LETTERE ALLA RETE
Risponde
Alessandro Romano
Leggo soltanto adesso
il messaggio relativo a Teano. Ti segnalo che tempo fa sono stato contattato
dall'associazione "Erchemperto" di Teano, che mi ha chiesto di scrivere (a
titolo gratuito, naturalmente) qualcosa che sarebbe stata pubblicata su un
volume che il Comune avrebbe stampato per ricordare l' "evento". Risposi che
l'avrei fatto "a loro rischio e pericolo"; nel curriculum che
accompagnava il mio scritto ho anche evidenziato che un mio trisavolo
nel 1849 aveva combattuto contro Giuseppe Garibaldi e che nel gennaio del 1863
lo stesso era stato tratto in arresto perché trovato in possesso di armi,
munizioni e corrispondenza con Francesco II di Borbone, esule a Roma. Lo scritto
che ho inviato riguardava le modalità con cui si era svolto il
plebiscito, organizzato in tutta fretta nell'ottobre del 1860. Tali
modalità ho tratto dal manifesto con cui il plebiscito stesso era stato
indetto, di cui ho trovato una copia presso l'Archivio di Stato di Caserta. Il
mio scritto è stato pubblicato e sono stato invitato alla presentazione
dell'opuscolo che lo contiene, tenutasi nella chiesa dell'Annunziata,
posta nel centro storico di Teano, domenica 24 ottobre. Con me c'era anche
Fernando Riccardi, che, per la stessa pubblicazione, ha scritto un articolo
relativo all'esercito borbonico. C'erano anche due docenti universitari, i
quali hanno anche dato il loro contributo all'opuscolo. La riunione era
presieduta dal sindaco di Teano. Gli autori presenti sono stai invitati a
prendere la parola. Hanno parlato prima i due docenti universitari. Poi ha
parlato Fernando Riccardi, il quale, ha fatto presente che occorre ricercare la
verità storica sui fatti del Risorgimento e, facendo riferimento ai
bersaglieri, che poco prima avevano sfilato per Teano, ha ricordato
l'eccidio dai medesimi bersaglieri compiuto a Pontelandolfo. Il suo intervento è
stato molto apprezzato dal numeroso pubblico presente. A me è toccato di
parlare per ultimo. Ho esordito dicendo che l'Italia deve restare unita e che
noi meridionali non dobbiamo cadere nel tranello che i nordisti stanno ordendo
con il federalismo fiscale. Fatta questa premessa, ho accennato (il tempo a
disposizione era poco) a quella che era la situazione
socio-economica dell'Italia meridionale e della provincia di Terra di
Lavoro prima dell'unificazione, ponendola a confronto con la situazione
successiva all'unificazione. I due docenti universitari presenti hanno
chiesto di nuovo la parola, per dirsi d'accordo con Fernando Riccardi e con
me. Alla fine dell'incontro, numerose persone si sono avvicinate a Fernando e a
me per farci le loro congratulazioni e chiederci dove poter leggere i
nostri scritti.
Un'altra piccola
goccia nel mare delle menzogne risorgimentalistiche forse è stata
buttata.
Ti abbraccio,
Ferdinando
Corradini
Caro
Ferdinando,
conosco la tua
preparazione, la tua passione, la tua rigorosa coerenza e soprattutto la tua
umiltà nel proporti che esalta maggiormente le importanti notizie di cui spesso
ci fai dono.
Diversamente appaiono
altre persone che, nel dualismo delle due figure di storico e di meridionalista,
spesso assumono un atteggiamento schizofrenico a secondo della situazione in cui
vengono a trovarsi.
Caro Capitano
Romano,
Ieri, festività di
OgniSanti sono andato nella Basilica di Santa Chiara a porgere omaggio ed una
preghiera al mio Re, ed al mio Dio.
Anche se con un
pizzico di imbarazzo non nascondo che, di fronte alle tombe Reali, sono riuscito
a stento a trattenere la commozione, anche pensando a ciò che eravamo, a
ciò che saremmo potuti essere, e a ciò che ci hanno fatto
diventare.
