Copyright - 1999 - 2001 - © Fioravante BOSCO - Tutti i diritti riservati - Visualizzazione consigliata 800x600

SERVIZIO POSTALE, ANNULLI E FRANCOBOLLI

da: "Il Molise e i francobolli" di F. Romagnuolo e M. Giampietro - Edizioni Manuzio - Roma - 1988

 

QUANDO LA POSTA VIAGGIAVA CON LA DILIGENZA O A DORSO DI UN MULO

Prima che comparissero le ferrovie, il servizio postale si svolgeva lungo le strade rotabili, che, nel Regno delle Due Sicilie, si chiamavano cammini. Vediamo come la posta, da Napoli, giungeva in Molise e ne ripartiva. Un primo cammino (sempre partendo da Napoli) toccava Capua, Calvi, Caianello, Venafro, Isernia, Vandra, Castel di Sangro, Roccaraso, Sulmona e Popoli. Un secondo cammino aveva inizio pure da Napoli e, toccando Maddaloni, Guardia Sanframondi, Sepino, Campobasso e Civitacampomarano, si concludeva a Vasto. Un terzo cammino (molto meno importante) congiungeva Campobasso a Termoli, passando per Casacalenda. D'estate e d'inverno, le corriere postali, che portavano anche passeggeri e piccoli colli di merce, percorrevano le strade suddette, a orari precisi, che però, ovviamente, alteravano quando c'era la neve e in Molise, nel lungo inverno ne cade tanta. Figuratevi che, in certi posti, i cavalli, non potendo più avanzare, dovevano essere sostituiti dai buoi. Quando la posta ritardava, l'impiegato "dell'Officina postale" (così si chiamavano gli uffici) esponeva un cartello con la scritta: la posta non è giunta. Finalmente giungeva e allora il cartello, rivoltato, avvertiva: la posta è giunta. Così, chi attendeva una lettera, poteva ritirarla, perché il servizio del portalettere, nei piccoli centri, non c'era. Alle le persone di riguardo l'impiegato (che aveva poco da fare) portava lui le rare lettere (le stampe quasi non esistevano) e una regalia ci scappava, preziosa per arrotondare il magro stipendio.

Regie Poste: Prefetto di Benevento - 1863

Regie Poste: Deputazione Provinciale di Benevento - 1867

Regie Poste: Ispettorato Forestale di Benevento - 1861

Regie Poste: Sotto-Prefetto di S. Bartolomeo in Galdo - 1863

Regie Poste: Intendenza del Circondario di S. Bartolomeo in Galdo - 1861

1860 - l'Impiegato dell' Officina postale di Agnone (CB), nell'atto di obliterare la lettera prevedeva che, di li a poco, francobollo e timbri sarebbero divenuti testimoni di un Regno scomparso ?

Vecchi timbri di SEPINO

Vecchi timbri di ISERNIA

Parte di lettera in partenza da Campobasso il 10 luglio 1866, munita di francobollo azzurro di cent 15 di Vittorio Emanuele, annullato con timbro a griglia. Notare che la metà inferiore dell'ovale è stata sovrastampata da una linea nera, larga e molto marcata. Questo perchè il francobollo era stato emesso nel 1863, quando era sufficiente ad affrancare una lettera. Ma dal 1 gennaio 1865 la tariffa fu elevata a 20 cent (di lira) e allora, per non sciupare tutta le scorte del francobollo, si ricorse al sistema della riga nera e delle nuove cifre: C. 20 sopra e sotto, sovrastampate. Un rappezzo veramente brutto, allora giustificato dalla necessità della rigida economia su tutte le spese dello Stato ?

