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IL BRIGANTAGGIO E LA QUESTIONE MERIDIONALE

GENESI DELLA MAFIA

da: http://www.iis.lunigiana.it/legalita/genesi.htm

La storia della mafia

La mafia è la più antica e pericolosa organizzazione criminale italiana, le sue origini sono legate particolarmente alla Sicilia; essa deriva dalle fratellanze nate per difendere i siciliani dal malgoverno. La mafia compare nel secolo scorso, quando comincia la disgregazione del feudo. Questi fatti sono stati messi in evidenza dalle indagini di Franchetti e Sonnino, i quali affermano che i primi "mafiosi" erano i "bravi" di don Rodrigo. La giustizia, nel senso moderno, non esiste nel sistema feudale e il signore feudale fa quello che vuole, è il prepotente e delega la sua prepotenza ai "bravi", i quali sono i suoi servitori. Dopodiché la mafia si estende anche alla città, ma la mafia classica rimane sempre collegata al feudo; solo negli ultimi anni inizia una differenziazione più specifica e vengono fuori più matrici. Nel 1860, quando lo Stato appariva, gli occhi della popolazione, estraneo e lontano, incapace di risolvere i problemi sociali, specialmente quello che riguarda la terra ai contadini. Lo Stato era visto solo come colui che riscuoteva contributi, per questo non fu in grado di rispettare l'ordine pubblico, provocando vere e proprie guerre civili come brigantaggio e diserzione di massa al servizio militare. Alla fine rinunciò alle sue prerogative delegando il potere alle "cricche" locali, come ricchi affittuari e amministrazioni corrotte; così la mafia, si assicurò il controllo e l'autorità dello Stato il quale non era in grado di svolgerlo, così la mafia, al servizio dei proprietari terrieri, esercitò liberamente il suo governo nelle campagne con il "consenso" di uno Stato quasi totalmente assente. Nell'era fascista il governo soffocò duramente l'organizzazione mafiosa, ma conservò i contatti con i capi più importanti; questo accade quando, nel 1924, il sindaco mafioso Cuccia riferì a Benito Mussolini che, all'interno della sua città, non aveva bisogno di protezione delle forze dell'ordine perché lui stesso provvedeva alla sua protezione personale; dopo qualche giorno Mussolini colpì ì piccoli mafiosi. Il prefetto Mori segnalò al duce il capomafia Di Giorgio, il quale era fratello del ministro del primo governo Mussolini, e di A. Cucco, referente mafioso e capo fascista di Palermo, ma Mussolini non fece niente contro di loro. La repressione del periodo fascista non toccò patrimoni e ricchezze accumulati dall'alta mafia. Il 9 luglio 1943 gli americani sbarcarono in Sicilia senza incontrare nessun ostacolo, garantiti dalla mafia che si era "preoccupata" di tutto. Dopo questo evento la mafia riprese il controllo delle campagne, soffocando ogni protesta contadina uccidendo sindacalisti e politici di sinistra; questo risultato portò all'organizzazione vantaggi economici e grandi riconoscimenti. I componenti ebbero la possibilità di riprendere le loro attività criminali, l'aggiunta, qualche anno dopo, del traffico di droga con gli Stati Uniti; quest'ultima attività contribuì alla trasformazione di Cosanostra. Tra gli anni '50 e '70 si ha una nuova generazione mafiosa, basata su sistemi americani, che impone il suo controllo sul settore degli appalti pubblici e dell'edilizia privata, traendo enormi profitti, che poi verranno investiti, negli anni '70 e '80 nel traffico di armi e droga. Altre attività lucrose sono rappresentate dal racket su attività commerciali e industriali, sul controllo del contrabbando e delle aree edificabili. Con il passare del tempo la mafia diventa un sistema economico-politico sempre più potente, uccidendo sistematicamente magistrati, politici e chiunque si opponga ai loro progetti.

