. Antonio La Vista - 36. Angelo Micco - 37. Giovanni Sagliocco - 38. Pellegrino Zuppa - 39. Raffaele lanziti - 40. Baldassarre Janziti - 41. Angelo Seneca - 42. Rocco Cirocco - 43. Tommaso Caroscio - 44. Vincenzo Tomaselli - 45. Domenicantonio Restucci - 46. Domenico Jonni - 47. Nicola de Conno - 48. Francesco de Lillo - 49. Raffaele Caretti - 50. Luigi de Leonardis - 51. Michele Ciccariello - 52. Nicola Boffa - 53. Antonio Caretti - 54. Pellegriùo Andreano - 55. Vincenzo Moffa - 56. Angelo Janziti - 57. Antonio Florio - 58. Giuseppe Longo - 59. Raffaele Manuele - 60. - Andrea Fragnito, fu Giuseppe - 61. Nicola Maria Restucci, di Domenicantonio - 62. Vincenzo Giampietro - 63. Pellegrino Biasco di Giovanni -64. Feliciano Grande - 65. Pasquale Ciccone - 66. Fortunato Caruso - 67. Giovanni Biasco - 68. Domenico Biasco - 69. Giovannantonio Manuele - 70. Domenicantonio Manuele - 71. Pasquale Matteo - 72. Saverio Parletta - 73. Agostino Sciulla - 74. Paolo Lucchese - 75. Pellegrino di Matteo - 76. Domenico Consigliero - 77. Michele Ciecanello - 78. Pietrantonio Caruso - 79. Raffaele Giordano -80. Pietro Giordano - 81. Giorgio Leone. - 82. Francesco d'Agostino, fu Francesco - 83. Giuseppe Ferraro - 84. Pellegrino Girolamo, di Pietro - 85. Giuseppe Girolamo, di Pietro - 86. Luigi Barbato, fu Nicola - 87. Pasquale Mascia, di Giovanni - 88. Giuseppe Biasco, di Donato - 89. Angelo-Raffaele Paradiso, fu Michelangelo - 90. Pietro Paradiso - 91. Diodoro Zuppa, fu Nicola - 92. Angelo Mar-chetti, fu Manzo - 93. Vincenzo de Conno, di Nicola, liquidato di Punziano contadino - 94. Diodoro Cavoto - 95. Domenico Gagliardi - 96. Carmine Spagnoletti - 97. Antonio Castiello - 98. Giuseppe Valente - 99. Biase Costanzo, di Domenico - 100. Antonio Jazeolla, fu Urbano - 101. Girolamo Fusco, di Carmine - 102. Basilio Bollecchino, fu Giorgio - 103. Vincenzo Fusco, di Pasquale . Imputati di attentato avente per oggetto di distruggere la forma del Governo e di altri reati consumati nei Comuni di S. Giorgio la Molara, Molinara e S. Marco de' Cavoti ne' giorni 6 7 8 e 9 agosto 1861.I signori sostituto Procuratore Generale e cancelliere sostituto essendosi ritirati. La Sezione d'accusa Viste le carte del processo lasciate sul tavolo di questa Corte dal detto sostituto Procuratore Generale e la sua requisitoria scritta e da esso sottoscritta colla quale chiede: PRIMO Che si dichiari non farsi luogo a procedimento penale contro gl'imputati - 1. Girolamo Fusco - 2. D. Luigi Barbati - 3. Pasquale Mascia - 4. Basilio Bollecchino - 5. Antonio lazeolla - 6. Giuseppe Biasco - 7. Pietro Fragnito - 8. Angelo Raffaele Paradiso - 9. Pietro Paradiso - 10. Diodoro Zuppa - 11. Angelo Marchetti - 12. Nicola Maria Restucci - 13. Vincenzo de Conno - 14. Vincenzo Giampietro - 15. Diodoro Cavoto - 16. Domenico GagTiardi - 17. Pellegrino Biasco - 18. Antonio Castiello - 19. Giuseppe Valente.SECONDO Che si pronunzi l'accusa contro - 20. Giovanni Basile - 21. Rosario Janziti - 22. Antonio Jannelli - 23. Felice-Antonio Bisogno - 24. Donato Mercuro - 25. Raffaele Castellucci - 26. Pasquale Feliciano - 27. Pellegrino laleggio - 28. Pellegrino Cocca - 29. Giovanni Bisogno - 30. Giuseppe Costantini - 31. PelFègrino Carpinelli - 32. Francesco d'Agostino - 33. Nunzio Tremonte -34. Biase Costanzo - 35. Domenico Cocca - 36. Giuseppe Ferraro - 37. Francesco Saverio Basile - 38. Luigi Ca-voto - 39. Arcangelo Cocca - 40. Filippo Ponciano - 41. Carmine Palumbo - 42. Carlo Cavoto - 43. Gennaro Ca-voto - 44. Domenicantonio Verzino - 45. Domenico Tornesiello - 46. Angelo-Maria Fuschetti - 47. Diodoro Manniello - 48. Antonio La Vista - 49. Angelo Micco - 50. Giovanni Sagliocco - 51. Pellegrino Zuppa - 52. Diodato Zipeto - 53. Raffaele Janziti - 54. Baldassarre Janziti - 55. Angelo Seneca - 56. Nicola Baldini - 57. Nicola Girolamo - 58. Rocco Cirocco - 59. Nicola Cirocco - 60. Tommaso Caroscio - 61. Pasquale Santarpia - 62. Giovanni Santarpia - 63. Angelo Maria Cocca di Pellegrino - 64. Angelo Maria Cocca di Antonio - 65. Pellegrino Girolamo - 66. Giuseppe Girolamo - 67. Vincenzo Tomaselli - 68. Francesco Zazi - 69. Domenicantonio Restucci - 70. Domenico Jonni - 71. Nicola de Conno - 72. Francesco de Lillo -73. Raffaele Caretti - 74. Luigi de Leonardis - 75. Michele Ciccariello - 76. Nicola Boffa - 77. Antonio Caretti - 78. Pellegrino Andreano - 79. Vincenzo Moffa - 80. Angelo lanziti - 81. Antonio Florio - 82. Giuseppe Longo - 83. e Raffaele Manuele ai termini degli articoli 156, 197,158, 162, 247, 248, 526, 528, 533 n. 4. Codice Penale. E contro - 84. Feliciano Grande - 85. Pasquale Ciccone - 86. Fortunato Caruso - 87. Vincenzo Fusco - 88. Giovanni Biasco - 89. Domenico Biasco - 90. Giovannantonio Manuele - 91. Domenicantonio Manuele - 92. Pasquale Matteo - 93. Saverio Parletta - 94. Agostino Sciulla - 95. Paolo Lucchese -96. Pellegrino di Matteo - 97. Domenico Consigliero - 98. Michele Ciccariello - 99. Pietrantonio Caruso - 100. Raffaele Giordano - 101. Pietro Giordano - 102. Giorgio Leone - 103. Carmine Spagnoletti, ai termini degli articoli 284, 669 1.ma alinea, 606, 608, 610, 612, 106 e seguenti detto Codice Penale.CONSIDERANDO risultare dagli atti che nel luglio del 1861 il brigantaggio politico preparava in taluni Comuni della nuova provincia di Benevento una riscossa, alla quale i satelliti del caduto governo disponevano le popolazioni rusticane, magnificando l'imminente irrompere d'un esercito borbonico, capitanato da coloro, che in Roma avevano seguito il Borbone. Alla montagna detta Toppa di Felci formavasi un nucleo di banda brigantesca, ed i circostanti Comuni di Molinara, Pago, Pietrelcina, S. Marco de' Cavoti e S. Giorgio la Molara ne avvertivano la presenza; perché colà i retrivi avviavano i novelli affiliati, e quei soldati sbandati, che aborrenti la milizia sotto le nazionali bandiere preferivano vivere da briganti per attendere il preconizzato generale, il Chiavone. I segreti agitatori, incaggiando e contadini e sbandati, spargevano la voce che non dal brigantaggio, ma de' suoi prodi si circondasse Francesco Secondo nel suo prossimo ritorno. Ma nella iliade dolorosa di efferatezze, che la giustizia ha dovuto tessere per gli avvenimenti incriminati co' presenti