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BRIGANTESSE PER AMORE |
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di: Carmine Palatucci - da: http://www.francescani.it/mon_inn/briganti.html |
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Ispirano tenerezza due giovani innamorati, mano nella mano che passeggiano su di un prato fiorito, a primavera, di questa nostra bella terra. Il sogno di un amore felice, tranquillo, dolce fu infranto tanto tempo fa ai nostri bisnonni e alle nostre bisnonne. Era il 1861 quando un esercito invasore massacrò poveri inermi contadini prima delusi da false promesse, poi sovraccaricati di tasse, ed infine imposto un esercito di leva fino ad allora sconosciuto in un esercito straniero. E' questo lo scenario triste, violento che vide innumerevoli storie d'amore impossibile nascoste fra gli anfratti, nei casolari, sulle cime e nei fitti boschi della nostra Irpinia. L'amore è cieco non si ferma davanti a niente mai fu più giusto coniare queste frasi fatte per descrivere un grande amore. Ve ne sono citate a migliaia nei testi che fanno bella mostra in libreria e così che si viene a conoscenza di fatti violenti, di amori struggenti, di vite spezzate di circa 500 mila vittime che hanno anche saputo amare con passione. Fino alla morte, dolcemente, insieme al proprio compagno. E' il caso di Maria Capitanio e Serafina Ciminelli che spinti dall'amore per i propri uomini si diedero alla macchia diventando brigantesse. La Capitanio, figlia di un ricco proprietario terriero, innamoratasi perdutamente a 15 anni di Agostino Luongo, manovale, seguì il suo uomo che si era dato alla macchia, e divise con lui battaglie cruenti, fughe ed attacchi agli invasori rinunciando a vivere una vita più agiata. Serafina Ciminelli offre una immagine più dolce e sincera di una donna che per seguire i propri ideali di attaccamento alla terra ed ai propri sentimenti verso il suo amato compagno, il famoso brigante Antonio Franco, diventa brigantessa. Ricambiata totalmente dall'amore del suo uomo, fra un imboscata e l'altra, fra privazione e patimenti che una vita sui monti può dare, sogna, consumando la sua vita, di riuscire a costruirsi una casa, un fisso giaciglio dove vivere con il suo compagno magari emigrando. Serafina morì purtroppo sola, abbandonata da tutti a soli 20 anni, nel ricordo del suo grande amore rinchiuso ormai nel carcere di Potenza. Filomena Pennacchio di S. Sossio Baronia aveva anche lei 20 anni, lavorava per aiutare il magro bilancio familiare facendo la cameriera e presso una famiglia benestante del proprio paese. Aveva la carnagione olivastra tipica dei meridionali, occhi vispi, capelli neri, bei lineamenti e una corporatura florida che la faceva oggetto di molte attenzioni da parte dei giovani del paese. I primi tepori primaverili scaldavano la terra umida che fumava ai raggi del sole quando all'improvviso, mentre si accingeva a zappare la terra, comparve il brigante Giuseppe Schiavone e fu subito amore. Vendette i suoi beni ed iniziò la rocambolesca vita dei briganti di cui era a capo proprio il suo Giuseppe. Seppe conquistarsi i favori e le simpatie della banda, tutti i compagni ebbero cura, stima e grandissimo rispetto per lei, anche quando, dopo esser caduto in un imboscata, Giuseppe Schiavone fu arrestato. Anche lui l'amò profondamente e prima di essere fucilato chiese ed ottenne di rivedere Filomena alla sua vista si inginocchiò, le baciò i capelli, le mani, i piedi, la strinse fra le sue braccia baciandola per l'ultima volta ed inginocchiandosi le chiese perdono. Altre mille sene potrebbero raccontare e tutte di intenso valore, è l'amore che smuove le montagne; non l'odio. Una nazione civile come la nostra che accoglie migliaia di storie tristi l giorno sulle nostre coste, che perdona enormi atrocità non dovrebbe dimenticare i patimenti e le sofferenze di quei 500.000 uomini, la maggior parte accusati ingiustamente di "Brigantaggio" e non legarsi all'oblio cui li hanno destinati gli scrittori prezzolati. Se un giorno all'incrocio di una strada ove un cartello indica "Via Giuseppe e Anita Garibaldi" ve ne fosse un altro con su scritto "Via dei Briganti Innamorati" forse questa Italia sarebbe veramente l'Italia unita da amare. Ci piace però finire immaginando i nostri Briganti avvolti nei loro mantelli scendere giù dai monti Irpini mano nella mano con le loro "drude" ed inginocchiarsi felici ai piedi dell'altare di San Francesco folloni, in quella Montella, luogo di umiltà ed amore proprio nel giorno di S. Valentino. |
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