I Francesi

tratto integralmente dall'opera inedita del Preside Nicola Servodidio dal titolo "TERRITORIO E COMUNITA' DI SAN MARTINO SANNITA - Origini, vicende, ipotesi, aspetti, sviluppo socio-economico, note di antropologia" - Impostazione 1965, aggiornamento 31.12.1988

Nel Regno di Napoli i giovani accolsero con entusiasmo le idee di libertà, di fratellanza e di uguaglianza, che provenivano dalla Francia rivoluzionaria. Dopo congiure e cospirazioni fu proclamata la repubblica Partenopea nel 1799, che dovette essere salutata con gioia nei nostri paesi, considerando le numerose vertenze che essi avevano con la corte regia, con l'Annunziata, con Montevergine e con i baroni del luogo, per i servizi feudali e per gli insopportabili oneri del fisco.

Ma essa ebbe vita breve, perché i Borboni ritornarono a Napoli con l'aiuto del Cardinale Fabrizio Ruffo e della flotta inglese, abbandonandosi ad una feroce repressione. In quel periodo repubblicano si affermarono gli ideali laici e si gridava: "A morte i preti e i frati". Un'ondata di giacobinismo passò con i Francesi nelle nostre contrade ancora addormentate. Dopo la reazione borbonica gli ideali di libertà e di democrazia non andarono dispersi. Gli studenti universitari di S. Martino, che avevano vissuto a Napoli questi grandi ideali, manifestarono le loro idee nei moti carbonari del 1820, innalzando la bandiera tricolore sul campanile della chiesa. I Francesi occuparono Benevento il 14.1.1799 (1). Il tricolore sventolò sul castello il 17.1.1799. L'albero della libertà, un grande pino, fu innalzato a Piazza Orsini il 23 febbraio 1799 [nota]. Dei pini secolari esistevano nei nostri paesi: forse furono piantati in quei giorni caldi dai giovani entusiasti delle idee di libertà e di democrazia. A Lentace esistevano i pini secolari nella terra dei fratelli Maglio, due dei quali risultarono iscritti alla Vendita di S. Martino; altri due nella terra dei fratelli Rainone a S. Martino, i cui antenati forse sono inclusi nell'elenco dei Carbonari. Il 7 aprile 1799 il francese Carlo Popp prese possesso di Benevento. Certamente dal suo cognome è derivato lo spauracchio per i bambini, Poppce, invocato spesso nella nostra zona per acquietarli: è un mostro schifoso. L'aggregazione di Benevento alla Repubblica Francese fu solennizzata il 7.4.1799 dall'arcivescovo Domenico Spinucci con un rito pontificale alla presenza del Commissario Popp (2). I preti si fregiarono di coccarda tricolore. Un altro spauracchio è il Mammone, derivato da Gaetano Mammone, brigante e regalista borbonico, morto in carcere dove era stato fatto rinchiudere da Ferdinando IV. Il dominio francese a Benevento ebbe due fasi: dal 14.1.1799 al 3.6.1802; dal 16.6.1806 al 21.5.1815. Il 2 agosto 1806 Giuseppe Napoleone Bonaparte pubblicò la legge che aboliva la feudalità, che restò in vigore fino alla fine del regno di G. Murat, avvenuta nella primavera del 1815. I Borboni, ritornati a Napoli, dovettero confermare il decreto che sopprimeva le leggi feudali, lasciando però ai feudatari la proprietè del feudo; quindi non fu restituita ai contadini la terra tolta ai loro antenati, all'atto della costituzione dei feudi. Le università, non più sottoposte ai baroni, si trasformarono quasi in libere comunità locali, come oggi intendiamo i comuni. L'articolo 9 del suddetto decreto stabiliva che i molini erano beni burgensatici, cioè di assoluta proprietà del barone (ricorda i molini esistenti nel torrente Grande di Lentace e nel torrente Mele di Cucciano). La legge 8.8.1806 ripartiva il Regno di Napoli in province, distretti, circondari ed università. Fu istituito il circondano di S. Giorgio la Montagna, di cui facevano parte anche le università di S. Martino P.U., Lentace, Mancusi Cucciano, S. Giacomo e Terranova. Nel 1806 la capitale del P.U. fu trasferita da Montefusco ad Avellino. Il feudo costituì per secoli un'entità politica ed economica fissa, che impedì ogni variazione di struttura fondiaria. Si può affermare che con il decreto di Giuseppe Bonaparte cominciarono lo sfaldamento e la dissoluzione dei feudi, segnando la nascita della piccola proprietà terriera, che determinò un miglioramento delle condizioni di vita nei campi. Fu soppresso il feudo di Montevergine con l'Abbazia Nullius, fu chiuso il convento di Terranova e, per conseguenza, fu annullata la Commenda per l'Annunziata di Napoli. Secondo una legge morale, il feudo costituitosi con l'usurpazione della terra ai legittimi proprietari da parte dei conquistatori avrebbe dovuto essere ridistribuito ai poveri, cioè agli eredi di quei legittimi proprietari che ne erano stati privati con la forza. Ma così non avvenne Il decreto, quindi, non pose alcun riparo all'ingiustizia storica. I nullatenenti, prima di diventare proprietari, dovettero sopportare tanti sacrifici per accumulare la moneta necessaria per acquistare la terra da lavorare e per costruirsi una casa, il bene primario per una famiglia. Nacque così la casa colonica con la piccola proprietà fondiaria. Finì col feudalesimo il particolarismo medioevale e si riprese il cammino verso una società aperta e cosmopolitica. La restaurazione del dominio borbonico riportò alla ribalta i feudatari e gli aristocratici, producendo grande malcontento nel popolo che perdeva le conquiste sociali verificatesi durante il dominio francese. Ferdinando IV, divenuto al ritorno a Napoli Ferdinando I, ricostituì l'Abbazia Nullius di Montevergine. Il ritorno allo statu quo fu la causa della nascita delle società segrete dei Carbonari in S. Martino P.U. e a S. Giacomo. Le problematiche esistenziali erano nella zona la libertà, la democrazia, lo sviluppo economico, il possesso della terra e dei mezzi di produzione. Per comprendere come i Francesi abbiano contribuito alla diffusione delle idee nuove, si riportano, a titolo di esempio, i francesismi che si notano nel lessico dialettale. Prima di tutto è da notare l'uso del "voi" nei rapporti con persone non familiari. Ecco alcune parole di origine francese:

