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RISORGIMENTO E BRIGANTAGGIO AD ALBANO DI LUCANIA

da: http://www.basilicata.cc/artistilucani/pipino/06contin.htm

ALBANO NEL RISORGIMENTO

I cittadini di Albano, una volta liberatisi dai residui, del feudalesimo, presero maggior coraggio e mirarono a più alte mete politiche, anche perché sapevano che, se non lo avessero fatto, prima o poi, la micidiale sferza borbonica avrebbe imposto loro altri "padroni". Pertanto molti eminenti cittadini si iscrissero e fecero parte della ormai , diffusa ma perseguita setta dei Carbonari. Ognuno di essi era conscio del grave rischio cui andava incontro, ma nessuno desistette, nonostante che il numero dei Martiri della libertà d’Italia aumentasse ovunque di giorno in giorno, per opera della reazione. Questi cittadini parteciparono tanto ai moti del 1820 quanto a quelli del 1848, riuscendo abilmente o fortunosamente ad evitare il patibolo. Tuttavia, molti di essi subirono severe condanne. I più noti sono:

CIARLETTA Francesco il 10 maggio 1851 condannato ad anni 12 di ferri per complicità secondaria, ecc. Con decreto del 6ottobre di detto anno gli furono condonati anni 6;

CIARLETTA Gerardo il 10 maggio 1851 condannato ad anni 7 di ferri, per complicità secondaria, ecc. Con decreto del 6 ottobre di detto anno gli fu ridotta la pena alla metà;

DE GRAZIA Nicola il 10 maggio 1851 condannato ad anni 7 di ferri. Con decreto del 6 ottobre di detto anno gli fu ridotta la pena alla metà. Nota di polizia: "nel 1820 figurò come legionario (2), nel 1848 firmò una lista di sottoscritti volontari pronti a partire per Potenza contro le regie truppe";

LA ROTONDA Gerardo il 31 agosto 1853 condannato ad anni 7 di ferri per complicità secondaria. Con decreto del 16 ottobre di detto anno gli venne commutata la pena in relegazione. Morì nell’isola di Ventotene in tempo del colera del ‘54;

MATERA Vito, arciprete, il 10 maggio 1851 condannato ad anni 8 di ferri per complicità, ecc. Con decreto del 6 ottobre di detto anno gli fu ridotta la pena alla metà;

MATERA Epifanio il 10 maggio 1851 condannato ad anni 8 di ferri per complicità, ecc. Con decreto del 6 ottobre di detto anno gli fu ridotta la pena alla metà;

MOLFESE Giacomo, prete, il 10 maggio 1851 condannato ad anni 10 di ferri, per complicità, ecc. Con decreto del 6 ottobre di detto anno gli fu ridotta la pena alla metà;

MOLINARI Giuseppe il 10 maggio 1851 condannato ad anni 8 di ferri per complicità, ecc. Con decreto del 6 ottobre di detto anno gli fu ridotta la pena alla metà;

MOLFESE Giuseppe, prete, il 10 maggio 1851 condannato ad anni 7 di ferri, per complicità, ecc. Con decreto del 6 ottobre di detto anno gli fu ridotta la pena alla metà.

Altri uomini politici che patirono il carcere furono:

CIUZIO Celestino, farmacista, e scarcerato il 10 aprile 1850;

LA ROTONDA Arcangelo, escarcerato 1’8 aprile 1850;

LA ROTONDA Michele, escarcerato il 3 febbraio 1853, libertà provvisoria;

MATERA Vito, escarcerato il 17 agosto 1850;

NETRI Gennaro, escarcerato 1’8 aprile 1850;

SARLI Luigi, escarcerato il 30 giugno 1851, libertà provvisoria.

