CASTELPAGANO Terra del Sannio Beneventano |
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La "COLATA" al Torrente da: "CASTEPAGANO" di D.M.Ricchetti, Fasano Editore, 1983 |
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Q uasi ogni mese si faceva in famiglia il bucato, chiamato in dialetto "colata", cioè si lavava tutta la biancheria sporca. La prima fase consisteva nel "demollare". La biancheria si bagnava nell'acqua, ogni capo si insaponava e si strofinava sul lavello (lavaturo) di legno nel tino, oppure nell'acqua dei torrenti (valloni) sopra una pietra. Dopo lavati i panni, si insaponavano una seconda volta e iniziava la seconda fase "la colata". La biancheria si deponeva in un tino, erano esclusi i colorati, in ultimo si metteva una tela a copertura chiamata "cenerale" e si cospargeva di cenere, si versava acqua bollente fino a quando raggiungeva il cenerale. Per tutta la notte la biancheria restava nel tino così. La mattina si levava il cenerale e la cenere con parte dei panni. Nello stesso tino sul lavello di legno si strofinava tutta la biancheria e in ultimo i panni di colore. La terza fase consisteva nello schiarire la biancheria dalla liscivia. Si deponeva nei cesti, o su bestia da soma e si portava ai torrenti, o al lavatoio pubblico per sciacquarla bene in acqua corrente. Si sciorinavano sulle siepi i panni spremuti per farli asciugare e si riportavano a casa. Questo lavoro impegnava due giorni. |
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