Anche se mi ha
rattristato molto il non vedere neppure un solo fiore, sulle tombe, ho
avuto piacere del fatto che, stimolati dalla curiosità di un gruppo di
Giapponesi in visita, apparentemente molto più consapevoli di "Chi"
stessero visitando, molte persone si sono avvicinate, ignare che in quel
santo luogo vi fossero le Reali Sepolture.
Tutto ciò premesso,
volevo chiedere chi fosse un tal "Matteo De
Augustinis".
La mia curiosità
nasce dal fatto che tornando verso piazza Dante, percorrendo via cisterna
dell'olio a ritroso, la mia attenzione è stata catturata da una enorme
lapide che commemorava, all'esterno di un palazzo, questo tal signore,
premettendo che fu vittima delle "borboniche
persecuzioni".
Chiarito che non
ritengo i Borbone in grado di attuare "persecuzioni", in quanto se così
fosse stato non ci saremmo trovati in queste condizioni, trovo molto
irrispettose ed anche fastidiose quelle parole, a due passi dal Mausoleo
Reale.
Da qui la mia
richiesta.
Grazie tante (non
dirò mai più "grazie mille") per l'attenzione.
Cari
saluti
Stefano
Monte
Caro
Stefano,
è vero le tombe dei nostri
Re colpiscono soprattutto per la loro modesta evidenza in contrasto con la loro
importanza. Non è raro vedere visitatori che, apprendendo dalla “misera”
indicazione (e meno male che adesso c’è) posta presso la cappella cosa hanno
davanti, restano estremamente meravigliati e, nello stesso tempo, soddisfatti di
essersi trovati casualmente su un luogo molto particolare.
Purtroppo le cose vanno
come devono andare perchè anche loro, e cioè i resti mortali di quei Sovrani, si
trovano sepolti in “terra straniera”. Questa definizione non è mia, ma del
grande don Paolo Capobianco che asseriva con determinazione che
In merito al “personaggio”
da te individuato, ignorato dal 99,99% della gente come la stragrande
maggioranza dell’infinità di lapidi e monumenti di questi “eroi del mendacio”,
ti riassumo in breve le sue “virtù eroiche” per il quale avrebbe voluto essere
perseguitato dai Borbone che non avevano altro a cui pensare che ad un povero
servo della cospirazione massonica.
“Matteo De
Augustinis nacque il 15 aprile del
Divenuto
allievo di Samuele Cagnazzi ed affascinato dalle idee “universali” e “della
ragione”, aderì alla massoneria. Inseritosi negli ambienti della cospirazione
politica, ebbe strada facile nell’ascesa ai ranghi universitari dove ben presto,
giovanissimo, ebbe la cattedra di diritto penale. Anche se ufficialmente
pubblicò studi politici, economici e forensi equidistanti, moderati e di un
certo rigore scientifico, clandestinamente si dedicò a redigere libelli
fortemente di parte tendenti a demolire il sistema economico e sociale borbonico
costruito sulle dottrine cattoliche moroiane. Infatti, benché battezzato,
assunse di frequente atteggiamenti laicistici anche intransigenti e violenti.
Questa sua doppia figura gli procurò i primi seri guai nel 1844 quando fu
intercettato un suo scritto sovversivo.
Sottoposto ad indagini di polizia, fu arrestato mentre ne stava
preparando un altro insieme ad emissari della cospirazione
internazionale.
Dopo
sette mesi di arresto, fu inaspettatamente posto in libertà e riabilitato alle
cattedre. Ma la sua immagine di
cospiratore era stata irrimediabilmente compromessa, addirittura ci fu chi lo
accusò di aver tradito la massoneria e che presto l’avrebbe pagata cara. Sta di
fatto che fu espulso dagli ambienti massonico-liberali napoletani. Dopo aver
partecipato attivamente al VII Congresso degli Scienziati d’Italia,
improvvisamente morì l’8 ottobre
La lapide
che lo ricorda, è riferita ai sette mesi passati nel carcere di Sant’Elmo dove,
tra l’altro, continuò nella sua attività di scrittore e studioso del diritto.
(Arch.
Stato Napoli - Atti Polizia 1840- 1848/ Fasc. III - 1845); (Massoneria e
Politica – Ed. Massoneria Napoli 1889).