atti processuali, non si ravviseranno, che le stesse scene di brigantaggio; come a dire di rapine, di saccheggio, di devastazioni, di ferocie, di viltà. I liberali intanto vedevano affievolita la fede nelle istituzioni volute dal plebiscito; le guardie nazionali; o non rispondevano all'appello de' loro capi, o ne minavano l'autorità. Il lavorio dei cospiratori produceva i suoi effetti; il volgo sperava il ritorno del paterno regime delle bajonette e delle spie; i così detti galantuomini anelavano al ripristinamento di quei tempi, ne' quali era facile il dispotizzare nella cerchia del proprio villaggio, perché si bruciasse l'incenso a satelliti del dispotismo. Nel villaggio Molinara il capitano della Guardia Nazionale, signor Francesco Capozzi ebbe il primo a risentire gli effetti della segreta agitazione che avea adulterata la disciplina della milizia cittadina. Quel posto di guardia Nazionale fu disarmato la notte del 4 agosto 1861 da un drappello di briganti, e le armi si deponevano in un casolare campestre, proprietà di uno del paese, il quale ivi dava ai nuovi affiliati il convenio per armarli. Quale attentato fu ripetuto la seguente notte del cinque agosto, per forma che poteva dirsi che in quel Comune i briganti avessero già libero l'accesso. Questi ed altri non dissimili preliminari avevano consigliato le autorità provinciali a provvedere di qualche rinforzo gli altri due Comuni di S. Marco dei Cavoti e di S. Giorgio la Molara. Quarantasette guardie Nazionali mobili di Ariano e quattordici granatieri si trovavano già nel primo dei due Comuni. Il giorno 6 agosto un colpo di schioppo diede il segnale, ed alle ore due pomeridiane 150 briganti scendevano dalla Toppa di Felci; una turba degli insorgenti li acclamava, si anima un conflitto co' granatieri e le guardie mobili; dopo due ore trionfarono i briganti. Erano rimasti sul terreno otto cadaveri de' primi; la vita e le sostanze de' cittadini trovavansi alla discrezione de' masnadieri, e di quegli ingordi, che nel sangue dei liberali volevano vendicare l'onta del profugo monarca. Vibrata un'archibugiata a Vincenzo Colarusso cui il Sindaco, Giuseppe Costantini, avea lasciata fuggendo la custodia della casa, fu questa saccheggiata; rotti gli archivi municipali e bruciati, e tra le fiamme bruciavano i cadaveri de' due granatieri prima uccisi. Gittavasi una bomba incendiana nella casa di Nicola Assini; divampavano le fiamme, e i ribelli si sprofondavano nel saccheggio. Un guardia mobile di Ariano rimaneva assassinata con un colpo di scure; bruciava la casa del signor Vincenzo Corsi; mentre la bandiera borbonica sventolava sul largo detto della Croce, ed in danno del merciajuolo Giovanni Angelo Restucci depredavasi gran quantità di nastri rossi per ornare il petto di quei ribaldi, che nell'eccidio, nel saccheggio e nell'incendio celebravano il trionfo d'una causa, cui sorridevano le benedizioni de' preti. Veniva invaso il domicilio di Michele Zurlo; rapivasi la cassa comunale con duc. 3489.68, cioè lire 14831, e cent. 14, e fatto il bottino gittavasi la cassa istessa su roghi. Altra bomba incendiaria gittavasi nella casa del Capitano della Guardia Nazionale signor Ricci, che divampava; saccheggiavasi la casa di Antonio Valente, la bottega di Giovanni Chiara, la casa di Carmine Zuppa, la bottega di Pasquale Valente, quella di Pietro de Leonardis, la casa di Raffaele Raimondo, quella del sig. Carlantonio Ricci. Il comando era in mano al capo brigante; intimavasi da costui l'obbedienza al Borbone, in nome del quale prometteva perdono a coloro, che prendessero le armi per restaurare il trono. V'ebbero fede Domenico Tomaselli, suo figlio Luigi, suo fratello Antonio, essi eran fuggiti perché liberali; ritornarono, ma nella fede a nome del Borbone furono presi e fucilati! Questo episodio di sangue è del 9 agosto, dopo gli avvenimenti di S. Giorgio la Molara. A breve distanza da S. Marco de' Cavoti, le fiamme onde questo avvampava la sera del 6 agosto ne riverberavano la loro luce. Ed in S. Giorgio la Molara le mene de' cospiratori avevano anche prodotto i loro frutti. Il Capitano della Guardia Nazionale giorni prima faceva inutile appello a' militi, epperò la sera del 6 agosto, all'incendio della vicina borgata, i liberali si convinsero, che per essi non v'era scampo, che nella fuga. E fuggirono, come fuggì il giudice Mandamentale e chiunque altro avesse avuto un posto nel novello ordinamento politico. La cosa pubblica era caduta nell'anarchia, epperò all'alba del giorno sette agosto i galantuomini rimasti nel paese, riuniti sulla pubblica piazza, pensavano al modo di scongiurare l'imminente procella. Spedirono dunque de' messi al Capobrigante in S. Marco dei Cavoti, protestando, che i suoi prodi sarebbero stati accolti con gioja nel Municipio, ove sarebbesi inaugurato quel governo, che si fosse voluto. Da ciò la conseguenza, che non occorreva né il ferro, né il fuoco per restaurarsi il Borbone. Giungea intanto una piccola colonna di Guardie Nazionali mobili d'Ariano sotto il comando del Capitano Raffaele Verdura; ma gli s'intimava partissero, poiché le forze dei briganti erano maggiori, e dovevasi evitare un conflitto, e le sue conseguenze. Partivano quei militi, giungeva una lettera nelle prigioni; vi si prepara una bandiera bianca e de' nastri rossi, una bandiera bianca sventola alle finestre d'un Salvatore Biasco; un Andrea Fragnito gira nel paese gridando - è venuto Francesco secondo -; la bandiera bianca sormonta il campanile; sotto la scorta d'un Raffaele Carelli, evadono dalle prigioni i detenuti, rompendone la porta, aggrediscono il posto di Guardia Nazionale; ne depredano le armi; infrangono lo stemma Nazionale, invadono il Municipio e la giudicatura, ne distruggono gli archivi ed i registri; levano dalla Chiesa i candelabri per ornare l'effigie del Borbone e della moglie, sostituite alle effigie di Vittorio Emmanuele e del Generale Garibaldi, quella, acclamata coppia angelica, questa coppia di mostri; saccheggiano la casa di Alessandro Verdura, di Angelo Sinna, di Domenicantonio Verdura, di Giorgio Fragnito; vibrasi un archibugiata ad Angelo de Vizio. Precursore dei briganti entra nel paese a cavallo un Francesco de Lillo, e gridando: - Giù