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I FATTI DI BRONTE

da: http://www.bronteweb.it/cenni_storia.htm

Quell’anno, male interpretandosi lo spirito che animava la spedizione di Garibaldi in Sicilia, nei primi giorni di agosto scoppiò in Bronte un tumulto, conclusosi con un aberrante eccidio di "cappelli" (i cittadini di condizione economica più agiata). Garibaldi, più per tutelare gli interessi dei discendenti dei Nelson che per ragioni di ordine pubblico, spedì a Bronte uno dei suoi migliori generali: Nino Bixio. La scelta del generale lasciava già presagire il triste epilogo della vicenda. Infatti, in una delle lettere di Bixio alla moglie si legge: "Un tumulto di nuovo genere scoppia a 70 miglia da Messina. Si bruciano le case, si assassinano. Il generale mi spedisce sul luogo. Missione maledetta dove l’uomo della mia natura non dovrebbe mai essere destinato." Garibaldi non poteva scegliere peggio (o meglio, secondo il punto di vista dei timorosi possidenti). Così Giovanni Verga, nella novella Libertà, ispirata appunto a questi avvenimenti, ci descrive Nino Bixio: " Veniva a far giustizia il generale, quello che faceva tremare la gente. Il generale fece portare della paglia nella chiesa, e mise a dormire i suoi ragazzi come un padre. La mattina prima dell’alba se non si levavano al suono della tromba, egli entrava nella chiesa a cavallo, sacramentando come un turco. Questo era l’uomo. E subito ordinò che glie ne fucilassero cinque o sei, Pippo, il nano, Pizzanello, i primi che capitarono". Il racconto degli avvenimenti non corrisponde certo alla verità storica, ma il personaggio è quello. Difatti Bixio, giunto a Bronte, sedava i tumulti senza incontrare resistenza e, arrestati alcuni dei presunti rivoltosi, faceva intervenire la commissione mista di guerra per celebrare un rapido e sbrigativo processo contro coloro che venivano ritenuti i capi. Il 9 agosto del 1860, nella piazzetta antistante il convento di S. Vito, cinque dei condannati - tra essi un demente - venivano fucilati alla presenza di tutta la popolazione. Quel giorno, narrano i nostri anziani, i giustiziati furono sei: insieme ai cinque malcapitati moriva lo spirito battagliero dei brontesi.

L'eccidio di Bronte raccontato dal garibaldino Cesare Abba nel libro "Da Quarto al Volturno" "Bixio in pochi giorni ha lasciato mezzo il suo cuore a brani, su per i villaggi dell'Etna scoppiati a tumulti scellerati. Fu qua e là, apparizione terribile. A Bronte, divisione di beni, incendi, vendette, orgie da oscurare il sole, e per giunta viva a Garibaldi. Bixio piglia con sé un battaglione, due; a cavallo, in carrozza, su carri, arrivi chi arriverà lassù, ma via. Camminando era un incontro continuo di gente scampata alle stragi. Supplicavano, tendevano le mani a lui, agli ufficiali, qualcuno gridando: Ohi non andate, ammazzeranno anche voi! Ma Bixio avanti per due giorni, coprendo la via de' suoi che non se ne potevano più, arriva con pochi: bastano alla vista di cose da cavarsi gli occhi per l'orrore! Case incendiate coi padroni dentro; gente sgozzata per le vie; nei seminari i giovanetti trucidati a pie' del vecchio Rettore; uno dell'orda è là che lacera coi denti il seno di una fanciulla uccisa. "Caricateli alla baionetta!". Quei feroci sono presi, legati tanti che bisogna faticare per ridursi a scegliere i più tristi, un centinaio. Poi un proclama di Bixio è lanciato come lingua di fuoco: "Bronte colpevole di lesa umanità è dichiarato in istato d'assedio: consegna delle armi o morte: disciolti Municipio, Guardia Nazionale, tutto: imposta una tassa di guerra per ogni ora sin che l'ordine sia ristabilito". E i rei sono giudicati da un Consiglio di Guerra. Sei vanno a morte, fucilati nel dorso con l'avvocato Lombardi, un vecchio di sessant'anni, capo della tregenda infame. Fra gli esecutori della sentenza v'erano dei giovani dolci e gentili, medici, artisti in camicia rossa. Che dolore! Bixio assisteva con gli occhi pieni di lagrime. "Dopo Bronte, Randazzo, Castiglione, Regalbuto, Centorbi, ed altri villaggi lo videro, sentirono la stretta della sua mano possente, gli gridarono dietro: Belva! ma niuno osò muoversi".

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