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NICOLA NISCO

STORICO E POLITICO

di: On. Prof. Mario PEPE

CENTRO DI CULTURA "TOMMASO ROSSI"

CENTENARIO DELLA MORTE DI NICOLA NISCO

(25 AGOSTO 1901 - 25 AGOSTO 2001)

SAN GIORGIO DEL SANNIO (BN) - 25 Agosto 2001

 

Il centenario della morte di Niccola Nisco (Nicola) avvenuta il 25 Agosto 1901 non potrà passare inosservato nella cultura meridionale e nella memoria della comunità sangiorgese. Memoria che deve essere sempre fecondata dall'esemplarità e dalla testimonianza di quelli che ci precedono. Un evento importante, un ricordo significativo, un invito a riconsiderare la produzione storica, civile, economica dell'uomo di cultura, Nicola Nisco. "Dopo 10 anni 5 mesi e 17 giorni dal 13 Novembre 1848 in cui fu arrestato a Napoli, la mattina del 10 Maggio del 1859 fu mandato in esilio a Malta. Nel i86o fu nominato professore di Economia politica nel Reale Istituto di perfezionamento della città di Firenze". Così il figlio Adriano Nisco ricorda il suo genitore nei "Ricordi Biografici" pubblicato a Napoli nel 1902. Non si vuole qui fare un excursus storico-culturale della figura e della personalità di Nicola Nisco, né avviare, sul piano della comparizione critica, l'approfondimento delle correnti storiografiche tese a riproporre il problema del valore e del significato storico del Risorgimento e dei suoi uomini più rappresentativi; si vuole soltanto riproporre, nella celebrazione dell'anniversario, la profonda lezione morale, civile e politica che Nicola Nisco ha dato alla storia del Paese ed agli studi di Economia politica. Voglio sottolineare solo tre aspetti: la testimonianza patriottica, i molteplici interessi di intellettuale del mezzogiorno d'Italia, l'attività legislativa prodotta per rafforzare lo stato unitario e contestualizzarlo nella complessa realtà del mezzogiorno d'Italia.

COSCIENZA MORALE E UNITA' DELLA PATRIA

"Nessuno può immaginare i travagli del cuore ridotto alla nullità di ogni umana attività, nessuno può misurare la condizione nostra". Un uomo sottratto ai suoi studi, agli affetti dei suoi cari, per il grande amore alla Patria, testimonia che il patriota non solo combatte per gli ideali, ma vive sulla propria pelle l'esperienza dolorosa della separatezza, dell'allontanamento dalla comunità civile e dalla vita della propria famiglia. "Ho in questo mondo tutto perduto, quanto di più caro può avere un uomo e soffro il massimo dolore di vedere per cagione mia infelice una moglie amatissima; però l'unico bene che mi resta è la mia dignità in rapporto a tutti". La dignità dell'uomo innamorato dell'Italia, dell'aristocratico illuminato ed incline a vivere gli ideali di unità e di indipendenza. La dignità dell'uomo forte e coraggioso, capace di scegliere tra l'inerzia accomodante e conservatrice del ceto nobiliare ed il riscatto doloroso della propria Patria dalla disaggregazione e dalle divisioni economiche e politiche. "La sovranità del popolo è la mia massima fondamentale, come l'indipendenza d'Italia è il mio principale scopo... Zelantissimo poi della prosperità duratura della nostra comune madre Patria, io sono il propugnatore del progresso e non della conservazione". Progresso temperato ed illuminato dalle correnti moderate e democratiche che si accingevano a dare un primo status etico-civile al nostro Paese. Nicola Nisco fu indubbiamente un martire della libertà ed un costruttore autorevole della storia civile della nuova Italia. Una storia civile fatta di testimonianze, di sofferenze patite con dignità, di esemplarità vissuta con coerenza. Non la storia ideologica né quella provvidenziale e neppure quella pragmatica, ma la storia civile fatta soprattutto di testimonianza etica per costruire una civitas unitaria ed una trama di valori e di norme che dovevano aiutare a riscattare e a incivilire il nostro Paese. La produzione economica e storica del Nisco fu notevole, soprattutto nel voler raccontare a sé stesso le peripezie da cui era uscito. "Dopo aver per 10 anni" - come egli dice nella "Storia d'Italia dal 1814 al 1880" - "nelle prigioni e 15 in Parlamento rappresentato l'Italia, mi sono volto a frugare notizie dei fatti nostri dal 1814 al 1880... Nella speranza di rendere un servizio alla Patria. E a questo lavoro ho messo mani, poichè mi èparso che la storia sia ancora rimasta nel periodo descrittivo, intesa più a raccontare gli avvenimenti, che a determinare il carattere di questo corrente secolo, in cui la rivoluzione nazionale è stata preparata e compiuta". La rivoluzione nazionale, un evento che ha segnato la storia dell'Italia; una rivoluzione né giacobina né popolare, ma moderata, illuminata e guidata da una classe di operatori politici ed istituzionali ispirati al criterio dell'equilibrio e dell'armonizzazione degli interessi che erano forti e diversi tra Nord e Sud. Come si fa la storia della rivoluzione nazionale? Delle sue tappe, delle sue difficoltà geopolitiche, delle varie "ragioni di stato" che si contrapponevano nel nostro Paese? Nicola Nisco soggiunge: "Narrando il movimento delle leggi, degli ordini, dell'arte, della letteratura e della scienza, forse riuscirò con tale mio modo di trattare la storia... a promuovere opera di civile rinnovamento più acconcia all'indole, alle tradizioni ed ai bisogni delle nostre popolazioni.