i cappelli, è venuto Francesco secondo -, vibra un colpo di schioppo alla casa del signor Giuseppe Iazeolla, già fuggito come liberale la sera precedente. La notte inoltravasi; i galantuomini si fanno accompagnare da fiaccole precedute dalla banda musicale, e tutti accolgono festanti quell'orda, che era per la maggior parte lorda degli eccidi di S. Marco de' Cavoti. Uno de' galantuomini prende la briglia del cavallo del duce; tutti offrono a gara e ristori ed alloggio. I masnadieri si affratellano co' cittadini, e la notte sopì per poco le paure e le gioie degli uni, e degli altri. L'alba del giorno otto agosto sorse pur essa festosa. La campana chiamava il popolo alla Chiesa per l'inno di grazia vi si recava in forma solenne il capo brigante, il quale entrato nel tempio a cavallo situavasi accanto alla statua di S. Giorgio con stomachevole parodia, cui assistevano in seggi distinti i galantuomini, caduti in tanta, e sì abietta prostrazione morale da svelare in essi o l'eccesso della paura, o l'estremo sforzo di vigliaccheria pei trionfo d'una causa, da essi caldeggiata segretamente. Al canto Ambrosiano seguiva il furto; avvegnacché, mandata a prendere ed ottenuta la cassa municipale ricca d'oltre a ducati tremila, fu infranta sulla gradinata del tempio, e divisa la somma. Dato l'ordine di attaccare a' cappelli la coccarda Borbonica; ristorati di cibo e di cordialità i ribaldi, partivano per Pago e per Pietrelcina, promettendo di mandare una guarnigione a S. Giorgio la Molara, ove gli sbandati rimanevano a tutela del Municipio sotto il comando del settuagenario Basilio Bollecchino. I briganti fecero anche novella incursione in Molinara, ove saccheggiarono il palazzo del Capitano della Guardia Nazionale, sig. Francesco Capozzi. La insurrezione fu mano mano repressa dalle armi italiane.CONSIDERANDO che i narrati avvenimenti si collegano tutti ad un segreto concerto reazionario, come ne convincono il loro sincronismo, l'omogeneità dei mezzi e l'atteggiamento di tutti coloro, che ne sono indiziati come agenti morali. La istruzione ha rivelato con solerti cure gli avvolgimenti di taluni tra gl'imputati, noti per spudorato attaccamento agli abusi del caduto governo, ed un prosieguo d'istruzione metterà forse la giustizia nella condizione di raggiungerli, e colpirli per quella cospirazione, di cui fu conseguenza l'attentato contro la sicurezza interna dello Stato. E questo attentato aveva per oggetto distruggere la forma del Governo, eccitare i cittadini ad armarsi contro i poteri dello Stato, suscitare la guerra civile, portare la devastazione, la strage, il saccheggio in più comuni; ed esso si consumava con bande armate all'oggetto indicato, saccheggiando posti militari, depredando e dividendosi denaro ed effetti dello Stato, facendo attacco contro la forza pubblica in conflitto; commettendo nel corso dell'attentato medesimo grassazioni ed omicidi come immediata conseguenza del delitto di ribellione. Epperò ai fatti raccolti a carico degl'imputati si attagliano le ipotesi degli articoli 156, 157, 159, 162, 164, 168, 596, 597, 598, 599, 600, 533 N. 40 del Codice penale. CONSIDERANDO che la banda brigantesca annidata sul monte detto Toppa de' Felci formava il centro di tutte le orde, che successivamente da varie riprese invasero Molinara, S. Marco de' Cavoti, S. Giorgio la Molara ed altri Comuni, di maniera che i fatti consumati in ciascuno de' paesi invasi debbono considerarsi come parte d'un tutto, sotto una direzione comune e per identico scopo, rilevandosi la diversità nella efferatezza dei mezzi secondo lo stato politico degli abitanti di ciascun Comune. Laonde tutti gl'imputati sono responsabili dell'attentato in bande armate; senza distinzione di paesi e di mezzi, rimanendo a carico rispettivo le grassazioni e gli omicidi. CONSIDERANDO che per l'attentato e pei saccheggi e per le depredazioni e per gl'incendi le dichiarazioni dei testimoni di veduta segnano gravi e poderosi indizi di reità a carico dei briganti: 1. Giovanni Basile - 2. Rosario Ianziti - 3. Antonio Tannelli - 4. Felice Antonio Bisogno - di Donato Mercuro - 6. Raffaele Castellucci - 7. Pasquale Feliciano - 8. Pellegrino Cocca - 9. Nunzio Tremonte - 10. Francesco Saverio Basile - 11. Diodato Zipeto - 12. Nicola Baldini -13. Nicola Girolamo - 14. Nicola Cirocco - 15. Pasquale Santarpia - 16. Giovanni Santarpia - 17. Angelo-Maria Cocca, di Pellegrino - 18. Angelo-Maria Cocca, di Antonio -19. Francesco Zazi - 20. Pellegrino Ialeggio - 21. Giovanni Bisogno - 22. Giuseppe Costantini - 23. Pellegrino Carpinelli - 24. Domenico Cocca - 25. Luigi Cavoto - 26. Arcangelo Cocca - 27. Filippo Ponciano - 28. Carmine Palumbo - 29. Carlo Cavoto - 30. Gennaro Cavoto - 31. Domenicantonio Verzino - 32. Domenico Tornesiello - 33. Angelo Maria Fuschetti - 34. Diodoro Manniello - 35. Antonio La Vista - 36. Angelo Micco - 37. Giovanni Sagliocco - 38. Pellegrino Zuppa - 39. Raffaele Janziti -40. Baldassarre Tanziti - 41. Angelo Seneca - 42. Rocco Cirocco - 43. Tommaso Caroscio - 44. Vincenzo Tomaselli - 45. Domenicantonio Restucci - 46. Domenico Tonni - 47. Nicola de Conno - 48. Francesco de Lillo - 49. Raffaele Caretti - 50. Luigi de Leonardis - 51. Michele Ciccariello - 52. Nicola Boffa - 53. Antonio Caretti - 54. Pellegrino Andreano - 55. Vincenzo Moffa - 56. Angelo Janziti - 57. Antonio Florio - 58. Giuseppe Longo - 59. Raffaele Manuele - 60. Andrea Fragnito, fu Giuseppe - 61. Nicola Maria Restucci, di Domenicantonio - 62. Vincenzo Giampietro - 63. Pellegrino Biasco di Giovanni - 64. Feliciano Grande - 65. Pasquale Ciccone - 66. Fortunato Caruso - 67. Giovanni Biasco 68. Domenico Biasco - 69. Giovannantonio Manuele - 70. Domenicantonio Manuele -71. Pasquale Matteo - 72. Saverio Parletta - 73. Agostino Sciulla - 74. Paolo Lucchese - 75. Pellegrino di Matteo - 76. Domenico Consigliero - 77. Michele Ciccariello - 78. Pietrantonio Caruso - 79. Raffaele Giordano - 80. Pietro Giordano - 81. Giorgio Leone.CONSIDERANDO che Raffaele Castellucci è colpito da gravi indizi per l'omicidio con colpo di scure in persona d'una guardia Nazionale mobile di Ariano. CONSIDERANDO che per gli omicidi in persona dei tre Tomaselli sono colpiti da gravi indizi Donato Mercuro, Pellegrino