Carissimo compatriota
Alessandro,
ho sentito che in
occasione del prossimo Festival di Sanremo gli organizzatori vorrebbero
approfittare dell'evento, e quindi della sua vasta platea, per festeggiare
l'unità d'italia.
Cosa possiamo fare
per bloccare quest'iniziativa?
Un'idea potrebbe
essere organizzare l'invio di una mail da parte di tutti i
compatrioti nella quale manifestare il nostro dissenso o comunque
organizzare
qualcosa per evitare questa ulteriore farsa.
Qualunque suggerimento da parte
tua sarà ben accetto ma comunque
attiviamoci.
In attesa ti saluto
cordialmente.
Guido
Varsallona
P.S. A me è venuta
un'idea che mi fa piacere trasmetterti e che comunque non ha nessuna
attinenza con l'argomento in oggetto. Perchè non realizziamo un distintivo come segno di lutto da portare sui ns abiti ( mi riferisco ai ns compatrioti e a tutti quelli che avranno il piacere di farlo) in
ricordo degli
eccidi fatti dai piemontesi contro le popolazioni del Sud in
nome dell'unità d'Italia ?
Caro
Amico,
quando questi decidono
certe cose è molto difficile farli desistere dai loro malefici intenti. Quello
che si potrebbe fare è esattamente ciò che abbiamo sempre puntualmente fatto:
rovinargli la festa (vedi Sanremo 2009).
L’anno scorso la cosa ha
funzionato alla perfezione perché i nostri compatrioti attivisti hanno giocato
sull’effetto sorpresa, spiazzando tutti quanti. Noi mantenemmo il massimo
riserbo e loro furono di una determinazione e di una precisione da
manuale.
Tuttavia visti i
precedenti, credo che quest’anno non riuscirebbe a passare nemmeno un ago dalle
maglie del filtro giacobino del Festival. Nemmeno è pensabile che delle semplici
e-mail possano in qualche modo disturbare i promotori di certe
iniziative.
Come diceva Crocco: “Occorre aspettare un loro passo falso per
colpirli. Uscire allo scoperto sarebbe solo un tiro a bersaglio”. Quindi,
per il momento è consigliabile sedersi sulla sponda del fiume ed aspettare un
loro errore per metterli alla berlina attraverso i nostri ben rodati
strumenti.
In merito alla tua idea di
un distintivo mi sembra ottima. Tuttavia devi sapere che nel nostro Movimento
vige “il principio del pioniere” e cioè, chi partorisce un’idea diventa
automaticamente il progettista, il promotore ed il responsabile della
realizzazione di quell’idea alla quale tutti devono
concorrere.
Ciò nasce dal principio
che “la corda si tira e non si spinge” e per evitare che il nostro mondo si
divida negativamente in due categorie: a) Chi partorisce le idee e le impone (il
caporale); b) chi le subisce e le deve mette in pratica (gli uomini). Pertanto,
facci conoscere nei dettagli la tua idea e come intendi realizzarla: se è
valida, come sicuramente lo sarà, tutti noi saremo pronti a
seguirti.
Caro Alessandro,
bene hai fatto a comporre lo stridore di questi due articoli. Quello dell’asservito Panebianco l’avevo letto già ieri sul corriere.it, con il solito intermedio e finale conato di nausea che deriva dal leggere i suoi “editoriali” da accordato ai dominatori. Scopro ora invece, grazie a te e alla rete, il pensiero di questo Schifano, certamente un figlio della nostra emigrazione – i cognomi sono l’unica cosa che non mente!, che riassume -forse meglio di tanti altri- elementi di pensiero che sono anche i miei.
Un saluto duosiciliano,
Luca Sessa
Grazie Capitano!! per
avere ancora una volta dato onore alla verità! speriamo che a livello nazionale
si sappia delle falsità della storia!
A Formia hanno reso onore ai ladri e criminali, granatieri del Piemonte o Sardegna come dir si vuole, ma come riusciamo a far capire che la storia ha falsificato! come si fa capire che l'unità d'Italia in fondo è un invasione di uno stato straniero! si festeggia i 150 anni dell'unità d'Italia ma, secondo me bisogna far capire che questa è sola un invasione di uno stato nei confronti degli di uno stato sovrano! che in fondo nessuno nel meridione voleva l'unità d'Italia, tanto è vero che i cosiddetti briganti non erano che altro patrioti che combattevano per la loro nazione! Bisogna andare avanti, come stai facendo tu per far capire che l'unità d'italia non è altro che una falsificazione!! e che l'unità d'italia è servita semplicemente ad arricchire la casse del nord! e adesso voglio il federalismo! quando già 150 anni fa già eravamo divisi ma al nord non conveniva!!!!!
