Copyright - 1999 - 2002 - © Fioravante BOSCO - Tutti i diritti riservati - Visualizzazione consigliata 800x600 |
Alberti Giuseppe |
|||||||
(S. Felice a Cancello nel 1833 a Resina il
14 gennaio 1894) . In Benevento dove si trasferì con
la famiglia, aprì nell'allora centrale Piazza Orsini, un
caffè che divenne ben presto ritrovo di liberali. Nel
marzo del 1860, la polizia borbonica segnalava al
Delegato Apostolico di quella città pontificia, le
"criminose riunioni di quel ritrovo"
dove sorvegliati politici del Principato Ulteriore (Avellino)
si recavano per "darsi alla lettura di fogli
clandestini". La circospetta politica di quel
Delegato, intesa a scongiurare inframmettenze borboniche
in un possesso della Chiesa, evitò all'Alberti ogni serio
fastidio, sicché potette dedicarsi all'industria di un pregiato
liquore
Bibl. - M. Rotili, Benevento e la Provincia Sannita, Roma, A.B.E.T.E. 1958, pp. 164 e 278; A. Zazo, Vigilanza politica sulla corrispondenza postale e sui viaggiatori in Benevento e nel Principato Ultra nel marzo agosto 1860, in Samnuim, 1960, p. 96. |
|||||||
da "Dizionario bio-bibliografico del sannio " di Alfredo Zazo, Ed. Fausto Fiorentino, Napoli, 1973 |
|||||||
[...] il 15 marzo 1860 il Ministro di Polizia
del Regno di Napoli comunica a Monsignor Agnelli
che a Benevento nel caffè di Giuseppe Alberti sito a Piazza
Orsini, si tengono riunioni sediziose. È Alberti
che passa gli ordini e cura tra i rivoltosi la diffusione
del giornale "L'amico del popolo". Lo
prelevano da lui Celestino e Michele Morante da
Apice, Giuseppe Coletti medico di Montemiletto e Antonio
lazeolla da S. Giorgio la Molara, Domenico La
Monica avvocato da S. Giorgio la Montagna. Faccia
perciò relazione scritta sulle persone indicate e
sorvegli Ignazio Revelli che spesso parte da
Napoli per Benevento. A stretto giro di posta, Monsignor
Delegato risponde che Celestino e Michele
Morante sono degni figli del padre don Nicola
carbonaro del 1820. Confabulano senza sosta con Domenico
Isernia, Michele Cosentini e Salvatore
Rampone che stanno preparando la rivoluzione a
Benevento. L'avvocato La Monica procuratore del
principe di Morra e Iazeolla sono brave persone,
ma hanno congiunti fin troppo in vista tra i liberali.
Quando però viene la volta di dare informazioni su Giuseppe Alberti, tergiversa ed
osserva: "lo si accusa di diffondere L'amico del
popolo, ebbene è un giornale che si stampa a Roma
sotto il governo pontificio, io non ne posso impedire la
lettura". Poi cambia argomento: "vuole il
ministro che Revelli non venga da Napoli a
Benevento? Renda obbligatorio il passaporto per gli
attendibili; egli farà perquisire tutte le persone in
arrivo nella città e tutto andrà per il meglio".
Perché Monsignor Agnelli non accusa Giuseppe Alberti? E' allegro e
pieno di vita. Da S. Felice a Cancello in cui è nato, è
andato alla ricerca di una città e Benevento è
diventata la sua città. Ha inventato un liquore |
|||||||
da: "Il Brigantaggio nella Provincia di Benevento 1860-1880" di Luisa Sangiuolo - De Martino, BN, 1975 |
|||||||