Carpinelli, Antonio Jannelli, Pellegrino Cocca. CONSIDERANDO che lievi sono gl'indizi de' reati per non essersi rilevati fatti precisi a carico di - 82. Francesco d'Agostino, fu Francesco - 83. Giuseppe Ferraro - 84. Pellegrino Girolamo, di Pietro - 85. Giuseppe Girolamo, di Pietro - 86. Luigi Barbato, fu Nicola - 87. Pasquale Mascia, di Giovanni - 88. Giuseppe Biasco, di Donato - 89. Angelo Paradiso, fu Michelangelo - 90. Pietro Paradiso - 91. Diodoro Zuppa, fu Nicola - 92. Angelo Marchetti, fu Manzo - 93. Vincenzo de Conno, di Nicola, liquidato Punziano, contadino - 94. Diodoro Cavoto - 95. Domenico Gagliardi - 96. Carmine Spagnoletti - 97. Antonio Castiello - 98. Giuseppe Valente.CONSIDERANDO che dell'imputato - 99. Biase Costanzo, di Domenico, parlano due testimoni, i quali dicono averlo veduto armato tra' briganti in S. Marco de' Cavoti, ed un terzo aggiunge averlo veduto sulla Montagna dopo l'attentato.CONSIDERANDO che non si è precisato alcun fatto a carico dello stesso, e d'altra parte non pochi testimoni esaminati a suo discarico assicurano, che lo stesso fu costretto con minacce di vita da' briganti a seguirli, epperò l'unico indizio del carico rimane di molto affievolito. CONSIDERANDO che gl'imputati - 100 Antonio Iazeolla, fu Urbano - 101 Girolamo Fusco di Carmine - 102 Basilio Bollecchino fu Giorgio - 103 Vincenzo Fusco di Pasquale, figurano nel processo, come quei galantuomini di S. Giorgio la Molara, i quali agli eccidii del sei agosto in S. Marco de' Cavoti si avvisarono di spedir messi ai briganti, perché venissero amichevolmente, far partire le sopraggiunte guardie mobili di Ariano, accogliere con fiaccole i briganti, dar loro ospitalità, assistere all'inno di grazia nella Chiesa, ed al saccheggio della Cassa Comunale.CONSIDERANDO che non sorgendo dagli atti alcuno indizio, che costoro avessero così agito per concerto co segreti promotori di quell'attestato o co' briganti, rendasi non del tutto improbabile la loro difesa, la quale sostiene, che fu per essi subito l'attentato medesimo. Avvegnacché, per quanto fossero deplorevoli ed immorali le vili ed egoistiche condiscendenze da essi usate verso quei masnadieri, pure non può allo stato delle pruove ritenersi, che avessero voluto l'ingresso del brigantaggio nel Comune, per distruggervi la forma del Governo. E sebbene il vederli sicuri alla imminenza del pericolo, affidando la loro salvezza alla generosità di uomini pei quali il saccheggio e la strage sono atti di devozione alla caduta dinastia, gitta ne' loro sentimenti politici se non la certezza, per lo meno il dubbio, che anelassero ad una restaurazione borbonica, pur non dimeno la giustizia non potendo profanare il santuario de' pensieri e giudicando delle azioni, non può trovare per l'attentato sufficienti indizi di reità. CONSIDERANDO che per l'estorsione col sequestro della persona di Raffaele Fusco commessa dalla banda armata non può ritenersi un carico distinto, come avvisa il Giudice Istruttore nella sua ordinanza, poiché questo fatto va compreso nella serie degli avvenimenti, che costituiscono l'attentato. CONSIDERANDO che per Nicola Morganello giova riserbare al Pubblico Ministero le istanze allorché saranno riunite le altre processure a carico dello stesso. CONSIDERANDO che Antonio Castiello, è responsabile della evasione con rottura delle carceri di S. Giorgio la Molara, senza aver fatto uso d'armi, e che perciò il fatto non costituisce, che un delitto, articolo 284 Codice Penale. PER QUESTI MOTIVI La detta Sezione d'Accusa Veduti gli articoli 424, 426, e 427 Procedura Penale. PRIMO Pronunzia l'accusa contro: 1. Basile Giovanni - 2. Janziti Rosario - 3. Jannelli Antonio - 4. Bisogno Felice Antonio - 5. Mercuro Donato - 6. Castellucci Raffaele - 7. Feliciano Pasquale - 8. Cocca Pellegrino - 9. Nunzio Tremonte - 10. Basile Francesco Saverio - 11. Zipeto Diodato - 12. Baldino Nicola - 13. Girolamo Nicola - 14. Cirocco Nicola - 15. San-tarpia Pasquale - 16. Santarpia Giovanni - 17. Cocca Angelo-Maria, di Antonio - 18. Cocca Angelo-Maria, di Pellegrino - 19. Zazi Francesco - 20. Jaleggio Pellegrino -21. Bisogno Giovanni - 22. Costantini Giuseppe - 23. Carpinelli Pellegrino - 24. Cocca Domenico - 25. Cavoto Luigi - 26. Cocca Arcangelo - 27. Ponciano Filippo - 28. Palumbo Carmine - 29. Cavoto Carlo - 30. Cavoto Gennaro - 31. Verzino Domenicantonio - 32. Tornesiello Domenico - 33. Fuschetti Angelo-Maria - 34. Manniello Dio-doro - 35. La Vista Antonio - 36. Micco Angelo - 37. Sagliocco Giovanni - 38. Zuppa Pellegrino - 39. Janziti Raffaele - 40. Janziti Baldassarre - 41. Seneca Angelo - 42. Cirocco Rocco - 43. Caroscio Tommaso - 44. Tomaselli Vincenzo - 45. Restucci Domenicantonio - 46. Jonni Domenico - 47. de Conno Nicola - 48. de Lillo Francesco - 49. Caretti Raffaele - 50. de Leonardis Luigi - 51. Ciccariello Michele - 52. Boffa Nicola - 53. Caretti Antonio - 54. Andreano Pellegrino - 55. Moffa Vincenzo -56. Janziti Angelo - 57. Florio Antonio - 58. Longo Giuseppe - 59. Manuele Raffaele - 60. Fragnito Andrea, fu Giuseppe - 61. Restucci Nicola Maria, di Domenicantonio - 62. Giampietro Vincenzo - 63. Biasco Pellegrino, di Giovanni - 64. Grande Feliciano - 65. Ciccone Pasquale -66. Caruso Fortunato - 67. Biasco Giovanni - 68. Biasco Domenico - 69. Manuele Giovannantonio - 70. Manuele Domenicantonio - 71. Matteo Pasquale - 72. Parletta Saverio - 73. Sciulla Agostino - 74. Lucchese Paolo - 65. di Matteo Pellegrino - 66. Consigliero Domenico - 77. Ciccariello Michele - 78. Caruso Pietrantonio - 79. Giordano Raffaele - 80. Giordano Pietro - 81. Leone Giorgio, di attentato contro la sicurezza interna dello Stato avendo ne' giorni 4, 5, 6, 7, 8 e 9 agosto 1861 ne' Comuni di Molinara, S. Marco de' Cavoti e S. Giorgio la Molara depredato i posti delle guardie Nazionali, abbattuto gli stemmi nazionali, combattute le forze regolari e le guardie nazionali mobili, saccheggiate ed incendiate le case dei cittadini, depredate le casse pubbliche, proclamata la restaurazione del Borbone, consumando grassazioni e commettendo omicidi in persona di un guardia mobile di Ariano e dei tre Tomaselli, in bande armate all'oggetto di commettere l'attentato, reati preveduti dagli articoli 156, 157, 159, 