Inoltre, DE GRAZIA Giuseppe pare che fosse il più attivo propagandista di idee liberali ed onorò la Patria in latitanza. Infatti, fu condannato in contumacia ad anni 19 di ferri ma sfuggì sempre alla cattura da parte dei gendarmi. Alla testa di un numeroso gruppo di volontari Albanesi nell’agosto 1860 partecipò alla cacciata delle truppe borboniche da Potenza. Dopo di che si arruolò fra le file dell’esercito di Garibaldi che andò ad incontrare, pare, nel luogo dove è ora lo scalo ferroviario di Albano. (3)

 

IL BRIGANTAGGIO

Al glorioso 1860 seguirono in Lucania alcuni anni funestati dal fenomeno del brigantaggio che prese grandi dimensioni e tenne sotto il terrore molti paesi della regione. Le bande di briganti erano costituite da simpatizzanti del cessato regime, da sbandati dell’esercito borbonico e disertori di quello di Vittorio Emanuele II. Un grande gruppo (oltre duemila), capeggiato da Carmine CROCCO, elevato al grado di generale da S. M. Francesco II, ultimo Re di Napoli, e dai suoi luogotenenti NINCONANCO, COPPA e CARUSO, prese stabile stanza nel Melfese. A questo gruppo si affiancò quello, non meno grande, del generale spagnolo José BORIES, ma l'accordo fra i due gruppi di fuorilegge non durò a lungo, perché, mentre i briganti di Bories miravano a far sollevare l’intera regione contro i Savoia, quelli di Crocco, pur proclamando le stesse finalità, rubavano, saccheggiavano ed uccidevano per mandato o per vendetta. Profittando di tale stato di cose, parecchi delinquenti comuni, un po’ ovunque, si improvvisarono briganti costituendosi una propria banda armata con la quale sparsero terrore e morte. Infatti, oltre alla "banda di Crocco e quella di Bories, molti fatti di sangue furono attribuiti a quelle dei briganti CASCHETTA, VENDEPANE, ANGERAME, FRANCO, CAVALCANTE, CASTRONUOVO, MASINO, CANOSA, D’AMBROSIO e SERRAVALLE. In Albano di Lucania non risultano avvenuti misfatti commessi all’epoca dai briganti, anche se in località Castellaro esiste ancora una tana che, oggi, viene indicata come quella in cui visse e si nascose il brigante Serravalle. Tuttavia, gli Albanesi vissero molti giorni di paura, se non altro, per i seguenti fatti di sangue che si verificarono nei comuni limitrofi:

. 10 maggio 1861 in S. Chirico Nuovo vengono uccisi LACAVA Nicola di quel comune e SICO Luigi di Tolve;

. 3 novembre 1861 la banda di Borjes invade Trivigno ed uccise GUARINI Giovanni e sua madre, che difendeva con le armi il paese. I coniugi PERRONE Michele e De STEFANO Teresa furono spenti fra sevizie. SASSANO Domenico fu bruciato vivo. VOLINO Pasquale venne posto a lenta morte;

. 16 novembre .1861 la stessa banda invase Vaglio di Lucania e uccise i fratelli DE MATTIA Francesco e Rocco, TAMBURRINO Domenico, IANNELLI Giuseppe, SAPONARA Faustino, D’ANZI Rocco e Filomena;

. 20 agosto 1862 in tenimento di Tricarico la banda Cavalcante uccise MACCHI Girolamo, milite dei Reali Carabinieri (si, racconta che fu esattamente in località Tre Cancelli, ove i briganti vennero sorpresi ed attaccati dai Carabinieri. Il posto è tutt’oggi indicato da un "cippo");

. 2 settembre 1862 DARINO Paolo di Castronuovo venne preso e trascinato nel bosco di Brindisi di Montagna dalla banda Castronuovo e colà posto sul rogo. Infastiditi gli assassini di quella lenta morte lo finirono a fucilate (4).

NOTE

(2) " legionario ": fece parte di quella legione di Lucani che partccipò ai moti di Napoli 1820- 21.

(3) BRIENZA R. I Martiri della Lucania, Tipi Saintaniello — Potenza, 1881, pag. 16 e seg.

(4) BRIENZA R. op. cit. pag. 44 e seg.

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