Com'è che la storia non insegna niente???
Aspetto una tua risposta e una bandiera dei Borbone d'appendere al mio balcone, perchè penso che dobbiamo incominciare a distinguerci da questo marciume d'italia unita!!!!! (escort, put....,BERLUSCONI, tangenti ecc)
UN caro saluto
Luigi GOTTI
Caro Luigi,
innanzitutto ci vuole pazienza che è cosa ben diversa dalla
rassegnazione in cui da tempo è finita la nostra
Gente.
Basta persistere ed insistere ed il tempo ci darà ragione,
soprattutto perché le vere vittorie sono quelle i cui effetti non svaniscono nel
giro di un semplice evento.
In merito alle Bandiere, in questi ultimi tempi notevole è stata la
richiesta, tanto che anche i nostri “fornitori ufficiali” ne sono rimasti
sprovvisti.
Stiamo vedendo di farne produrre delle altre apportando anche dei miglioramenti nelle stampe. Appena le avremo, una sarà tua per farla sventolare anche a Formia.
UN REGNO
ARRETRATO
Ciao
Alessandro,
quando mi trovo in luoghi al di fuori della
zona dove abito, osservo quando posso le tracce che possono testimoniare quanto
ere arretrato il Regno delle Due Sicilie prima dell'annessione al Piemonte,
vista la versione storica
ufficiale.
La verità è scritta nelle pietre della nostra
terra, per leggerla bisogna soltanto osservare con un po' di attenzione e
pazienza.
Sabato sera 16 ottobre
Scendo dalla macchina e noto di fronte al
Palazzo Comunale, sulla sinistra una fontana pubblica, di quelle importanti
che riportano la targa in marmo dove vengono riportate la paternità e la
data di costruzione, come ben sai.
Era buio e non potei leggere l'iscrizione, ma
individuai con assoluta certezza la data di costruzione in caratteri romani anno
1846, pensai (mmmm è stata fatta nel periodo borbonico).
Siccome ero
leggermente in anticipo decisi di fare quattro
passi.
Dietro al Municipio si sviluppa il centro
storico, molto antico ,incollato alla collina che sale con una pendenza
enorme.
Presi la prima stradina che trovai e notai
che si poteva percorrere solo a piedi, data la pendenza, al
massimo poteva essere affrontata con animali da
soma.
Rimasi meravigliato da tanta bellezza
architettonica ( come è vero che esistono luoghi stupendi vicino a noi
e ci si ostina ad andare a visitare posti lontani dalla nostra terra,
magari meno belli).
A metà strada, incassata in un muro, vi
era una fontanella pubblica, fatta in piperno di buona fattura, scolpita,
nella zona centrale appariva la data di costruzione 1846, la stessa data
riportata sulla fontana importante davanti al
Municipio.
Caspita ho pensato, questa cittadina nel 1846
sotto il Regno di Ferdinando II aveva già l'acqua pubblica,
contraddicendo chi ha scritto che il Regno delle Due Sicilie era
arretrato.
Ciao
Stefano Lippiello
Salve,
al cap. A. Romano;
forse
mi sono perso qualche passaggio, ma noto che si parla di italiani e del Regno
delle Due Sicilie (la mia Patria), noto anche che si da molto spazio agli
Italiani Nordisti, che salva prova contraria non ho mai "capito"perchè si sono
appropriati di un nome antico che certamente non ha nulla a che vedere con il
Nord.
Forse
il mio "nozionismo" mi tradisce, ma mi risulta che sin dal
Cari
saluti a Lei ed a Tutti i patrioti e ricordiamo i nostri avi che con il loro
lavoro e sacrificio ci hanno lasciato IL BEL PAESE che oggi mi sembra alquanto
abbruttito.
Sempre
vigile: onore e gloria!