162, 164, 168, 596, 597, 598, 599, 600, 533, n. 40 del Codice Penale. Gl'invia alla Corte di Assise, Circolo di Benevento. Rilascia ordinanza di cattura inserita qui appresso contro: Giovanni Basile, Pellegrino Jaleggio, Pellegrino Cocca, Giovanni Bisogno, Giuseppe Costantini, Nunzio Tremonte, Francesco Saverio Basile, Filippo Ponciano, Gennaro Cavoto, Domenico Tornesiello, Angelo Maria Fuschetti, Diodoro Manniello, Antonio la Vista, Angelo Micco, Giovanni Sagliocco, Diodato Zipeto, Baldassarre Janziti, Rocco Cirocco, Nicola Cirocco, Tommaso Caroscio, Pasquale Santarpia, Giovanni Santarpia, Angelo-Maria Cocca di Antonio, Vincenzo Tomaselli, Francesco Zipeto, Domenicantonio Restucci, Domenico Jonni, Nicola de Conno, Raffaele Caretti, Michele Ciccariello, Antonio Caretti, Vincenzo Moffa, Antonio Florio, Giuseppe Longo, Fortunato Caruso, Saverio Parletta, Agostino Sciulla, Pellegrino di Matteo, Domenico Consigliere, Pietro Giordano, Nicolamaria Restucci di Domenicantonio, Vincenzo Giampietro fu Luigi, ed ordina che siano tradotti nelle carceri giudiziarie di detta Città.SECONDO Dichiara non farsi luogo a procedimento a carico degl'imputati: - 82. d'Agostino Francesco, fu Francesco - 83. Ferraro Giuseppe - 84. Girolamo Pellegrino, di Pietro - 85. Girolamo Giuseppe, di Pietro - 86. Barbato Luigi, fu Nicola - 87. Mascia Pasquale, di Giovanni -88. Mascia Giuseppe di Donato - 89. Paradiso Angelo, fu Michelangelo - 90. Paradiso Pietro - 91. Zuppa Diodoro, fu Nicola - 92. Marchetti Angelo, fu Manzo - 93. de Conno Vincenzo, di Nicola, liquidato di Ponziano contadino - 94. Cavoto Diodoro - 95, Gagliardi Domenico - 96. Spagnoletti Carmine - 97. Castiello Antonio - 98. Valente Giuseppe - 99. Costanzo Biase, di Domenico - 100. Jazeolla Antonio, fu Urbano - 101. Fusco Girolamo, di Carmine -102. Bollecchino Basilio, fu Giorgio - 103. Fusco Vincenzo, di Pasquale, ed ordina siano escarcerati. Costanzo Biase, di Domenico - Bollecchino Basilio, fu Giorgio - Iazeolla Antonio, fu Urbano - Biasco Giuseppe, di Donato, e che siano richiamati i mandati di arresto contro gli altri.TERZO Rimanda Antonio Castiello al Tribunale Circondariale di Benevento per la evasione dal carcere di S. Giorgio la Molara. |
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ORDINANZA DI CATTURA In nome di Sua Maestà VITTORIO EMMANUELE SECONDO Per la grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d'Italia La Corte di Appello di Napoli Sezione di accusa. VISTO il processo sul conto di Giovanni Basile, Pellegrino Jaleggio, Pellegrino Cocca, Giovanni Bisogno, Giuseppe Costantini, Nunzio Tremonte, Francesco Saverio Basile, Filippo Ponciano, Gennaro Cavoto, Domenico Tornesiello, Angelo Maria Fuschetti, Diodoro Manniello, Antonio La Vista, Angelo Micco, Giovanni Sagliocco, Diodato Zipeto, Baldassarre Janziti, Rocco Cirocco, Nicola Cirocco, Tommaso Caroscio, Pasquale Santarpia, Giovanni Santarpia, Angelo Maria Cocca di Antonio, Vincenzo Tomaselli, Francesco Zazi, Domenicantonio Restucci, Domenico lonni, Nicola de Con-no, Raffaele Caretti, Michele Ciccariello, Antonio Caretti, Vincenzo Moffa, Antonio Florio, Giuseppe Longo, Fortunato Caruso, Saverio Parletta, Agostino Sciulla, Pellegrino di Matteo, Domenico Consigliero, Pietro Giordano, Nicola Maria Restucci di Domenicantonio, Vincenzo Giampietro fu Luigi dal quale risulta il seguente fatto. Nei giorni quattro a nove agosto 1861 nei Comuni di Molinara, S. Marco de' Cavoti e S. Giorgio la Molara i su nominati depredavano i posti delle Guardie Nazionali, abbattevano gli stemmi nazionali, combattevano le forze regolari e le guardie nazionali mobili, saccheggiavano ed incendiavano le case dei cittadini, depredavano le casse pubbliche, proclamavano la restaurazione del Borbone, consumavano grassazioni e commettevano omicidi in persona d'un guardia mobile di Ariano e dei tre Tomaselli. Reati previsti dagli articoli 156, 157,159, 162, 164, 168, 596, 597, 598, 599, 600, 533 n. 4 del Codice penale. ORDINA ad ogni depositano della forza pubblica di catturare e tradurre nelle carceri di Benevento: 1. Giovanni Basile, 2. Pellegrino Jaleggio, 3. Pellegrino Cocca, 4. Giovanni Bisogno, 5. Giuseppe Costantini, 6. Nunzio Tremonte, 7. Francesco Saverio Basile, 8. Filippo Ponciano, 9. Gennaro Cavoto, 10. Domenico Tornesiello, 11. Angelo Maria Fuschetti, 12. Diodoro Manniello, 13. Antonio La Vista, 14. Angelo Micco, 15. Giovanni Sagliocco, 16. Dio-dato Zipeto, 17. Baldassarre Janziti, 18. Rocco Cirocco, 19. Nicola Cirocco, 20. Tommaso Caroscio, 21. Pasquale Santarpia, 22. Giovanni Santarpia, 23. Angelo Maria Cocca di Antonio, 24. Vincenzo Tomaselli, 25. Francesco Zazi, 26. Domenicantonio Restucci, 27. Domenico Jonni, 28. Nicola de Conno, 29. Raffaele Caretti, 30. Michele Ciccariello, 31. Antonio Caretti, 32. Vincenzo Moffa, 33. Antonio Florio, 34. Giuseppe Longo, 35. Fortunato Caruso, 36. Saverio Parletta, 37. Agostino Sciulla, 38. Pellegrino di Matteo, 39. Domenico Consigliero, 40. Pietro Giordano, 41. Nicolamaria Restucci di Domenicantonio, 42. Vincenzo Giampietro fu Luigi. Prevenuti di attentato avente per Oggetto di distruggere la forma del Governo e di altri reati consumati nei Comuni di S. Giorgio la Molara, Molinara e 5. Marco de' Cavoti. Fatto e deliberato oggi sopradetto giorno mese ed anno Firmato - Morrone Presidente-; Lauria, Passarelli, Rocco, Martinelli Consiglieri, e Galeota sostituto Cancelliere |
