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GENZANO DI BASILICATA

CRONOGRAFIA

di Ettore LORITO

da: http://utenti.lycos.it/genzano/index.htm

IL PERIODO TRISTE DEL BRIGANTAGGIO

 

Una delle piaghe antiche e dolorose del mezzogiorno d'Italia è stata quella del brigantaggio. I disertori delle milizie, i fuori legge, i delinquenti di tutte le categorie, gli stranieri, riuniti in numerose bande armate scorazzavano le campagne e tenevano in iscacco le stesse forze governative, ostacolando seriamente l'opera dello Stato. Le orde brigantesche erano divise in tre grandi schiere: quella comandata dal Chiavone, che operava ai confini dello Stato Romano; quella del mangiatore di carne umana Cipriani, che operava nelle province di Campobasso e di Avellino e che poi passò in Basilicata; quella di Carmine Donatelli, detto Crocco, che fatta più potente e numerosa per l'arrivo degli spagnoli al comando del Boryes e per il continuo invio di genti e munizioni che le pervenivano da Malta (1) operava in Basilicata commettendo orrendi misfatti specialmente nei nostro territorio. Per essere adoperate, a volte, dai governanti nelle lotte interne, queste bande si resero strapotenti e, divenne assai difficile sradicarle. In Basilicata la mala pianta imperversò più a lungo perché la nostra regione era ricca di foreste, di caverne inaccessibili e prive di strade. La popolazione, specialmente quella delle campagne, era costretta a obbedire ed a proteggere i briganti per cui la vita si rendeva ogni giorno più difficile.

L'uscire dall'abitato era quasi impossibile, ed il recarsi da un paese all'altro poteva costare la vita. I delitti non si contavano più ed i ricatti erano all'ordine del giorno specialmente perché, ai margini della losca associazione, viveva una schiera di vili sfruttatori che speculava sulla pubblica calamità fornendo a manigoldi tutte le notizie e le indicazioni necessarie. E non poche famiglie genzanesi devono la loro agiatezza a così impura fonte. Ad opera di tali sfruttatori inqualificabili nel vasto ed oscuro sotterraneo della casa attualmente di proprietà degli eredi Bonifacio e un tempo dei Laviani, si tenne sequestrato, per alcuni giorni, un giovanetto di Corato dai briganti catturato nel Monte Serico ove si era recato, per far eseguire dei lavori agricoli nei terreni colà presi in fitto. La famiglia interessata, alla quale era stata chiesta una somma rilevante pel riscatto, si rivolse al Mennuni assicurando che il catturato trovavasi in Genzano. I colpevoli, avuto sentore che le autorità avevano iniziato le più attive ricerche, per... prudenza, di notte tempo, rimisero in libertà l'infelice giovane lasciandolo in aperta campagna. Dai particolari forniti:

1° che cioè l'oscuro sotterraneo doveva trovarsi nei dintorni di una chiesa, e del pubblico orologio giacché il prigioniero aveva sentito vicinissimo il suono delle campane dell'una e dell'altro;

2° che per entrare e uscire dal sotterraneo aveva attraversato, bendato, un breve vico tanto stretto che più volte ne aveva toccate le estremità con i gomiti... si indovinarono i colpevoli.

I briganti ebbero quello che si meritavano, il Mennuni, mediante un sapiente ed audace servizio di appostamento, riuscì a sorprendere i 5 malfattori che si erano recati al posto fissato per riscuotere la taglia. Tre caddero combattendo, gli altri due furono fucilati sui piani di S. Rocco. Nessun provvedimento si potette prendere contro i supposti complici del luogo, ma i loro nomi si ripetono e si ripeteranno con disprezzo di generazione in generazione ad eterno disonore degli sfruttatori delle pubbliche calamità. Tuttavia, nonostante il riserbo delle autorità, qualche denunzia venne fatta contro i più noti manutengoli. Infatti nel rapporto n. 34 del 10 settembre 1866 furono indicati i nomi di: 1. Pasquale Scazzariello fu Donato, guardiano (2); 2. Rocco Coscia, muratore, da Forenza, incaricato di mantenere il contatto tra i manutengoli e i briganti; 3. Antonio Monteleone fu Donato. In una perquisizione operata in casa dello Scazzariello la sera dell'8 settembre, venne trovata in detta casa Paganiello Alfonso di Spinazzola ed arrestato per non aver potuto giustificare la sua presenza in Genzano e perché privo di documenti. (Rapporto n. 40 del 21-9-1866). In un'altra visita notturna fatta d'ai RR. CC. con la presenza del Sindaco, in casa di Muscillo Pasquale, vennero trovati a banchettare i guardaboschi: Giuseppe Centolonza, Gianbattista Santoris e tale Paolo Traella; questi fu arrestato perché sfornito di documenti. Ma nella stessa notte, ad opera dei complici dell'arrestato, fu aggredito e ferito il brigadiere dei CC. RR. (Rapporto n. 44 del 7 ottobre 1866).

(1) Lenera del Luogotenente del VI Regg., Gaetano Negri diretta alla famiglia in Milano (S. Depilato: Fondi, Case e Figure di Basilicata).

(2) Il Bruno di cui al telegramma del Prefetto di Bari in data 10-10-1866 in seguito riportato, era stato trattenuto prima nella pagliaia di legna di Pasquale Scazzariello di Donato in contrada Solagno a Granatella. (indicato rap. 48).

 

 

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