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BRIGANTI A BATTIPAGLIA

da: http://www.antonio-ciancaleoni.it/battipaglia/Dall800.htm

 

....... Anche Battipaglia, in quel tempo, aveva un suo brigante, tale Gregorio Ricci. Il fenomeno del brigantaggio, sotto il governo borbonico, aveva assunto un ruolo di notevole importanza nella società meridionale, al punto di rappresentare, talora, una forza di supporto alle stesse istituzioni. Si arrivò anche ad enfatizzare la figura del brigante, il quale veniva visto dalle popolazioni come il giustiziere che toglieva a i ricchi per dare ai poveri. Con l'avvento dell'unità d'Italia, questo fenomeno, ritenuto pericoloso dai Piemontesi per il già laborioso e difficoltoso processo di unificazione, fu fortemente osteggiato e perseguitato. Infatti, nel 1863, allorché fu approvata la legge Pica, il Governo intraprese un duro attacco al brigantaggio, istituendo Consigli e Tribunali di guerra ed affidando all'esercito le operazioni di repressione. In circa un decennio, i metodi duri e spietati, usati dal generale Pallavicini, determinarono circa cinquemila arresti ed altrettanti morti, tra briganti, ricettatori e favoreggiatori. Nella storia del brigantaggio della nostra Provincia, hanno un posto di rilievo i briganti Ciccio Ciancio, Antonio Maratea, detto Ciardullo, e ........ Gaetano Tranchella e Gaetano Manzo. Quest'ultimo si diede alla macchia nel mese di aprile del 1863, all'età di 26 anni, ed il 15 maggio del 1865 sequestrò, proprio a Battipaglia, mentre tornava da Paestum, William Moens, ricco fotografo inglese, che, dopo una dura prigionia di oltre tre mesi, riottenne la libertà, dietro pagamento di un sostanzioso riscatto, a Giffoni Valle Piana il 22 agosto dello stesso anno. Ritornato in patria narrò la sua triste avventura in un libro-diario di circa 700 pagine, dal titolo "English travellers and italian brigante; a narrative of capture and captivity", dove fa del brigante Manzo una descrizione minuziosa e ricca di particolari, mettendo in evidenza non solo le sue caratteristiche fisiche, ma anche gli aspetti più salienti del suo carattere violento. Il rilascio del turista inglese avvenne grazie ali' intermediazione di don Elia Visconti di Giffoni, che, tramite il Consolato inglese, ottenne la cifra richiesta dal brigante per il riscatto, ammontante a lire 127.480, corrispondenti a trentamila ducati. Alla consegna della quarta rata della somma pattuita, il brigante rilasciò regolare ricevuta. Il brigante di Acerno ed i suoi uomini, dopo scorribande e saccheggi, spesso trovavano rifugio a Capaccio presso il vetusto Santuario della Madonna del Granato, percorrendo l'unica strada, anche se non carreggiabile, che, attraverso le Croci di Acerno (mt. 843), univa l'alta valle del Calore con quella del Tusciano. Quale sacrilegio, rifugio di briganti il tempio che aveva custodito i resti mortali dell'Apostolo Evangelista San Matteo! .......

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