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SECONDO ATTO DI ACCUSA IL PROCURATORE GENERALE PRESSO LA CORTE DI APPELLO DI NAPOLI Vista la sentenza della sezione di accusa del giorno 10 febbraio 1863 che pronunzia l'accusa contro I BRIGANTI 1. Basile Giovanni, da Colle, 2. Janziti Rosario, fu Carlo di anni 26, 3. Jannelli Antonio, fu Diodoro di anni 28, 4. Bisogno Felice Antonio di Giovanni, di anni 24, 5. Mercuro Donato di Diodoro, di anni 23, 6. Castellucci Raffaele, fu Antonio di anni 40, 7. Feliciano Pasquale, proietto di anni 24, 8. Cocca Pellegrino, fu Domenico di anni 27, 9. Tremonte Nunzio, fu Giuseppe di anni 22. Di S. Marco de' Cavoti. 10. Basile Francesco Saverio, 11. Zipeto Diodato, di Gennaro di anni 31, 12. Baldino Niccola di Antonio anni 31, 13. Girolamo Niccola, di Giorgio di anni 28, 14 Cirocco Nicola, fu Rosario di anni di, 14. 43. Di Molinara. 15. Santarpia Pasquale, fu Nicola di anni 24, 16. Santarpia Giovanni, fu Nicola di anni 22, 17. Cocca Angelomaria, di Antonio, 18. Cocca Angelomaria, di Pellegrino di anni 30. Di S. Giorgio La Molara. 19. Zazi Francesco, di Tommaso di anni 18. Di Molinara. ED I REAZIONARI 20. Jaleggio Pellegrino, fu Nicola di anni 24, 21. Bisogno Giovanni, fu Giuseppe di anni 50, 22. Costantini Giuseppe, fu Domenico di anni 18, 23. Carpinelli Pellegrino, di Giuseppe di anni 24, 24. Cocca Domenico, fu Diodoro di anni 26, 25. Cavoto Luigi, di Gennaro di anni 24, 26. Cocca Arcangelo, fu Diodoro 27. Ponciano Filippo, proietto, 28. Palumbo Carmine, fu Angelo di anni 28, 29. Cavoto Carlo, di Gennaro di anni 26, 30. Cavoto Gennaro, fu Luigi di anni 50, 31. Verzino Domenicantonio, fu Pasquale di anni 30, 32. Tornesiello Domenico, fu Marco di anni 30, 33. Fuschetti Angelo Maria, fu Tommaso di anni 30, 34. Manniello Diodoro, di Michele di anni 42, 35. La Vista Antonio, fu Michele di anni 36, 36. Micco Angelo, fu Antonio di anni 20, 37. Sagliocco Giovanni, di Pietrelcina, 38. Zuppa Pelligrino, fu Antonio di anni 36. Di S. Marco dei Cavoti. 39. Ianziti Raffaele, di Leonardo di anni 21. Di S. Giorgio la Molara. 40. Janziti Baldassarre, di Pellegrino di anni 21, 41. Seneca Angelo, fu Giovanni di anni 35, 42. Cirocco Rocco, di Francesco di anni 23, 43. Caroscio Tommaso, fu Onofrio di anni 53. Di Molinara. 44. Tomaselli Vincenzo, di Michelangelo di anni 30, 45. Restucci Domenico Antonio, di Nicolamaria. Di S. Marco dei Cavoti. 46. Jonni Domenico, fu Luca di anni 38. Di Molinara. 47. de Conno Nicola, fu Antonio di anni 47. Di S. Marco dei Cavoti. 48. De Lillo Francesco, fu Antonio di anni 24. Di S. Giorgio Lamolara. 49. Caretti Raffaele, 50. De Leonardis Luigi, fu Raffaele di anni 24. Di Molinara. 51. Ciccariello Michele, fu Donato di anni 25, 52. Boffa Nicola, di Giambattista, 53. Caretti Antonio, di Pellegrino di anni 23, 54. Andreano Pellegrino, fu Cosimo di anni 30, 55. Moffa Vincenzo, di Domenico di anni 30. Di S. Giorgio Lamolara. 56. Janziti Angelo, di Pellegrino di anni 26, 57. Florio Antonio di Pietrelcina. Di Molinara. 58. Longo Giuseppe, fu Emiddio di anni 28. Di S. Marco dei Cavoti. 59. Manuele Raffaele, fu Fedele di anni 30, 60. Fragnito Andrea, fu Giuseppe di anni 27. Di S. Giorgio Lamolara. 61. Restucci Nicola Maria di Domenicantonio. 62. Giampietro Vincenzo, fu Luigi. Di S. Marco dei Cavoti. 63. Biasco Pellegrino, di Giovanni di anni 25, 64. Grande Feliciano, di Arcangelo di anni 34, 65. Ciccone Pasquale, fu Francesco di anni 55. Di S. Giorgio Lamolara. 66. Caruso Fortunato, fu Sabato. Da Castelfranco. 67. Biasco Giovanni, fu Domenico di anni 66, 68. Biasco Domenico, di Giovanni di anni 31, 69. Manuele Giovanni Antonio, fu Fedele di anni 32, 70. Manuele Domenico Antonio, fu Fedele di anni 38, 71. Matteo Pasquale, fu Angelo di anni 26, 72. Parletta Saverio. Di S. Giorgio Lamolara. 73. Sciulla Agostino; fu Matteo di anni 36. Di Cerreto. 74. Lucchese Paolo Esposito di anni 26, 75. Di Matteo Pellegrino, fu Angelo di anni 24, 76. Consigliero Domenico, proietto di anni 35, 77. Ciccariello Michele, fu Donato di anni 25, 78. Caruso Pietrantonio, di Giuseppe di anni 30 calzolaio, 79. Giordano Raffaele di Leonardo di anni 29, 80. Giordano Pietro, di Leonardo di anni 41, 81. Leone Giorgio, fu Liberatore di anni 25. Di S. Giorgio Lamolara, ai termini degli articoli 156, 157, 159, 162, 164, 163, 596, 597, 598, 599, 600, 533, n. 4 del Codice Penale, e li rinvia alla Corte di Assisie del Circolo di Benevento.ESPONE Nel luglio 1861 una massa di briganti si annidava sulla montagna così detta Toppa di Felci, nella provincia di Benevento, e concertava sul modo di invadere i circostanti Comuni di Molinara, Pago, Pietrelcina, S. Marco dei Cavoti, e S. Giorgio la Molara. Chi ei sì furo, e donde venner quivi, Più è il tacer che il ragionare onesto, imperciocché si sa abbastanza per forza di ripetizioni, or più, or meno barbare, ma sempre coraggiosamente represse, ove si celi l'autore, ove il protagonista di tali scene di orrore, e note sono le cattive arti che sogliono mettere in campo gli attori di così triste dramma. Giova sol dire, più per debito giuridico, che per amor di narrazione, come quei malvagi, incoraggiati dai retrivi, che abitavano nei Comuni suddetti, e da essi soccorsi, alimentati, protetti, e magnificati, con soldati sbandati, ed altri individui, da costoro spediti, sempre più s'ingrossavano ed in soggezione tenevano i pochi buoni, e coloro che la cosa pubblica reggevano, i liberali. I quali vedendo a poco a poco infievolita la fede politica nei loro amministrati, minata e vilipesa la loro autorità, posposta, e dimenticata quella che avrebbe dovuta essere la principale opera de' cittadini, il concentramento delle proprie forze morali e materiali, e l'ordinamento difensivo di essi loro, emigrarono, e nelle vicine campagne, e in altri più tranquilli paesi chiesero ricovero. All'invano si facea appello alla milizia cittadina. Nel villaggio Molinara il Capitano della Guardia Nazionale Sig. Francesco Capozzi, ebbe il primo a risentire gli effetti della segreta agitazione, che avea adulterata la disciplina militare. La notte del 4 agosto 1861 fu disarmato da una masnada di briganti quel posto di G. N. e le armi destinate a servire ai nuovi affiliati, furono depositate in un casolare campestre di proprietà di un individuo di quel villaggio, Signor Domenico Jonni, che aveva l'incarico di distribuirle. Tale attentato fu ripetuto la seguente notte del 5 agosto, quando detenuto in quel luogo per misure disciplinari il milite Pellegrino Andreano, costui da colà, al fuggire delle G. N., non si mosse, dicendo di non aver nemici. Ma col fatto operò in tal guisa, perché di sentimenti retrivi, antecedentemente avea mostrato il desiderio di unirsi ai briganti, e da questi, egli stesso avea confessato, aver ricevuto dieci piastre per consegna ad essi fatta di un uffizio del Capitano della Guardia Nazionale diretta al Maggiore delle Truppe Italiane in Colle. Talché potea dirsi in quel comune i briganti avessero già libera l'entrata. Ad evitare altro eccesso, a prevenire altro