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LEONZIO UN BRIGANTE A SANT'EUSANIO |
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da: http://www.abruzzotucur.com/txt/leonzio.htm |
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liberamente tratto da "Leonzio, un brigante a Sant’Eusanio" di Vincenzo Pallini di e con Stefano Angelucci Marino regia Giuliano Bonanni costumi di F.G. Teatro — Filippo Guggia e Lilla Oscuro consulenza musicale Nicoletta Oscuro luci e suono Noel Santoro e Valerio Di Fulvio N el 1806 i francesi occupavano l’Abruzzo. Nel 1807 a Sant’ Eusanio del Sangro un solo uomo era apertamente contro i francesi. Oltre ad essere contro gli invasori, quest’uomo era un negoziante capace e intelligente. Si racconta che un giorno di maggio del 1807 quest’uomo riuscì a farsi eleggere Fiduciario, ossia Presidente dell’importante Festa del patrono del paese, San Filippo. Da quel giorno provarono in tutti i modi a spezzargli la vita; con il carcere, con le calunnie e con i suoi stessi occhi, facendogli vedere e conoscere tutto quello che della sua terra e della sua gente non aveva mai visto e conosciuto. Si racconta che per tutto questo diventò brigante, che dopo poco tempo fu catturato. Si racconta che nessuno sapesse perché davanti al Giudice quest’uomo scelse il silenzio. Non parlò. Quell’ uomo si chiamava Leonzio De Vitis. Anselmo, un giovane attore abruzzese di fine ottocento, decide di abbandonare la compagnia del grande comico napoletano Antonio Petito, con la quale lavorava, per aprirsi la sua piccola compagnia di giro in Abruzzo. Siamo intorno al 1865 — 66 e lo scontro in Meridione tra Piemontesi e Briganti è all’ordine del giorno. Spesso dopo lo spettacolo serale Anselmo e gli altri commedianti ospitano nelle loro tende una piccola banda di briganti. Mangiano , scherzano e si raccontano. Sono amici. Seppure con mezzi e con scelte profondamente diverse alle spalle , sui Piemontesi e sull’Unità la pensano allo stesso modo. Una sera mentre attori e briganti sono lì che parlano , ridono … come sempre , a un certo punto un brigante (Carmine , quello che non parlava mai ) si alza e racconta una storia, la storia di Leonzio De Vitis. Una storia di 50 — 60 anni prima, al tempo dei francesi. Una storia tremenda e bellissima. E da quella sera …BRIGANTAGGIO MERIDIONALE vecchie domande , nuove risposte U omini violenti, banditi o eroi popolari? Tuttora il fenomeno storico del brigantaggio meridionale attende una risposta. La portata di questo evento per troppo tempo è stata relegata nelle pagine oscure e dimenticate delle statistiche sul banditismo, che imperversò soprattutto nel meridione d’Italia. Negli ultimi anni il fenomeno del brigantaggio è stato esaminato ponendo l’accento, accanto all’organizzazione banditesca, intorno ad una realtà: esso prese le mosse dalle spontanee rivolte contadine contro l’appropriazione, da parte dei proprietari terrieri, del latifondo, contro i soprusi perpetrati da chi voleva in ogni modo spadroneggiare su terre faticosamente lavorate da braccia che spesso non riuscivano a percepire nessun provento del loro lavoro, se non quello stabilito dal padrone di turno. Così viene in risalto un aspetto diverso della civiltà contadina: non più solo contemplativo e integrato alla filosofia della natura , ma anche combattivo, rivoltoso , ribelle. E quando i contadini non combatterono in prima persona, furono comunque sostenitori di "una guerra" che li vedeva coinvolti con motivazioni personali, sentimentali, e di comune cultura.LEONZIO DE VITIS cenni storici L a storia del capomassa Leonzio De Vitis di Sant’Eusanio del Sangro (condannato alla pena capitale il 18 agosto del 1808 ) è una storia realmente accaduta. Tra le carte dell’ARCHIVIO DI STATO di Chieti questa storia l’ha riportata alla luce un giovane studioso di "STORIA PATRIA" di Sant’Eusanio, Vincenzo Pallini. Non si tratta quindi di un soggetto ricostruito da qualche testo della letteratura drammatica; Leonzio De Vitis a Sant’ Eusanio è stato un uomo con un’avventura umana e politica precisa, e tale è rimasto nella memoria del paese fino a qualche decennio fa. Leonzio De Vitis non è mai stato un brigante tout court. De Vitis era un "proto — borghese", un piccolo negoziante di paese ch , a differenza dei suoi compaesani, amava il rischio, le passioni forti, l’esibirsi, il chiarire sempre e comunque la sua posizione contro. Uno spirito inquieto. Monarchico un po’ per convinzione e soprattutto perché i nemici del paese erano tutti filo francesi. Quando questi ultimi lo fanno sbattere in prigione per eliminarlo dallo scenario politico, lui reagisce con un autentico "delirio"; De Vitis decide di "darsi alla macchia" e attaccare frontalmente lo Stato Francese che regge il Regno. Con i briganti. Una volta arrestato, davanti al giudice non rivela , non collabora (a differenza di tutti i briganti veri …) con i Francesi accettando serenamente e con coerenza la pena capitale. Non rivela.Breve recensione allo spettacolo " Leonzio " di Adriana Gandolfi (antropologo Museo delle genti d’ Abruzzo — Museo Ittico di Pescara ) Sin dall’inizio l’azione teatrale è incalzante, immediatamente si percepisce lo sfondo storico ed il narrato diventa realtà, una realtà che attraversa un secolo, il XIX, tormentato scenario di annessioni forzate, guerre, lotte sociali e fermenti culturali come non mai. Dalla massa ignorante e gretta, emerge "l’uomo", con le sue necessità ed i suoi bisogni, infiammato dalla miccia illuministica e dagli esiti della rivoluzione francese; "l’umanità nova" di matrice idealistica e libertaria. Ma, nelle campagne meridionali e abruzzesi, troppo distanti e isolate rispetto ad un Nord, già più avanzato ed organizzato, il disagio e la ribellione che ne consegue, prende, come sempre, la strada dell’individualismo e della rivolta spontanea. Coloro che prendono coscienza o che ne percepiscono l’essenza scelgono la lotta armata, la giustizia "fai da te" diventando fuorilegge e banditi per l’ordine costituito, ma briganti e giustizieri per mezzadri e braccianti oppressi e sfiniti. Le cronache testimoniano questo fenomeno "sociale" almeno dal XV secolo, per contrastare, al livello popolare, lo stra-potere delle insaziabili casate straniere, affannate a spartirsi il territorio assieme a "baroni" di ogni tipo. La storia di Leonzio, emerge a ritroso, mentre un soldato borbonico, avvista la truppa garibaldina, scaturisce il racconto di Anselmo, diventato per scelta e per "passione" un attore girovago, compagno occasionale di viandanti e briganti, dai quali apprende un "fatto vero", quello di Leonzio De Vitis, un uomo destinato ad essere un "capo" poichè "pensa" "escogita" "parla" e "agisce", ma ha due soli difetti: non provenire dalla borghesia e stare dalla parte sbagliata, quella della "sua" gente, invece che degli ennesimi "usurpatori", acclamati dai signori come i "liberatori". LO SPETTACOLO "LEONZIO", TRA GLI ALTRI , E’ STATO OSPITATO DA: Stagione TEATRO FURIO CAMILLO - Roma Festival PRIMAVERA DEI TEATRI 1999 — Rassegna ETI — Castrovillari Festival IL FIUME E LA MEMORIA 1999 — Pescara Festival TEATRI IN CITTA’ 1999 — Caltagirone (Catania) Festival TEATRI RANDAGI 2000 - Lanciano |
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