La mafia e la politica

Il mistero e il segreto che c'è tra mafia e politica è collegato a fatti di grande imbarazzo che dovevano essere tenuti nascosti. Bisogna abituarsi a considerare che i rapporti tra esponenti della politica siciliana e le famiglie di Cosanostra siano legati da giuramenti e conseguenti obblighi di obbedienza alle regole della "società segreta" in maggiori casi di quelli già conosciuti; lo stesso vale per le relazioni tra Cosanostra e liberi professionisti(soprattutto avvocati), impiegati e funzionari dello Stato. In altre parole gli uomini d'onore, sconosciuti come tali, ma presenti in posizione di rilievo nelle istituzioni pubbliche, in Sicilia, è molto più largo di quanto tutti possano immaginare; questo è stato affermato sulla base delle "confessioni" del pentito A. Calderone. Alla conclusione del maxi processo di Palermo istituito dal pool antimafia dei giudici R. Chinnici, G. Falcone, P. Borsellino e A. Caponetto(16 dicembre 1987) ci fu la condanna di famosi boss mafiosi appartenenti al contesto politico- imprenditoriale. Per la prima volta è stata accusata la mafia non come società siciliana ma come una vera e propria organizzazione conosciuta come Cosanostra.

La lotta alla mafia

La lotta alla mafia è stata per alcuni uno degli impegni dichiarati dai giovani italiani. Per lungo tempo, tuttavia, alle proclamazioni di principio nono hanno fatto seguito interventi incisivi, capaci di contenere la potenza delle organizzazioni criminali e di antimafia si è avuta nel 1982, all'indomani dell'assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, con l'approvazione della "legge LA TORRE"(così chiamata dal nome del parlamentare siciliano che l'aveva proposta, egli stesso caduto per mano della mafia).Con la legge La Torre per la prima volta si è configurato uno particolare delitto di "associazione" di tipo mafioso. Dopo la strage di Capaci del 23 maggio 1992,in cui hanno perso la vita il Giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta e dopo la strage di Via D'Ameglio a Palermo il 19 luglio 1992,in cui hanno perso la vita il giudice Paolo Borsellino e la scorta, sono state adottate misure straordinarie nei confronti delle cosche. Falcone e Borsellino erano stati protagonisti delle attività giudiziarie guidate dal pool antimafia di Palermo, che avevano permesso il rinvio a giudizio di un migliaio di sospetti mafiosi. Le leggi emanate negli anni Novanta hanno inasprito le pene per i soggetti aderenti alla mafia, hanno previsto forme di protezione per i pentiti chiamati" collaboratori di giustizia" e i loro familiari, hanno introdotto sconti di pena per i pentiti che forniscono indicazioni utili per l'accertamento dei fatti e l'individuazione dei colpevoli. E' stata resa operativa, inoltre, la confisca del patrimonio dei mafiosi, intaccando così direttamente il retroterra economico su cui si regge la potenza delle cosche. Gli effetti di questi provvedimenti sono stati positivi, in pochi anni sono stati catturati centinaia di appartenenti alla mafia, tra cui alcuni dei capi supremi di Cosa Nostra, e sono stati celebrati numerosi processi. Alla fine del 1996 i collaboratori di giustizia erano oltre mille, i familiari protetti quasi cinquemila.

L'organizzazione di Cosanostra

E' un'organizzazione legata alla società siciliana ma non s'identifica in essa, anzi la sovrasta e la influenza impedendone lo sviluppo. La base di Cosanostra è la famiglia con i suoi valori tradizionali; il "nucleo" familiare può contare 200-300 membri ma mediamente sono 50. Ogni famiglia "governa" un proprio territorio. Questa è un'organizzazione gerarchicamente costituita, dove alla base si trova l'uomo d'onore, i quali eleggono il loro capo. I capi delle diverse famiglie, ma della solita provincia, nominano il così detto rappresentante provinciale. Questo accade in tutte le provincie ad eccezione di Palermo dove più famiglie contigue sono controllate da un capo "mandamento", o capo zona, il quale è membro della Cupola provinciale

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