 

INSIDIE DELLA NEVE E ASSALTI DEI BRIGANTI

I due cavalli (ma più spesso quattro) che tiravano la diligenza, non erano certo gli stessi partiti da Napoli, dato che, per giungere alla fine del "cammino" dovevano percorrere un duecento chilometri. Lungo il detto cammino c'erano varie stazioni di posta, nelle quali cavalli freschi si mettevano al posto di quelli stanchi. Come facevano i paesi interni (non toccati dai tre cammini anzidetti) a ricevere la posta? I Municipi avevano una propria diligenza, mentre ai più piccoli o sperduti sulle montagne bastava un mulo: questo o quella si recava all'officina della posta più vicina, per portare qualche lettera in partenza e prendere qualche altra in arrivo. Le missive erano sempre poche, perchè il più delle gente non sapeva scrivere e inoltre la stessa non aveva motivo di uscire dal paese nativo. Il fenomeno dell'emigrazione doveva ancora venire. Sapevate che il postiglione doveva essere sempre armato di pistola? Già, perchè se le bufere di neve erano frequenti d'inverno, la possibilità d'assalto (da parte dei cosiddetti briganti di strada) c'era sempre, d'estate come d'inverno. Anzi, nei posti, dove di solito si appostavano i briganti, i postiglioni dovevano essere sempre due armati. Mestiere duro quello dei postiglioni, perchè, con la neve come col solleone , di notte come di giorno, le corriere dovevano partire e giungere, all'orario fissato, a destinazione. Se poi, ai pericoli naturali, si aggiungevano i malfattori, c'era proprio da raccomandarsi al santo protettore.

ANNULLI

Napoli 30.7.1863

Benevento 30.7.1863

Salerno 29.7.1863

Sepino (CB) 15.18.1861

Campobasso 15.10.1861

Benevento 26.3.1863

Isernia 13.12.1863

Agnone (CB) 1866

 

APPAIONO I FRANCOBOLLI E LA POSTA DIVENTA PIU' CELERE

Fino all'introduzione dei francobolli, la tassa postale (il cosiddetto "porto") era a carico di chi riceveva la lettera. Ma era anche permesso pagarlo in partenza. In tali ipotesi lo speditore doveva recarsi all'officina postale, dove l'addetto, pesata la lettera e calcolata la distanza (che la medesima doveva percorrere) incassava il denaro necessario e scriveva sulla busta la parola FRANCA (cioè franca di porto). Su tutte le altre buste , invece, scriveva, in carattere grosso e ben marcato (si da essere non solo ben visto, ma anche non cancellato o alterata) la cifra da pagare. Questo complicato lavoro finì il 1 gennaio 1958, quando anche il Regno delle Due Sicilie decise di attivare le "vignette adesive", cioè i francobolli. La distanza, che la lettera doveva percorrere, non contò più; il peso ognuno poteva misurarlo da sè e applicare, in conseguenza, il francobollo giusto; inutile dire che il servizio se ne giovò. Anche il colore fu unico (il carminio), mentre il buon senso avrebbe voluto che fosse diverso, onde distinguere i valori a prima vista. L'unica distinzione era nella cornice. I francobolli emessi furono 7, col valore espresso in "grani". Nell'unica vignetta prescelta, il "campo" (lo spazio interno) era diviso il tre parti, occupate dal "cavallino sfrenato" (simbolo di Napoli), dalla Trinacria (simbolo della Sicilia) e dai tre gigli borbonici. Li differenziava la cornice (che racchiudeva il campo): un cerchio, un ovale, un rombo, un quadrato (ripetuto due volte), un esagono regolare e uno irregolare. Perchè fu unico il colore di tutti e sette i francobolli ? Perchè il governo Borbonico viveva nella paura di manifestazioni di simpatia verso i re di Savoia, i quali, fin dal 1848, avevano concesso lo Statuto, senza più ritoglierlo. Cosa c'entra questo con i francobolli? C'entra sì, perchè mettendo sulla busta due, tre francobolli di tinta diversa, si sarebbe potuta raffigurare la bandiera tricolore: colpa grave! A causa della politica e anche a causa della fretta, con cui si operò, la serie in parola risultò assai modesta, col suo unico disegno, nel quale i tre gigli risultarono pressoché invisibili. Ma tali francobolli, invero bruttini, dureranno poco: presto arriverà Garibaldi e tutta la vita dello Stato cambierà in meglio, compresa la moneta e i francobolli.

POSTA NAPOLETANA

Posta Napoletana G. 10

Posta Napoletana

Posta Napoletana G. 50

Posta Napoletana G. 2

HOME PRINCIPALE