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NEL 1857 IL RAPIMENTO DI DON GAETANO MINARDI DI COTRONEI

di: Serafino Caligiuri

da: http://www.arealocale.com/default.asp?action=article&ID=56

Don Gaetano Minardi che era sacerdote della chiesa dell’Immacolata di Cotronei, la sera del 6 ottobre, mentre rientrava a casa con due signori di Roccabernarda fu avvicinato da alcuni individui che facevano parte di una banda di trentasette briganti, che con la scusa di volergli parlare di una questione personale lo accompagnarono fino a casa e una volta entrati gli manifestarono l’intenzione di volerlo portare con loro per chiedere un riscatto in quanto sapevano che la famiglia Minardi, per quanto si diceva in paese, possedesse molto denaro perché ricchi proprietari di mandrie di ovini e bovini. Il povero don Gaetano cercò di reagire e fu malmenato e unitamente ai due signori di Rocca venne condotto nottetempo nelle montagne del territorio di Policastro tra Montano, Principe e il Gariglione. Non si è mai saputo chi fosse il capo di questi briganti anche perché nel biglietto mandato a casa dal sacerdote con i due signori di Roccabernarda, lasciati liberi per recare il messaggio del suo rapimento, c’era soltanto scritta la richiesta del riscatto da pagare per un totale di dieci quarti di marenghi e ducati d’oro, (il quarto era una misura napoletana che corrispondeva alla quarta parte di un tomolo corrispondente in 11 litri) da mettere nella pelle di un toro e da sotterrare in una località che i rapitori avrebbero in seguito indicato alla famiglia. Ricevuto il giorno seguente questo messaggio e riconosciutane la calligrafia, la famiglia si organizzò per ottemperare alle richieste fatte. Si racconta che, quantunque messi alla disperazione, i parenti fecero uccidere il più bel toro della loro mandria di bovini e racimolato il denaro richiesto con prestiti presso amici e ricavato anche dalla vendita di tutti gli armenti che possedevano, attesero con ansia l’indicazione del luogo ove seppellire la pelle del toro con dentro il denaro da consegnare ai briganti. Poche settimane dopo, don Gaetano però fece ritorno a Cotronei e raccontò quanto gli era successo e del perché improvvisamente si era liberato dalle loro mani. "Una notte mentre mi trovavo in una località sotto il Gariglione e stavo in dormiveglia accanto a un brigante che mi faceva la guardia perché non potessi scappare, vinto dalla fatica e dagli stenti, per il lungo cammino e i vari spostamenti notturni che i briganti mi avevano fatto fare, fui vinto da un sonno pesantissimo su un giaciglio di paglia, e in sogno mi apparve la figura di un monaco che, chiamandomi per nome, mi disse: don Gaetano svegliati e cerca di scendere verso la sottostante vallata, ove raggiungerai una torre e da li potrai essere accompagnato dai guardiani fino a Cotronei. Le mie preghiere a San Francesco di Paola, al quale era stato sempre devoto e presso il cui convento a Paola avevo studiato da piccolo, erano state esaudite. Anche se spaventato da questa visione ma felice per l’apparizione, al monaco che ormai mi sembrava proprio San Francesco, risposi che avevo paura dei cani, che certamente avrei incontrato al mio arrivo alla torre indicatami. Questo, che aveva in mano un bastone me lo consegnò dicendomi: come ti avvicinerai alla torre e i cani si metteranno ad abbagliare tu alza il bastone e questi taceranno. Preso il bastone, assicuratomi, dopo averlo toccato con esso, che il brigante dormisse, mi avviai timoroso verso valle. Mi faceva luce il chiarore della luna e scesi lungo un sentiero scosceso e fatta una breve salita, da lontano mi comparve la torre che riconobbi in quella che avevo visto in sogno. Mi venne incontro una muta di cani abbaiando ferocemente, ma, alzando il bastone, come mi era stato comandato, si accucciarono ai miei piedi. Accompagnato da questa muta di cani che scodinzolavano intorno a me e che mi fecero strada raggiunsi la vicina torre dove i guardiani meravigliati mi aprirono e mi accolsero prestamente e riconosciutomi mi dissero che anch’essi sapevano del mio rapimento, anche perché conoscevano i miei familiari dai quali erano stati contattati per sapere qualcosa di me o dei probabili luoghi dove potevo essere stato portato dai briganti. Senza perdere tempo costoro, anche se era notte fonda, mi dissero che bisognava necessariamente mettersi in cammino per raggiungere Cotronei, in quanto se i briganti si fossero accorti della mia fuga, certamente sarebbero arrivati alla torre per riprendermi con loro e riportarmi nei boschi. Così, messi in cammino per Cotronei rischiarati dalla luna piena, sul far del giorno raggiunsi la mia famiglia che trovai sbalordita per questa mia salvezza". Questo è il racconto di don Gaetano, ma nulla si seppe che fine fecero i soldi racimolati e messi nella pelle del toro, ma possiamo dedurre che furono spesi dalla famiglia e dallo stesso per far restaurare la chiesa dell’Immacolata che venne dedicata a San Francesco di Paola e don Gaetano vi rimase fino alla sua morte, avvenuta a Cotronei il 25 aprile 1873 - era nato il 25 luglio 1815 da Santo e Francesca Cristiano - e ivi sepolto nella cripta con il suo bastone. Oggi questo bastone è messo in una teca unitamente alle sue ossa e un pezzo di legno della sua bara che portano le iniziali G..M. costruite da una fila di bullette d’acciaio che anticamente si usavano per mettere sotto le scarpe ed evitare il consumo della suola. Il ritrovamento della sua tomba è avvenuta negli anni 60, quando il parroco Don Cesare Oliveti, facendo restaurare la suddetta chiesa, trovatala ne ha ricomposto le ceneri e memore della miracolosa salvezza, ha evidenziato in questa teca quel bastone che si diceva San Francesco aveva consegnato al Minardi. E’ vero che Don Gaetano si salvò senza che la famiglia pagasse alcun riscatto, ma da quel momento i Minardi di Cotronei non riuscirono più a risollevarsi dalla perdita subita, soprattutto perché con l’avvento del Regno d’Italia, date le vicissitudini che subì Cotronei non poterono ricostituire quanto avevano perso e perché il danaro racimolato per il riscatto, che non si seppe mai che fine fece, fu certamente speso per onorare e meglio santificare, con la ristrutturazione della chiesa di San Francesco di Paola, il Santo che aveva voluto salvare il sacerdote che così devotamente lo aveva chiamato in causa perché lo salvasse dai briganti. Nella cripta costruita in questa chiesa, fino alla costruzione del cimitero di Cotronei vennero sepolti tutti i famigliari del Minardi, dei Coniglio loro parenti, e dei Rizzuti, nonché dei Ragusa. Vennero sepolti in essa anche altri cittadini, tra i quali anche dei soldati della Truppa Italiana, morti a Cotronei durante il brigantaggio.

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