STORIA ECONOMICA, STORIA CIVILE

Le opere storiche del Nisco servivano a portare avanti quel civile rinnovamento utile a combinare l'eticità pubblica e gli assetti istituzionali del nostro Paese nella seconda metà dell'ottocento ed oltre. Si tratta appunto attraverso le opere storiche di studiare "lo spirito della vita delle nazioni onde si possa armonizzare le reali condizioni economiche alle giuridiche e civili, ed a risolvere per via di istituzioni la rivoluzione sociale che ci incalza alle spalle". Gli obiettivi che il Nisco ha voluto esaminare nell'ampia produzione storica sono due: 1) la dinamica interconnessione tra le strutture economiche e finanziarie dell'Italia dell'ottocento e le articolazioni giuridico regolamentari del funzionamento dello stato; 2) affrontare su piano istituzionale con opportune adeguate riforme nel settore agricolo e nell'esercizio del credito per contenere quella rivoluzione sociale che avrebbe determinato, anche se per giusta ragione, la disarticolazione dello stato nazionale. La vera rivoluzione per il Nisco era la costruzione ed il rafforzamento dello stato post-unitario; le rivoluzioni avrebbero potuto ripristinare lo status quo ante; questa era la preoccupazione fondamentale del Nisco. Nei Prolegomeni ad un corso sulla Moneta ed il Credito tenuta a Firenze, egli cerca di enucleare i punti essenziali della sua filosofia politica ed economica, basata essenzialmente nello studio della situazione economica del Paese, delle forze in campo, degli interessi e del ruolo del credito. Il suo è uno studio empirico che certo non attinge a notevoli livelli di dottrina, ma si ferma ad analizzare i fenomeni sociali ed economici che lo colpiscono di più. I Prolegomeni, scritti nel 1859, sono una riproposizione delle tesi di un liberista "empirico, più incline all'esame delle istituzioni economiche che all'analisi teorica". Giustamente lo storico Aliberti sostiene: "Credere fermamente, infatti, come il Nisco, nei principi smithiani ed essere convinto che il libero gioco delle forze economiche rappresentasse una suprema verità universale raggiunta dall'uomo, oltre la quale vi era il nulla o la rivoluzione, non costituiva certo, per quei tempi, un valido criterio di discriminazione". I suoi studi economici erano riconducibili alle teorie quantitative e liberistiche delle correnti economiche più in voga. Negli studi si intravedeva una passione sincera, un animo pugnace, il desiderio di vedere comporsi gli interessi contrapposti per il benessere della Patria.