Domenico
Bonomo
Caro
Domenico,
ciò che tu
affermi con orgoglio è esattamente quello che nelle mie conferenze dimostro con
documenti è fatti.
La cosa
interessante è che quando illustro con un pizzico di provocazione che “l’Italia
siamo noi” e che tutti gli “altri erano e sono solo delle regioni periferiche”
vedo meraviglia negli sguardi di chi mi ascolta, spesso compiacimento ed
addirittura, in alcuni casi, sgomento. Il teorema, infatti, è semplice e
sconvolgente, ma è la verità: l’Italia eravamo noi. Fummo annessi al piccolo
Piemonte la cui storia e la cui cultura italiche non sono mai state. Tanto per
dirne una, la proclamazione del Regno d’Italia del 17 marzo del 1861 fu scritta
in francese.
Ora, finalmente,
l’est della Francia (il Piemonte, Aosta e Liguria) ed il sud dell’Austria
(Lombardia, Friuli, Veneto ecc.) vorrebbero finalmente “liberare”
dall’occupazione l’Italia e Roma: vediamo cosa succede. Meglio un divorzio
sfavorevole di una cattiva convivenza.
Al capitano Romano
Mi chiamo Rispoli Domenico e mi ritengo un patriota anche perche la mia bisnonna era la sorella di un capobanda dei briganti ( Peppe Apuzzo di Paipo nome di battaglia Cascettone ) .
Stamane dopo avere visto il video pubblicato dall'amico Gennaro Brandolini riguardante la poesia ( la più bella forma d'arte letteraria ) 'O SURDATO 'E GAETA , la quale, e non posso nasconderlo, mi ha commosso per la passione e l'ardore con cui fu scritta, oltre al parlare di un compatriotta di Meta, cittadina a pochi chilometri da Positano. Colpito nel più profondo del mio cuore, sono andato a ricercare nel web dove l’ho trovata ( l’ho copiata anche nelle mie note personali ). Ma non contento di ciò e preso dall'entusiasmo, l'ho pubblicata nel giornalino online ( positanonews.it ) per metterla a disposizione dei lettori, dove, tra l'altro, c'e' una rubrica curata da Giovanni Cervero che parla della storia del sud. Dopo averla pubblicata ho contattato Cervero che mi aveva rassicurato che l’avrebbe inserita nella sua rubrica. Ma più tardi ho visto che era stata addirittura rimossa. Allorché ho ricontattato Cervero il quale mi ha detto con immenso stupore che non ne sapeva nulla della rimozione, spiegandomi che anche le sue inserzioni vengono vagliate dal direttore ( Cinque Michele ). Ribadisco che ho solo fatto un lavoro di copia ed incolla senza aggiungere nessuna lettera o parola.
Non riesco per nulla a comprendere come un pezzo d'arte, in questo caso arte borbonica, debba essere giudicata non interessante o culturalmente irrilevante da una singola persona.
Per tale gesto mi sono ritenuto immensamente offeso ( e come sputare su un Caravaggio o su un Caprile solo magari perché non si comprende la forma artistica).
Sempre fedele alla mia Patria duosiciliana e che Dio maledica i Savoia sin quando non se ne perderà il nome.
Rispoli Domenico
P.s.: Vi lascio i miei numeri telefonici (omissis) ( 'Evviva 'o 'rre )
Caro
Domenico,
non ti
amareggiare più di tanto, noi dividiamo il mondo politico-culturale meridionale
in due categorie: a) i giacobini, servi della menzogna e del degrado
etico-morale, artefici della nostra attuale situazione, con tutte le varie
diramazioni; b) i neoborbonici ed i legittimisti, con tutte le varie derivazioni
e promanazioni, ma tutti figli fedeli di una Nazione una volta grande e prospera
che sopravvive da 150 anni nei cuori dei veri
meridionali.
Questi signori
che si permettono di censurare la verità e l’arte a loro scomoda, fanno di tutto
per preservare il regime storico-culturale a cui appartengono da 150
anni.
Pertanto, caro
amico è tutto tempo e fiato sprecato. Naturalmente non è che uno debba
desistere, anzi, ma è meglio forse concentrarsi in altre direzioni evitando di
legittimare certe “testate” con lavori sicuramente più onesti e coerenti delle
loro sistematiche menzogne.
