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SAN LEO (città di Castello) |
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Periodo Napoleonico - Brigantaggio |
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da: http://www.umbriasagre.com/sagre/san_leo_bastia/storia.htm |
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Il Periodo Napoleonico Con la discesa di Napoleone nel 1798 in Italia, Città di Castello venne occupata e dichiarata Distretto del Dipartimento del Trasimeno nella Repubblica Romana. Nel 1799 la nostra zona fu liberata dalle truppe austriache ed aretine e dal popolo dei "Viva Maria", che, guidati da Capelbianco, originario della nostra vallata, (Rasina) riatlivarono così il governo del Papa. Ma nel 1809 le truppe napoteoniche tornarono ad occupare lo Stato Ponfificio, e Città di Castello venne di nuovo inclusa nel Dipartimento del Trasimeno. I Francesi istituirono l'obbligo della leva militare, fatto nuovo che suscitò notevole malcontento. San Leo divenne rifugio ideale per i renitenti alla leva, essendo prossimo al confine e per la presenza di fitte ed estese macchie. San Leo era collegato alla Toscana solo da una carrareccia, che salendo per la valle di Seano sfociava alla Cerventosa proseguendo poi per Cortona. I collegamenti principali passavano ancora per Val di Pierle e per Falzano-Teverina, dov'erano le antichissime pievi, costruite lungo strade romane. Purtroppo di questo periodo mancano dall'archivio parrocchiale diversi libri e in quelli rimasti non ci sono annotazioni sugli avvenimenti napoleonici. Nel 1798 con la caduta del Marchesato di Monte S. Maria per mano dei francesi, terminò, dopo quasi un millennio, il potere feudale dei "Marchesi". In questo loro ultimo "stato" erano riusciti a mantenere importanti privilegi come battere moneta e amministrare la giustizia. Con la caduta di Napoleone nel 1814, Città di Castello tornò a far parte dello Stato Ponfificio fino all'unità nazionale. A San Leo, nel periodo dsorgmentale, vi fu un gailbaldino: Benedetto Salvatori, cìabatiino. Amava raccontare che alla vigilia di una battaglia il generale Garibaldi, per ingannare il nemico sulle sue forze, fece accendere candele sulla testa di ovini. Il brigantaggio Verso la seconda metà del 1800, periodo che vede la nascita del brigantaggio, anche a San Leo Bastia si verificarono avvistamenti di briganti. Il più noto, nativo del paese, è Borgino, ricordato per la sua capacità di fare lunghi spostamenti in breve tempo. Si racconta di un sabato notte, quando avrebbe raggiunto a cavallo Perugia, ucciso una persona per vendetta riuscendo a tornare in tempo per la Messa del giorno dopo. In un'altra occasione, chiese ad una donna di sviare i gendarmi che lo stavano inseguendo. Nascostosi poco distante, assistette al tradimento e si vendicò con un taglio al naso. Ancora, in un'altra circostanza, un brigadiere dei carabinieri, che si trovava sulla provinciale con i suoi uomini alla ricerca del bandito, avrebbe esclamato: "Eh se Borgino fosse qui ... ! ". Botgino era nascosto proprio nel "chiavicotto " sotto di lui. Altro episodio ricorda Borgino appostato presso la "Schioppa", che prima dell'Unità d'Italia segnava il confine doganale tra Umbria e Toscana, costringere Pietro Vinagli, che andava dalla fidanzata Quintilia Santinelli, a recargli sul posto una pagnotta di pane e un fiasco di vino. Anche il famoso brigante maremmano Domenico Tiburzi sostò a S. Leo, nascondendosi per una notte presso il Mulino dei Lunghi, travestito da prete. Il bandito calabrese Musolino, che venne arrestato nei pressi di Urbino nel 1901, fu visto da molti transitare per Vitiano. Un gruppo di banditi di cui non è nota l'identità, entrarono una notte nella canonica di San Leo Bastia costringendo il parroco a svelare il nascondiglio dei soldi, utilizzando la tecnica del "pillotto", cioè lo sgocciolamento sulla pelle nuda di grasso sciolto alla fiamma di una candela. Non si conosce il nome del sacerdote nè quando avvenne l'aggressione. |
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