CALAMITA' ABBATTUTESI NELLA ZONA (*)

 

(*) tratto integralmente dall'opera inedita del Preside Nicola Servodidio dal titolo "TERRITORIO E COMUNITA' DI SAN MARTINO SANNITA - Origini, vicende, ipotesi, aspetti, sviluppo socio-economico, note di antropologia" - Impostazione 1965, aggiornamento 31.12.1988

 

Il territorio del Comune è compreso nella regione irpino-sannita, caratterizzata da media sismicità.

I terremoti sono frequenti, ma per fortuna non disastrosi. Le scosse più forti si avvertono con un periodo medio di 25 anni.

Dal 63 d.C. al 1980 l'Irpinia è stata colpita da circa 50 sismi forti, da 30 dal 990 al 1980, per lo più con una periodizzazione estiva.

Il terremoto che il 21 luglio del 369 d.C. distrusse Benevento, interesso certamente anche la nostra località, data la vicinanza e l'orografia.

La crisi economica conseguente alla guerra gotica (336-355) e il fiscalismo bizantino portarono distruzione e miseria nel luogo.

Nel 566 una terribile peste si diffuse nella città di Napoli che restò spopolata. Un terremoto colpì Benevento nell'anno 847, causando gravi danni anche ad Aeclanum. Il terremoto del 986 distrusse il Chiostro di S. Sofia di Benevento. Nel 990 un altro terremoto danneggiò gravemente Benevento e i centri vicini.

Il terremoto dell'11.10.1121 fu catastrofico per questa zona; quello del 1138 fu disastroso per Benevento.

La pestilenza del 1296, che scoppiò nel Regno di Napoli, infuriò anche ad Avellino. Il sismo del 1349 produsse molti danni a Benevento. IL terremoto del 1456 a Benevento distrusse i monumenti. Lunedì 15.12.1531, alle ore 17, cadde una pioggia di cenere proveniente dal Vesuvio, coprendo di tre palmi Benevento, Avellino e Bovino. Nel 1528 una peste, diffusasi per tutto il Regno di Napoli, spopolò Ariano. Nel 1606 si avvertì una grave carestia: il grano costava 15 ducati al tomolo.

Si ha notizia di un'altra scossa sismica che interessò la zona nel 1627.

Nel 1630 si ebbe la prima ondata di peste a Benevento. Anche nella nostra zona si avvertirono le mortali conseguenze, che si possono facilmente intuire, confrontando i dati della popolazione (1815 abitanti nel 1595 - 830 abitanti nel 1648).

La peste del 1656 decimò la popolazione che scese a circa 450 unita. A Festulari e a S. Giacomo, in un mese, morirono circa 126 persone. Lo "spurgo" del 13.7.1657 nella Montagna di Montefusco.(1) Un'altra pestilenza si diffuse nel 1670. Il 5 giugno 1688, alle ore 20, un terremoto fortissimo provocò a Benevento la morte di 1367 abitanti, dei 7.000 che ne contava. Il monastero di Terranova crollò in parte.

Non si hanno notizie precise del numero delle vittime nella nostra localita: si potrebbero desumere dagli archivi ecclesiastici delle parrocchie.

Il 14 marzo 1702, una fortissima scossa tellurica distrusse a Benevento la chiesa di S. Bartolomeo che era in ricostruzione, dopo il precedente terremoto del 1688. Nel 1732, il 29 novembre, un terremoto nell'Irpinia e nel Beneventano causò crolli di edifici e morti. A Lentace si trovano le fondamenta di case, distrutte dai terremoti, probabilmente in questo periodo di tempo, in via Surreci.

Questi terremoti distrussero quasi tutti gli edifici. Le case signorili esistenti nel Comune riportano date di fabbricazione posteriori di pochi anni rispetto al 1702, perciò ignoriamo l'aspetto urbanistico precedente dei nostri paesi. La chiesa dell'Angelo fu riparata nel 1695.

Nel 1737 cadde su Benevento e dintorni la cenere proveniente dal Vesuvio.

Una grande carestia di generi alimentari si verificò nel Regno di Napoli nel 1764. Nel 1740 nevicò il 15 giugno e il 16 settembre; dagli ultimi giorni di settembre fino a dicembre si verificarono di continuo tempeste di vento, piogge e forti grandinate.(2) Nel 1743 si avvertì una difficile carestia: "mangiavano topi, cani e cavalli".(2) Martedì, 21 maggio 1737, cadde una densissima pioggia.