Caro capitano Romano,
mi scuso per aver riportato le mail, ma non
volevo che si dimenticassero i passaggi del ragionamento. Ammetto che rileggendo
a distanza di tempo la mail sembro molto forcaiolo, quando lessi la notizia di
ciò che accadeva realmente a Terzigno mi arrabbiai, anche se andrebbe detto che
mi incazzati tantissimo. Combattere per me non significa prendere una pistola e
sparare! Si combatte al livello culturale, sociale, economico e in ultimo, come
conseguenza ultima, estrema, al livello MILITARE. Violenza porta violenza è
vero, ma se un pastore ha il gregge che viene attaccato dai lupi, come potrebbe
convincerli ad andarsene in maniera pacifica? Ci mette i cani in mezzo al
gregge, poi costruisce un recinto...poi alla fine se il lupo è caparbio una
pallottola, una una, se la prende! Tu stai combattendo al livello culturale in
stile Leonida contro Serse. Io mi immagino con il tuo Operato come possa
sentirsi un leghista: i tuoi beneamati Asterix e Obelix, da cui discendi, non ti
hanno dato nulla da mangiare e, se sei diventato grande, devi dire grazie ai
Terroni! (Fossi leghista, ad appurare una cosa del genere, preferirei morire
affogato nelle acque “sacre e purificate dagli scarichi industriali” del Po’).
Ogni giorno io “combatto” il pregiudizio
leghista del Nord, si potrebbe sembrare ridicolo detto così! Ma lo faccio
diffondendo le notizie storiche, cercando di convincere la gente che non siamo
inferiori a NESSUNO e che abbiamo anche noi una dignità di popolo, non compro il
più possibile i prodotti del nord ecc. ecc.
In ogni conflitto, hai ragione, chi ci
rimette sono sempre i più deboli, ma la cosa che temo è che guardando in dietro
nella storia ad ogni rivoluzione culturale è seguita una rivoluzione
socio-economica poco pacifica; si pensi alla rivoluzione francese, i cui semi
sono stati piantati dall’illuminismo che hanno fatto prendere coscienza alla
borghesia delle sue reali potenzialità. Senza andare oltre nel ragionamento
storico ( di cui sono sicuro che la mia conoscenza arrossirebbe su questo tema
confrontandomi con te, che consulti archivi e sotto archivi e libri interi di
storia), con il vostro movimento culturale state seminando la rivoluzione
culturale, sociale ed economica.
Gli strumenti come dici tu sono cambiati,
basti pensare alla questione del nucleare! Le regioni MERIDIONALI (guarda caso
una centrale nucleare non si può mettere sotto Milano e le scorie buttarle sotto
al duomo) si erano unite e avevano detto un secco ENNE-O allo Stato italiano.
Ebbene sì, grazie alla “bravura” di Fitto, le leggi regionali sono state
reputate INCOSTUTIZIONALI! Ringraziando il governo italiano, si è avviata la
formazione del comitato per le centrali nucleari e via dicendo: entro il 2020
avremo le centrali nucleari! Sommando gli effetti dell’ILVA di Taranto più gli
effetti delle scorie nucleari ( che si sa bene come saranno “gestite”) credo che
morirò tra l’imbarazzo della scelta della tipologia dei tumori che la medicina
mette nel menù! La gente è stanca di tutto ciò che sia impegnativo e pensa alla
pagnotta!
Quindi facendo un
pronostico dell’economia meridionale che è fortemente rurale (sulla base delle
mie competenze derivanti dalla laurea in agraria) si avrebbero problemi
riguardo: le produzioni agricole che sarebbero invendibili e quel poco di
vendibile sarebbe fortemente screditato nel mercato
nazionale, il paesaggio ne
uscirebbe ulteriormente devastato mandando a rotoli quel debole turismo che si
sta sviluppando, le aziende connesse del settore agroalimentare chiuderebbero e
infine la disoccupazione salirebbe alle stelle.
I più teneri di animo penserebbero: andiamo
a lavorare su al nord! Ma anche qua ultimamente da Milano hanno pensato
affettuosamente a noi terroni: SE NON SEI RESIDENTE NON LAVORI!! E ma se io non
ho i soldi perché non lavoro, come faccio a comprarmi una casa o a pagare un
affitto a Milano e simili?? Mistero della fede celtica!
