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GUARDIA NAZIONALE |
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Componente delle Guardie Nazionali (squadre volontarie antibrigantaggio) su iniziative municipali affiancarono il Regio Esercito La costituzione delle Guardie Nazionali, risale al 1806; fu voluta dalla borghesia napoletana per soffocare la reazione borbonica dei lazzari contro il sistema napoleonico. Ferdinando II le dette nel 1833 un nuovo ordinamento, consentendo l'arruolamento agli uomini dai 21 ai 50 anni che fossero di comprovata fede monarchica. Garibaldi, come era logico, con decreto 17 settembre 1860, escluse dalle Guardie Nazionali i filo-borbonici e i simpatizzanti in genere del potere assolutistico. |
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da: "BERSAGLIERI Epopea dei Fanti piumati da La Marmora ai Commandos" Compagnia Generale Editoriale spa, Volume 1°, 1979 |
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....... si trattava di un'istituzione già esistente da lungo tempo, sotto diversi nomi, nel Napoletano (Guardia Civica nel 1806; Milizie Civili e Guardia di Sicurezza nel "decennio francese"; Guardia di Sicurezza Interna nel 1833); soppressa nel 1848, fu ricostituita nel 1860, col nome di "Guardia Nazionale" dal Del Re, ministro dell'Interno e di Polizia con la legge provvisoria del 5 luglio 1860 e, dopo la fine del regno borbonico, fu riconfermata da due decreti del dittatore Garibaldi rispettivamente dell'11 e del 17 settembre di quell'anno; nel secondo era chiaramente specificato che dovevano essere esclusi dal reclutamento coloro che sono notoriamente conosciuti come attaccati al governo assoluto. Questa esclusione - nota il Molfese - estesa di fatto alle province, ove peraltro venne rispettata in minore misura che a Napoli, era destinata, nella mente degli autori, a fare della Guardia Nazionale, nata con una legge borbonica, uno strumento di difesa della rivoluzione unitaria anche perchè la sua riconferma avveniva dopo la soppressione delle Guardie Urbane che istituite con decreto del 24 novembre 1827 in ogni comune, tranne Napoli e i capoluoghi di provincia e di distretto,... avevano il compito di collaborare con la gendarmeria ad ogni richiesta di questa, di mantenere l'ordine e di sorvegliare gli "attendibili" liberali. Furono l'appoggio più capillare del dispotismo borbonico nelle province. Ma l'efficienza dei reparti del riconfermato e rinnovato corpo militare si rivelò ben presto compromessa dalla violenza della reazione, dalla scarsezza di disciplina e dall'insufficiente armamento ed equipaggiamento, dalla poca considerazione che di esso avevano gli alti comandi militari; questa situazione denunziava il luogotenente Farini quando scriveva al Cavour il 16 novembre 1860: Le Guardie Nazionali formano bande anch'esse, con corpo ordinato. In molti luoghi hanno pigliato le armi che hanno e si sono battute bene coi caffoni (sic) ma si son date anch'esse a far violenze inaudite: sono partigiani che si battono contro i partigiani, non è forza governativa e sociale;... non hanno ruoli, non matricole, non gerarchia, non consigli di disciplina...E le armi? le così dette Guardie Nazionali, se si eccettui quella di Napoli, sono armate di ogni sorta di strumenti da ammazzare... Questi benedetti nostri militari se ne impippano di tutto ciò che non riguarda i loro soldati. Poca disciplina, dunque, gracile organizzazione interna, armamento ed equipaggiamento scadenti furono le cause prime della dubbia efficienza dei reparti della Guardia Nazionale che trovarono anche un grave ostacolo alla loro attività repressiva del brigantaggio nei limiti territoriali imposti alle singole unità che, per legge, non potevano uscire dai confini del comune a cui appartenevano. Leggiamo in una lettera del delegato di Pubblica sicurezza di Cerreto Sannita all'intendente di quel circondario l'esposizione critica di una situazione che se il mittente descrive come esistente in un singolo comune è però emblematica di altre consimili: "...colgo poi l'occasione per farle presente che in Campolattaro v'è una Guardia Nazionale che si compone di gente non solo retriva ma pericolosa, cui le armi e le munizioni sono malamente affidate. Tanto è ciò vero che se anche altra operazione fosse rimasta a farsi, pur tuttavia avrei dovuto necessariamente intralasciarla dal poichè, le truppe richiamate in Cerreto, sarei rimasto senza forza alcuna, non potendo per nulla fidarmi di quella Guardia Nazionale. E' dunque urgente, a parer mio, che sia prontamente disciolta nell'interesse del Governo e per sicurtà dei buoni cittadini... Nè da quella popolazione può, almeno per ora, ripromettersi alcunchè di bene o di ravvedimento, ed invece v'è tutto da temere, essendo in completa dissoluzione, senza autorità che gli dia un indirizzo morale nè politico, con un clero retrivo per la più parte, ed un inetto sindaco, non ancora sostituito dal nuovo nominato, a causa dello stato scoraggiante del paese.. La scarsa coscienza civile delle popolazioni, il disordine, la debolezza, la confusione dei poteri amministrativi sono dunque altre cause (ed effetti insieme) dell'inefficienza della Guardia Nazionale ....... |
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da "Sannio Brigante" di M. De Agostini & G. Vergineo, Ricolo Editore, Benevento, 1991 |
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