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RIVOLTE POPOLARI NEL TRAPANESE

a cura di: Istituto Comprensivo "E. Fermi" di San Vito Lo Capo (Tp)

Unità d'Italia e squilibri sociali

di: Marco Catanzaro e Valentina Mauceri

Ma come era la società meridionale del passato? Chi erano i briganti? Sono domande che suscitano curiosità e che non sempre riescono a trovare risposte supportate da documenti storici. Abbiamo svolto una vera e propria ricerca che ci desse un quadro chiaro di fenomeni del passato, spesso collegati con quelli attuali. Il brigantaggio, si sa, spesso si collega al fenomeno della mafia. Quanto di vero c'è in questo? Abbiamo cercato di scoprirlo attraverso questa ricerca documentaria che potesse ricondurci a quella cultura e a quel movimento. Nel 1860, alla caduta del regime borbonico sconfitto dall'esercito dei volontari garibaldini, il meridione veniva annesso agli altri stati, dominio di casa Savoia, e si presentò all'appuntamento unitario in condizioni di profonda arretratezza e di grande squilibrio sociale. Nella vasta zona dello stato preunitario, popolata da oltre 7 milioni di abitanti, la distribuzione della ricchezza, che traeva la sua unica fonte dalla produzione agricola, era iniquamente spartita fra un ristrettissimo numero di latifondisti, mentre la massa di braccianti agricoli era ridotta alla fame. Le premesse per una rivolta popolare erano già nell'aria, fomentate dalla propaganda borbonica che incitava le masse dei diseredati a considerare i conquistatori piemontesi come il nuovo nemico da combattere, e nell'autunno del 1860 una violenta guerriglia sfociò in tutta la parte continentale dell'ex Regno delle due Sicilie. Decine di migliaia di ribelli si diedero alla macchia rifugiandosi nelle zone montuose più impervie e inaccessibili per dare inizio a una guerriglia condotta su un duplice fronte, quello delle incursioni per razziare e depredare i ricchi proprietari terrieri, e quello sul piano squisitamente militare contro l'esercito piemontese. In un primo tempo, la matrice della ribellione sembrava essere circoscritta a fattori di natura prettamente politica e configurarsi nella lotta armata contro l'oppressore, ma quando la giurisdizione del Regno d'Italia s'insediò ufficialmente, la vera causa della sollevazione popolare si rivelò come il prodotto di un incontenibile disagio sociale. Il vecchio regime borbonico era caduto per l'iniziativa garibaldina di tipo rivoluzionario che aveva alimentato nelle masse meridionali concrete speranze di un radicale rinnovamento della società locale, ma il nuovo governo che nel 1861 prese le redini del potere era l'espressione della borghesia, quella Destra storica che affrontò la questione meridionale con un patto di alleanza fra i ricchi possidenti del Nord e i proprietari terrieri del Sud, eludendo la promessa della tanto agognata riforma agraria che doveva destinare la terra ai contadini. La realtà apparve ben presto in tutte le sue sfaccettature negative per il popolino: le strutture economiche e sociali rimasero immutate mentre faceva capolino un nuovo nemico agli occhi delle masse di diseredati. Lo stato forte dell'Italia unificata imponeva una rigida centralità amministrativa introducendo pesanti balzelli che andavano a gravare sul capo dei più deboli, si manifestava l'insopportabile ingerenza dei prefetti di polizia e la norma della ferma militare obbligatoria, particolarmente invisa alle popolazioni povere del Sud. A tutto ciò andava aggiunta l'incapacità della Destra conservatrice di affrontare la questione del Mezzogiorno. Fin dai primi mesi del 1860, il fenomeno del brigantaggio assunse dimensioni dilaganti e costrinse i piemontesi a portare il numero dei soldati impiegati nel Sud dagli iniziali 22 mila a un contingente di 50 mila nel dicembre del 1861, aumentato a 105 mila unità l'anno successivo fino a raggiungere il numero di 120 mila nel 1863. La lotta armata fra briganti meridionali e truppe dell'esercito regolare in cinque anni fece un'ecatombe di vittime assumendo le proporzioni di una guerra civile. Si calcola che, tra il 1861 e il 1865, rimasero uccisi in combattimento o passati per le armi 5.212 briganti e che ne siano stati tratti in arresto 5.044. Occorsero misure severissime di pubblica sicurezza per stroncare definitivamente il brigantaggio e fu determinante al riguardo la "legge Pica" del 15 agosto 1863, che sottopose alla giurisdizione militare le zone di maggiore attività dei banditi. Venne proclamato lo stato d'assedio, con rastrellamenti di renitenti alla leva, di sospetti, di evasi e pregiudicati. Le rappresaglie furono atroci e sanguinose da entrambe le parti e spesso le masse furono coinvolte, loro malgrado, negli scontri, pagando con la distruzione di interi villaggi e le fucilazioni senza processo di centinaia di contadini ritenuti a torto fiancheggiatori dei briganti.