Di tutti questi ragionamenti, sicuramente
poco precisi e molto semplicistici, mi preoccupa il pensiero che un giovane come
me alla fine dopo tanti schiaffoni dalle istituzioni e per giunta la quasi
certezza di morire di tumore se rimane qua non ha nulla da perdere! Quindi
se mai ciò dovesse accadere chi mai guiderà quei giovani? Lo Stato italiano
(leghista per fede da 150 anni e dichiarato da 20 anni) li sopprimerà, e spero
che a quel punto i vostri semi siano germinati in capi politici ed eroi! Spero
che la disperazione non dilaghi e che ci sia un interlocutore politico che porti
benefici immediati al sud altrimenti c’è una frase di non ricordo quale
politico-filosofo americano che mi fa rabbrividire, la quale recita: l’albero
della libertà ha bisogno di tanto in tanto di essere annaffiato con il sangue
dei tiranni e degli eroi.
Non voglio rubarti altro
tempo, spero di aver spiegato le mie
idee in forma chiara e di non averti annoiato nella lettura!
Cordiali saluti,
Nicola
Giannico
Caro Nicola,
con il tuo discorso hai toccato un po’ tutti i punti di una
situazione tragica, ma non disperata.
E questo perché nelle tue parole noto una reazione negativa per una
latente disperazione che fa agire per vendetta e risentimento e non per
risolvere ciò che ormai si ritiene erroneamente irrimediabilmente
compromesso.
La disperazione, infatti, arriva quando non ci sono più speranze. E
non è vero, come ha detto invece il grande regista Monicelli, che “la speranza è
dannosa al popolo perchè l’hanno inventata i padroni per tenere buoni i servi”.
Non è vero per il semplice fatto che grazie alla speranza dei nostri Padri, alla
fede nell’amore sociale di chi ci ha preceduti se adesso stiamo qui a fare
raffronti ed a segnare la strada da seguire.
Noi Crediamo fermamente nella verità, nella giustizia e nei valori
autentici dell’Uomo, ci rifiutiamo di credere che il male, con tutte le sue
aberranti derivazioni che oggi riscontriamo in maniera così evidente, possa
prevalere in eterno sul bene: “Verrà un giorno.....”. Ne siamo certi. Ed allora
non ci saranno sconti per nessuno. Occorre solo lavorare affinché quel “giorno”
si avvicini sempre più, senza commettere errori e senza cadere nelle trappole di
chi, invece, vuole allontanare la meta e relegarci nella rassegnazione e la
disperazione di chi ha perso definitivamente tutto.
Il piacere
che mi fa questo emergere dell’altra verità è indicibile. Ho la coscienza
pulita: nel mio piccolo 50 laureati vengono due volte la settimana a seguire le
lezioni di cultura vesuviana a San Giorgio a Cremano, dove, con grande pazienza,
stiamo scollando tutte le etichette dalle pagine di storia. E di docenti
neoborbonici ce ne sono soltanto due! Il conto non solo lo abbiamo presentato ma
glie lo stiamo anche facendo pagare: pian piano. Intanto stiamo parlando di una
città che ha cancellato una piazza Garibaldi. E non sarà l’ultimo passo. Un
abbraccio a tutti voi e grazie per l’opera costante di informazione e
formazione.
Aldo
Vella
sarai sempre un grande per quello che fai, ma anche per quello che
prima di tutti hai fatto con coraggio e
determinazione.
Vi invio una mia
poesia su Napoli (quale capitale del Regno delle Due Sicilie), premiata il
27.06.2009 nell'ambito della quarta edizione del Premio "Vittorio Bodini",
promosso dall'Associazione Culturale Salentina "Vitruvio di Lecce.
Titolo: SCETATE
NAPULE.