VITA PARLAMENTARE E AUTOGOVERNO LOCALE

Eletto parlamentare nel collegio di S. Giorgio la Montagna (oggi S. Giorgio del Sannio) dall'ottava all'undicesima legislatura fu sensibile, attento agli interessi del Mezzogiorno, rispettoso della logica parlamentare, sostenitore dell'alleanza tra riformatori e moderati. Fu un parlamentare zelante, attento più a difendere le ragioni dello stato che ad affrontare "le questioni sociali del Paese", sostenitore della modernizzazione del Paese nelle articolazioni dello stato, negli assetti amministrativi, nell'attuazione di irifrastrutture fondamentali. La sua attività parlamentare fu sempre ispirata ad una sana, concreta legislazione. Più che codificare in astratto si trattava "per leges" di affrontare i problemi del Paese, problemi enormi, insormontabili. Eppure l'Italia si è costruita e da allora si è rinnovata. In meglio. Sul piano dell'uguaglianza e della giustizia. Nella XII legislatura Nisco fu combattuto ed avversato e non venne eletto, si impose "un oscuro figuro", un qualsivoglia personaggio di piccole consorterie locali - O tempora! o mores! - che impedirono la sua rielezione. I famigerati delle tenebre, gli oscurantisti, ieri come oggi, prevalgono nei giochi misteriosi della politica. Ma Nicola Nisco resta un punto di riferimento per coloro i quali vogliono contribuire a migliorare la vita civile e morale del Paese nella salvaguardia dello stato democratico. Sostiene giustamente Bonghi "il Nisco è spirito operoso a cui non èvenuto mai meno, in una vita già lunga, la voglia di giovare alla patria con i fatti, con gli scritti, con l'influenza dei pensieri e dei discorsi. Mal remunerato dagli amici, dimenticato dagli elettori, non considerato dal governo, ha ritrovato nello studio, di cui nessuno può togliergli la soddisfazione, il modo di occupare nobilmente sé, di aiutare la cultura pubblica e la formazione nel paese di un più progredito e largo sentimento politico". Parole stupende che hanno colto nel segno ed hanno la vasta, ricca e poderosa filosofia politica di Nicola Nisco. Attraverso gli studi si può migliorare l'etica pubblica di un paese ed esprimere il meglio delle proprie intuizioni. So che l'Amministrazione Comunale di S. Giorgio del Sannio si accinge a ricordare il centenario della morte di Nicola Nisco con un nutrito dossier di proposte. E' giusto fare così; un'amministrazione comunale si caratterizza soprattutto per la valorizzazione del proprio patrimonio culturale locale e per le iniziative che assume per la rinascita culturale ed il progresso civile dei nostri concittadini. Cento anni fa è morto Nicola Nisco, ma il suo programma deve essere ancora storicizzato e vissuto nella nostra comunità. Senza la rinascita culturale e civile non c'è vita amministrativa né autogoverno locale. La municipalità si alimenta nella propria cultura e nell'assetto normativo dello Stato. Più che federalismo o devolution si tratta di rafforzare e migliorare l'autogoverno delle nostre comunità locali. Nell'autonomia municipale è la ragione dell'unità del nostro Paese. Bene fu sottolineato, con una lapide sulla casa di Nicola Nisco, l'animo sognatore del grande illustre cittadino che da storiografo, da parlamentare e da cittadino preclaro tenne a cuore le sorti della patria, il riscatto e lo sviluppo del mezzogiorno d'Italia, il progresso e la concordia civile delle nostre comunità. Questo è, in sintesi, il messaggio che affida a ciascuno di noi: ritrovare le ragioni della nostra storia per rinnovare gli assetti istituzionali delle nostre comunità e migliorare la coscienza civile ed etica dei cittadini.

 

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