Al termine di questo viaggio nel passato che ha toccato le tappe ignote di una Nazione sepolta come Atlantide, proibita come la mitica città di Ur… eppure così moderna ed a noi ancora tanto vicina in senso cronologico, si vuole chiarire ai lettori che questo lavoro non è frutto di sterile nostalgia ma è un vero e proprio atto d'amore per quella nostra Patria che nobilitò e rese autentiche e ben definite le nostre radici, il nostro stesso carattere. Rimangono, di questa, solo poche orme sul bagnasciuga di una spiaggia qualsiasi del Sud, laddove i bimbi d'ogni generazione si ostinano tuttavia ad erigere castelli di sabbia; orme annerite dal catrame, straziate da spini e da stecci e, prima che la prossima onda e la bruma del mare dell'indifferenza ne cancellino anche l'ultima traccia, abbiamo inteso - con lealtà ed umiltà -non di magnificarla ma di imprimerla così quale realmente è stata nel bagaglio di ricordi di questa "distratta" generazione e di quelle a venire, perché i meridionali non abbiano più a vergognarsi d'essere tali, perché siano orgogliosi delle proprie radici, perché continuino ad esprimersi nella loro LINGUA senza imposizioni esterofile di gusto e di maniera. Perché saggiamente evitino di cadere nel limbo della massificazione, spersonalizzante ed avvilente.
Abbiamo presentato immagini, istantanee di tante storie da UNA STORIA, per desiderio di giustizia e di verità, anelando al rispetto dell'Identità Meridionale e della sua grande Civiltà, lungi dal voler restaurare troni che non esistono più o dall'insistere a voler delimitare antichi confini di quel territorio che oggi - alla luce dell'evidenza - è biecamente divenuto un serraglio, un ghetto, una depressione... una "espressione geografica", ingiustamente.
Ogni ghianda reca in sé - come disse l'esule poeta Gibran - il desiderio della quercia che verrà; ci piace pensare che 143 anni fa, l'essenza integra di questo bistrattato Sud, insieme ai sogni, al sudore ed al sangue del nostro popolo offeso e vilipeso abbia riempito il cuore di una ghianda tramutandola in forziere delle memorie, perché il virgulto della nuova pianta messo a riposare nel ventre materno della terra del Sud potesse partorire nel lento processo della crescita una nuova maestosa quercia che desideriamo poter affidare alle cure della nuova classe dirigente dell'immediato futuro meridionale; una classe dirigente consapevole, "risvegliata" dal sonno della catarsi, liberata dalle catene dell'oblio e della morte apparente.
La dignità di un uomo e di un popolo è nella conoscenza e nell'accettazione di sé. Chi non può più permettersi di ignorare la Storia, ne prenda coscienza; chi - nonostante tutto - continua a negare la sua storia si è già tramutato in una statua di sale; chi, consapevolmente, continuerà a rinnegare la sua storia sarà maledetto, non essendo degno d'essere annoverato tra gli uomini.
Marina Salvadore - Mauro Caiano - Cuono Gaglione |