Scetate Napule/ chell'armi nun'eran sincere/ Championnet nun dicev'o
'vero.-
Scetate Napule/ pure Giuacchin te facette fesso/ ma po', pe furtuna,
fernette
ampress.- Scetate Napule/ a Caribard ce creruto/ e chillo ai
Piemuntes t'à
vennuto.- Scetate Napule/ pe l'Italia alluccavano/ e pure e'
viscere te
fruculiarono.- Scetate Napule/ "Viva o' rre nuosto" strillavano/
e comme
brigante è fucilavano.- Scetate Napule/ cà a' Storia è ancora corta/
chillu
rre, o' bbuono, stà fora a' porta.
Gustavo Rinaldi,
autore di "1799
delle Due Sicilie.
Tutta la
verità.
Gustavo
Rinaldi
Caro Alessandro,
Cazzullo è uno dei veri nostri nemici, servo premiato di uno degli strumenti di istruzione delle masse, ma la tua premessa lasciava pensare che questo suo articolo sarebbe stato un limite inferiore della sua infamità. L’ho trovato invece pari alla sua solita retorica dalla parte dei dominatori, ossia infame come nella sua media (e, del resto, anche l’articolo di Pino Aprile è esplicitamente generoso nei confronti di Guerri). Sue punte verso il basso sono piuttosto articoli come quelli diffamatori della grande storia del Banco di Napoli, 3 luglio 2010 sul Corriere (di Milano). Ho chiesto anche alla Direzione dell’Archivio Storico del Banco come mai non si fosse levata una voce di protesta, ma la proprietà del nostro nobilissimo Banco è ormai anch’essa dislocata…
Da Roma, Napoli e Avellino stiamo finalmente e dopo 10 anni partorendo novità associative che spero di poterti annunciare presto. Una nostra sodale aveva inviato una lettera di replica e protesta al Corriere della Sera a inizio luglio, ma non fu pubblicata…
Un saluto duosiciliano,
Luca Sessa
Caro
Luca,
il sentimento che provo
quando leggo gli scritti di Cazzullo è la compassione.
E lo dico sinceramente. Un
uomo che per vivere ed apparire è costretto a dire certe meschinità e certe
castronerie mi fa più pena di un qualsiasi povero disgraziato ridotto alla
miseria.
Ricordo qualche anno fa
quando, bombardato dai nostri tiragliatori internettiani scelti, si fece
meraviglia lui stesso che quanto aveva scritto avesse suscitato un si grande
interesse dalla parte avversa. Insomma fece ingenuamente capire che i suoi
scritti li leggevamo solo noi. Poverino.
In merito alle tue
annunciate “novità associative” ti posso assicurare che le associazioni ed i
partiti meridionalisti sono le uniche realtà che abbiamo in abbondanza, direi in
sovrabbondanza.
Ho visto il vostro
indirizzo nel libro Terroni di Pino Aprile e vorrei iscrivermi in quanto
calabrese cresciuta all'estero (Toscana) e incazzatissima da 47
anni.
Mi candido volentieri per
una collaborazione, ma non so in cosa potrei essere utile. Forse nella
linguistica? In ricerche d'archivio?
Spero in una vostra
risposta.
Intanto segnalo una cosa
che mi ha veramente disgustato proprio stasera.
Se qualcuno ha avuto la
disavventura di vedere il TG7 saprà che è stato mandato un servizio nel quale si
confrontava il dolore composto e dignitoso del paesino del bergamasco con
quello gridato e sbracato di Avetrana.
La differenza è stata per
di più ricondotta ipocritamente a quella tra paese ricco e povero, tacendo
quella che era comunque ben chiara, la differenza tra nord e sud.
PROPONGO un PASSA
PAROLA - previa verifica - per BOICOTTARE il TG di Mentana. Se lo vedano i
leghisti.
Ciao
Tina
Pellicanò
Gentile
Tina,
benvenuta in
Patria, quella vera, quella del cuore e del sangue che ci circola nelle
vene.
Da questa sera
stessa sarai collegata in Rete, quindi ti potrai fare un'idea di quanto
accade nel nostro mondo che è rimasto sconosciuto ai più fino a quando Pino
Aprile ha tirato la sua bomba terronica. Poi se e come vorrai collaborare, per
noi sarà un vero piacere.
Pubblicheremo la
tua lettera (senza i tuoi recapiti) nella nostra Rubrica periodica “Lettere alla
Rete” che proprio questa sera sarà diramata e così ci sarà il tuo augurato passa
parola.
Un caro
saluto.