DIALETTO

FRANCESE

ITALIANO

carace

garage

autorimessa

corvè

corvée

servizio

boffetta

buffet

credenza

buchè

bouquet

mazzo di fiori

gattò

gateau

torta, pasta

gilè

gilet

corpetto

lacchè

laquais

servo

masona

maison

casa

masonaro

-----------

pollaio

quadriglia

quadrille

quadriglia

scecco

cheque

assegno

sciallo

chale

scialle

sciacallo

chacale

sciacallo

scialè

chalet

villino

scioffer

chauffeur

autista

La cultura francese ha influito molto sulla cultura e sul dialetto locale, a giudicare sia dai termini entrativi, riguardanti usi, costumi, abbagliamento, sia dagli ideali manifestati nei moti carbonari verificatisi a S. Martino e a S. Giacomo nel 1820.

 

[nota] A San Giorgio del Sannio l'albero della libertà fu innalzato il 3 Febbraio 1979. Cfr. A. De Spirito, il 1799 a San Giorgio del Sannio, 2000 - […] "nell'istessa mattina della Domenica - cioè 3 Febbraio - fu innalzato in Santojorio con pubblico invito di quella municipalità, e gran gioja di tutti i cittadini che vi assisterono" - pag. 6 […]

  1. M. Rotili, Benevento e la provincia sannitica, pag. 91
  2. A. Zazo, Curiosità storiche beneventane, pagine 121 e 122

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