disordine, furono dalle autorità provinciali spediti rinforzi agli altri due Comuni di S. Marco dei Cavoti, e di S. Giorgio la Molara. Quarantasette Guardie Nazionali Mobili di Ariano, e quattordici Granatieri si trovavano già uniti alle Guardie Nazionali del primo dei due Comuni, quando un colpo di archibugio esploso da Nicola de Conno, il giorno 6 agosto alle ore due pomeridiane, chiamò dalla Montagna 150 briganti capitanati da Francesco Basile, Antonio Fanelli, e Felice Antonio Bisogno, cui tenevan dietro Pasquale Feliciano, Giovanni Antonio Manuele, Pellegrino Jaleggio, Pellegrino ed Angelo Maria Cocca, Giovanni Bisogno, Giuseppe Costantini, Donato Mercuro, Pellegrino Carpinelli, Nunzio Tre-monte, Domenico Cocca, Arcangelo Cocca. Si unirono a questi Pasquale e Giovanni Santarpia, Filippo Ponciano, Gennaro Cavoto, Domenico Tornesiello, Angelo Maria Fuschetti, Diodoro Manniello, Vincenzo Tomaselli, Antonio Caretti, Giuseppe Longo e Nicola Maria Restucci, che preceduti da D. Rosario Janziti, Domenico Antonio Restucci, Diodato Zipeto, Raffaele Castellucci e Domenico Antonio Verzino, vinsero la forza, che sotto il comando del capitano della G. N. signor Pietro Paolo Ricci, sostenuto avea ben due ore di fuoco ed entrarono in paese passando sui cadaveri di otto componenti di essa. Il resto non è che un'Iliade dolorosa, delle solite efferatezze e scelleraggini brigantesche. Arrivato da Montefalcione Nicola Boffa con 20 briganti a cavallo; rimaste alla discrezione di quei scherani le vite, e le sostanze dei cittadini, queste in nome di Francesco Il posto a sacco ed a ruba, quelle, estinte, od almeno scemate furono dai palpiti e dai timori. Un'archibugiata fu vibrata a Vincenzo Colarusso cui il Sindaco Giuseppe Costantini, avea lasciato fuggendo la custodia della casa, e questa indi saccheggiata da Pellegrino Cocca con altri. Rotti furono gli archivi Municipali e rapita la Cassa Comunale con ducati 3489.68, cioè lire 14.831 e centesimi 14; e di essa, e delle carte che Luigi Cavoto tolse di mano al servente Comunale, fatto un falò, tra le fiamme si bruciarono i cadaveri di due granatieri prima uccisi; una bomba incendiaria mandò in fiamma la casa di Nicola Assini, indi derubata da Carmine Palumbo, Domenico Antonio Verzino, Angelo Micco, in ducati 493.66, ed una guardia mobile di Ariano fu stramazzata semiviva con un colpo di scure da Raffaele Castellucci, e terminato da Giovanni Bisogno a colpi di baionetta. Fu bruciata la casa del signor Vincenzo Corsi, mentre la bandiera Borbonica sventolava nel largo detto della Croce, ed ucciso con una fucilata, da Donato Mercuro, un tal Domenico Fusillo; ed in danno del merciaiolo Giovanni Angelo Restucci, depredata gran quantità di nastri rossi per ornare il petto di quei ribaldi, che nell'eccidio, nel saccheggio, e nell'incendio celebravano il trionfo di una causa, cui sorridevano le benedizioni dei preti. Altra bomba incendiaria gittavasi nella casa del capitano della G. N. signor Ricci, che divampava; saccheggiavasi la casa di Michele Zurlo, di Antonio Valente, la bottega di Giovanni Chiara, la casa di Carmine Zuppa; e da Antonio la Vista, Pellegrino Zuppa, Antonio Verzino, e Felice Antonio Bisogno veniva invasa la bottega di Pasquale Valente, quella di Pietro de Leonardis, la casa di Raffaele Raimondo, quella del signor Carlantonio Ricci, in cui si distinsero Carlo, e Luigi Cavoto, e Pellegrino Carpinelli. Il comando era in mano al capo brigante. Costui, intimando ubbidienza al Borbone, in nome di lui prometteva perdono a coloro, che prendessero le armi, per restaurarne il trono. V'ebbero fede Domenico Tomaselli, suo figlio Luigi, suo fratello Antonio: essi erano fuggiti perché liberali; ritornarono, e da Antonio Jannelli tradotti innanzi al capo brigante Giovanni Basile, per opera di Donato Mercuro, Pellegrino Carpinelli, e Pellegrino Cocca, nella fede del Borbone, ed in nome di Francesco Secondo furono fucilati! Mentre tali fatti criminosi si consumavano nel comune di S. Marco dei Cavoti, in quel di S. Giorgio la Molara poco da esso distante ne avvenivano altri di non minore importanza. Quei cittadini allarmati dalle azioni nefande, che attorno a loro si venivano perpetrando, or ardimento prendevano, ed ora sospetto, a seconda la natura delle notizie che correvano, e le aspirazioni politiche di ciascuno. I cospiratori soffiavamo in quel fuoco, e le passioni accendevano, facendo veder prossima la venuta di Francesco Secondo, ed i briganti appellando truppa del decaduto Monarca. I liberali facevano quanto era in loro per tener desti il coraggio, e le virtù civili nell'animo di tutti; ma come videro le fiamme appiccate alle case della vicina borgata, ed invano il tamburo chiamare a raccolta i cittadini, ché pochi di essi accorrevano sotto le armi, le agitazioni crebbero in loro a dismisura; e timidi, e mal consigliati, nel pericolo di una imminente aggressione non crederono trovar migliore scampo, che nella fuga. Allora più che mai a consigliarsi tra loro i retrivi, ed a mandar messi ai briganti, ed i briganti a loro volta a prometter loro mille buone cose: ad unirsi sulla pubblica piazza i galantuomini, e deliberare sul partito da prendere onde scongiurare l'imminente procella, e que' tristi chiamare in San Giorgio sotto condizioni di non commetter quivi gli eccessi consumati nel vicino comune: indi a tapezzarsi le case di bandiere bianche, e gli evviva al Borbone correre per le labbra di tutti: insignirsi di nastri rossi la gentaglia e scorrer depredando il paese. Era uno scompiglio, una confusione, un trambusto di pensiero, e di cose. Ad una piccola colonna di Guardie Nazionali mobili di Ariano ivi accorsa fu imposto subito di partire, perché maggiore di essi il numero dei briganti, non bisognava, dicevasi, venire ad un conflitto. Alle grida di Andrea Fragnito, che girando il paese fu il primo a dare la voce di allarme dicendo: - è venuto Francesco Secondo -, evasero dalle prigioni i detenuti rompendone la porta, con l'aiuto di Diodoro Manniello, e sotto la scorta di un Raffaele Caretti aggrediscono il posto di Guardia Nazionale, ne depredano le armi, infrangono lo stemma Nazionale, invadono il Municipio, e la Giudicatura, ne distruggono gli Archivii ed i registri, levano