Le rivolte popolari del trapanese

di: Giuseppe Peraino e Roberto La Sala

Le terre non concesse ai contadini, i latifondi abbandonati ma in mano alla vecchia classe nobiliare, la coscrizione obbligatoria, un sistema fiscale più pesante di quello borbonico, subentrava così l’amarezza e scoppiavano le prime rivolte. A Castellammare del Golfo e Alcamo (in provincia di Trapani) il primo gennaio del 1862 il popolo scese in piazza al grido di "abbasso la leva morte ai cutrara ", (i "cutrara" erano i borghesi). Avvennero scontri sanguinosi, la sommossa fu spenta dopo tre giorni. Il generale Umberto Covone incaricato di debellare i briganti e i disertori di leva di quella zona così descrisse le operazioni militari in Alcamo e Castellammare: "Nella provincia di Trapani vi sono due grossi Comuni che erano supremamente infestati: Alcamo capoluogo di circondario, e Castellammare. A Castellammare dopo la reazione provocata da odi di parte nel 1861 e macchiata da eccidi gravissimi, esistevano ancora latitanti circa 60 individui compromessi e sotto mandato di cattura." A Marsala, durante la caccia ai patrioti siciliani, le truppe piemontesi circondarono la città e arrestarono oltre tremila persone, per lo più parenti dei ricercati, comprese donne e bambini; a Pantelleria la banda Ribera inflisse numerose perdite ai reparti piemontesi. L’imprendibilità dei briganti di Ribera indusse il governo piemontese ad inviare nell'isola altri 500 soldati sotto il comando del colonnello Eberhard. Formate tre colonne, anche con l'aiuto locale, il colonnello Eberhard, governatore militare dell’isola, fece avanzare il 18 settembre le truppe a raggiera setacciando tutta l’isola fino a quando sulla Montagna Grande, dopo una breve sparatoria, i briganti non si arresero. Ammanettati, furono fatti sfilare nelle strade di Pantelleria al suono di un tamburo e col tricolore spiegato, tra ali di gente commossa fino alle lacrime. Tutte le spese dell’operazione, lire 637, furono a carico del Comune; 10 briganti furono condannati a morte per impiccagione e gli altri ai lavori forzati.

Donne e brigantaggio

di: Silvana Vultaggio e Paolo La Sala

L’atteggiamento delle donne nei confronti dei briganti fu contraddittorio. Si va da casi di ripulsa ad innamoramenti ed a casi veri e propri di donne briganti. Ecco alcune cronache di coraggio: Lucia Scialabba, 21 anni, respinse le offerte amorose del brigante Nicolò Zito che per vendicarsi ne ferì il fratello in un’imboscata, ma Lucia, invece di intimorirsi, denunciò Zito alle autorità. Anna Piscitello , la donna del brigante Domenico Bontidari, fu sensibile alla corte di un carabiniere. Bontidari uccise con una fucilata il carabiniere Celona mentre questi bussava alla porta di Anna. Quest’ultima lo denunciò e chiamata a testimoniare al processo lo accusò di altri dieci delitti davanti al giudice. Giovannina Rinaldi di Polizzi, in provincia di Palermo, sposò nel 1871 lo scalpellino Martino Filippone che nel 1873 si univa ai briganti di Polizzi diventando, come dicevano le cronache, l’oratore della banda "arguto e spiritoso". Divenuto brigante a tutti gli effetti, Filippone costrinse la moglie a trasferirsi con lui nella sede della banda. Qui il capo, per atavico diritto, obbligò la donna a diventare la sua amante. Quando nel 1875 Filippone venne catturato dalle forze dell’ordine, Giovannina, si ribellò alla banda che uccise la donna.

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