Un esame dei materiali impiegati nella costruzione degli edifici esistenti rivela che essi furono riparati o ricostruiti nel Settecento.

Nel 1837(1) si diffuse il colera a Benevento; un altro scoppiò nel 1854. Il colera del 1887 fece molte vittime. Gli ammalati furono isolati in lazzaretti.

Ogni frazione del Comune ebbe il suo lazzaretto fuori dal paese. Anche nei primi anni del Novecento un colera colpì il comune di S. Martino Sannita.

La domenica delle palme del 1906 cadde una pioggia di cenere proveniente dal Vesuvio, la quale oscurò il sole fino alle ore 11,30: i fedeli seguivano la processione con le candele accese per farsi luce. Si trovano ancora sotto terra strati di cenere spessi 5 cm.

Il terremoto del 23.7.1930 danneggiò gravemente molti fabbricati del nostro Comune. Il periodo sismico fu di circa quindici giorni. La gente si accampò sotto le tende. Lievi scosse si avvertirono l'11 novembre 1948.

Nel 1956 si ebbe una grande nevicata con temperatura polare. Il 7 maggio 1959, un'improvvisa grande nevicata distrusse le gemme delle piante fruttifere.

Nell'estate del 1962 una forte scossa tellurica danneggiò i fabbricati in questa zona. La ricostruzione non era ancora terminata, quando il 23 novembre 1980 si verificò un altro terremoto di grado elevato.

La ricostruzione dei fabbricati ora è ancora in corso.

In questo ultimo secolo i terremoti forti si sono ripetuti con una frequenza media di circa 18 anni.

La peste e le epidemie nel passato scoppiavano per la carenza di norme e di servizi igienici. I morti si seppellivano sotto i pavimenti delle chiese. Non c'erano fontane pubbliche con rubinetti, ma pozzi dove tutti attingevano l'acqua con i propri secchi.

Le malattie facilmente si diffondevano per contagio e per malnutrizione.

La mancanza di concimi chimici, di mezzi di irrigazione, di procedimenti razionali, di antiparassitari, i sistemi arcaici di conduzione e di produzione non riuscivano ad assicurare cibo sufficiente per la popolazione che spesso moriva di fame. Per questi motivi le carestie erano molto frequenti

I sistemi di produzione e le condizioni igieniche e sanitarie sono cambiati dal 1960, in seguito alla costruzione di reti idriche e fognarie, al risanamento del tessuto urbanistico e soprattutto per la diffusione del benessere economico.

Ora funzionano i servizi sanitario, veterinario ed ostretico. I rifiuti vengono raccolti e trasportati lontano dai centri abitati, in luoghi chiusi con recinti.

La frequenza dei movimenti tellurici e l'alta sismicità devono indurci a ricostruire con criteri antisismici, demolendo gli edifici irrecuperabili.

I temporali estivi, le grandinate, la siccità sono pure molto frequenti, perciò bisogna attrezzarsi in agricoltura per ovviare agli inconvenienti lamentati nel passato.

Bisogna conoscere il passato per capire il presente e per progettare il futuro.

A questo può servire il breve elenco delle calamità naturali che hanno colpito la nostra zona.

 

NOTE:

(1) Nel lavoro di Carmine Porcaro "LA CARESTIA DEL 1764 E IL COLERA DEL 1837" Edizione A.G.M. snc Ceppaloni (BN) -1995- sono riportati alcuni "morti" di San Martino Sannita derivati dagli archivi parrocchiali della Chiesa di San Giorgio Martire di San Giorgio del Sannio: "Canonico Curato Giambattista Bocchini" […] addì 25.10.1837 - Don Albino Nuzzolo fu Pietro e Anna Maria De Siena del vicino comune di Terranova Ave Grazia Plena, 74, Casalnuovo, per la violenza del male che subito l'ha ferita - Addì 3.11.1837 - Alessandro Carpentiero fu Celestino e Chiarastella Iorio, coniugi del vicino Comune di Terranova e Sangiacomo Ave Grazia Plena, 78, idem - […]

  1. F. Scandone, Doc., parte II, pag. 200
  2. G. Pisano, Storia di Manfredonia, pag. 49, Pescara, 1969

 

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