dalla Chiesa i candelabri, per ornare le effigie del Borbone e della moglie, sostituite alle effigie di Vittorio Emmanuele, e del Generale Garibaldi, e quella acclamano coppia Angelica, questa coppia di mostri. Fa da Gonfaloniere Pietro Giordano, e seguito da Pietrantonio Caruso, Feliciano Grande, Pasquale Ciccone, D. Luigi de Leonardis, Giovanni Antonio Manuele, Fortunato Caruso, Saverio Parletta, Agostino Sciulla, Angelo Maria Cocca, Paolo Lucchese, Giovanni, Domenico, e Pellegrino Biasco, Michele Ciccariello, Domenico Consigliere, e Pasquale Pellegrino di Matteo, Vincenzo Moffa, Nicola Girolamo, Raffaele Janziti, Antonio Florio, Raffaele e Domenicantonio Manuele, Giorgio Leone, e Raffaele Giordano, saccheggiano la casa di Alessandro Verdura, di Angelo Sinna, di Domenico Antonio Verdura, di Giorgio Fragnito, vibrano un'archibugiata ad Angelo di Vizio, e preparano così il ricevimento dei briganti dal giorno 7 ad 8 del cennato mese di agosto. Sull'imbrunire di quest'ultimo giorno un colpo di schioppo tirato alla casa del signor Giuseppe Jazeolla, già fuggito come liberale la sera antecedente, annunziò l'entrata dei briganti. L'uomo che tirò quel colpo fu un tale Francesco de Lillo, che come precursore di quei tristi entrò a cavallo nel paese gridando: - giù i cappelli, è venuto Francesco Secondo -. Lo seguiva il brigante Nicola Baldini, e l'accoglieva con grida entusiastiche tutta quella plebaglia. La notte intanto inoltravasi, ed i galantuomini, facendosi accompagnare da fiaccole, e preceduti dalla banda musicale, accolsero festanti quell'orda, cui offrirono a gara e ristoro ed alloggio. I masnadieri allora si affratellarono coi cittadini, e la notte sopì per poco le paure e le gioie degli uni, e degli altri. Rompeva l'alba del dì 9 agosto, e la campana chiamava il popolo alla Chiesa per l'inno di grazia, e quindi il capo brigante vi si recò, ed entrò nel tempio a cavallo situandosi accanto alla statua di S. Giorgio, con stomachevole parodia, cui assistevano in seggi distinti i galantuomini, caduti in tanta e sì abbietta prostrazione morale, più per l'eccesso della paura, che per far pompa dello sciocco, e breve trionfo di una causa da essi forse anco segretamente caldeggiata. Al canto Ambrosiano seguiva il furto, avegnacché mandata a prendere ed ottenuta la cassa comunale, ricca di oltre ducati 3.000, fu infranta sulla gradinata del tempio, e divisa la somma. Dato ordine di attaccare ai cappelli la coccarda Borbonica, ristorati di cibo, e di cordialità, i ribaldi verso il mezzodì partirono per Pago, e Pietrelcina, promettendo di mandare una guarnigione a S. Giorgio la Molara, ove gli sbandati rimasero a tutela del Municipio sotto il comando del settuagenario Basilio Bollecchino, fino al giorno 11 che le truppe italiane corsero ivi a repristinare la perduta tranquillità, ed a rialzare la bandiera Nazionale. Ritornando per Molinara, i briganti seguiti da Giovanni Sagliocco, Angelo e Baldassarre Janziti, Angelo Seneca, Francesco Zazi, Nicola e Rocco Cirocco, Tommaso Caroscio, ed altri saccheggiarono il palazzo del capitano della G. N. signor Capozzi, e camminarono innanzi, forse nella credenza che la giustizia punitrice non li avesse mai raggiunti. Ma pari all'intensità del maleficio suol essere lo studio e la forza di questa, e l'ingenere ha assodato, e la specie ha gittata viva luce sulle vestigia delle loro enormezze, che certo esse non si cancellano così di leggieri. ED IN CONSEGUENZA Basile Giovanni, Janziti Rosario, Iannelli Antonio, Bisogno Felice-Antonio, Mercuro Donato, Castellucci Raffaele, Feliciano Pasquale, Cocca Pellegrino, Tremonte Nunzio, Basile Francesco Saverio, Zipeto Diodato, Baldini Nicola, Girolamo Nicola, Cirocco Nicola, Santarpia Pasquale, Santarpia Giovanni, Cocca Angelomaria di Antonio, Cocca Angelomaria di Pellegrino, Zazi Francesco, Jaleggio Pellegrino, Bisogno Giovanni, Costantini Giuseppe, Carpinelli Pellegrino, Cocca Domenico, Cavoto Luigi, Cocca Arcangelo, Ponciano Filippo, Palumbo Carmine, Cavoto Carlo, Cavoto Gennaro, Verzino Domenicantonio, Tornesiello Domenico, Fuschetti Angelomaria, Manniello Diodoro, La Vista Antonio, Micco Angelo, Sagliocco Giovanni, Zuppa Pellegrino, Janziti Raffaele, Janziti Baldassarre, Seneca Angelo, Cirocco Rocco, Caroscio Tommaso, Tomaselli Vincenzo, Restucci Domenicantonio, Jonni Domenico, De Conno Nicola, De Lillo Francesco, Caretti Raffaele, De Leonardis Luigi, Ciccariello Michele, Boffa Nicola, Caretti Antonio, Andreano Pellegrino, Moffa Vincenzo, Janziti Angelo, Florio Antonio, Longo Giuseppe, Manuele Raffaele, Fragnito Andrea, Restucci Nicola, Giampietro Vincenzo, Biasco Pellegrino, Grande Feliciano, Ciccone Pasquale, Caruso Fortunato, Biasco Giovanni, Biasco Domenico, Manuele Giovanni Antonio, Manuele Domenico Antonio, Matteo Pasquale, Parletta Saverio, Sciulla Agostino, Lucchese Paolo, Di Matteo Pellegrino, Consigliero Domenico, Ciccariello Michele, Caruso Pietrantonio, Giordano Raffaele, Giordano Pietro, Leone Giorgio, sono accusati: PRIMO di attentato avente per oggetto di cambiare, e distruggere la forma del Governo, di eccitare i regnicoli, e gli abitanti ad armarsi contro i poteri dello Stato, di suscitare la guerra civile, di portare la devastazione, la strage, ed il saccheggio in più comuni, e contro una classe di persone (i liberali). SECONDO di formazione di banda armata ad oggetto di commettere i summenzionati crimini, ed invadere posti militari, depredare e dividersi danaro, effetti, ed altre proprietà pubbliche e private, e di fare attacco, e resistenza contro la forza pubblica. TERZO di depredazione costituente grassazione, perché accompagnata da ferite, percosse, maltrattamenti, minacce della vita a mano armata ed omicidii: ai termini degli articoli 156, 157, 159, 162, 164, 168, 596, 597, 598, 599, e 600 Codice Penale. QUARTO e Raffaele Castellucci, Donato Mercuro; Pellegrino Carpinelli, Antonio Jannelli, Pellegrino Cocca, anco di omicidii volontarii in persona di una G. N. mobile di Ariano; e nelle persone di Domenico, Luigi, ed Antonio Tomaselli, commessi senz'altra causa, che per impulso di una brutale malvagità, ai termini dell'art. 533 n. 2 Cod. sudetto. |
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