CASTELPAGANO Terra del Sannio Beneventano

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La "RICCIATA"

di SAN NICOLA

"San Nicola di Bari in trono" di Andrea da Salerno - Napoli, Galleria Nazionale di Capodimonte

La sera del sei dicembre 1975 si è svolto nella sede del Centro Culturale di Castelpagano un pubblico dibattito sul tema: "La Ricciata di S. Nicola". Relatori: Nicola Penna e Giuseppina Meoli; è seguito un dibattito con numerosi interventi. Molto interessanti le interviste registrate a cura di Donato De Matteis e Nicola Penna. Perché un dibattito sulla "Ricciata"? Oltre che per saperne di più su questa specifica tradizione popolare, che sembra vada scomparendo, per iniziare un lavoro di ricerca che, consentendoci una più approfondita conoscenza del nostro passato, ci permetta di capire meglio gli attuali problemi sociali e ci dia la possibilità di individuare le linee lungo le quali muoversi per formulare proposte di soluzione. Questa pubblicazione è una raccolta di opinioni emerse nel dibattito, ma vuole anche essere un mezzo per stimolare ciascun lettore a porsi delle domande. Eccone alcune: Qual è l'esatto significato del termine "Ricciata"? Miscuglio di cose, dicono alcuni; usanza importata da Riccia, dicono altri. Qualcuno afferma che la dizione esatta dovrebbe essere arricciata" e deriverebbe dal fatto che alcuni dei componenti, una volta cotti, arricciano la loro pellicola esterna. La ricciata è nata come "devozione" in ricordo del miracolo di S. Nicola oppure è sorta come necessità sociale e successivamente abbinata al Santo? E' vero che i beneficiari della Ricciata erano solo i "Collisi"? Per rispondere a queste ed alle altre domande, che una tradizione, pacificamente accettata da alcuni a livello incosciente, rifiutata da altri, abbiamo formulato delle ipotesi.

LE ORIGINI

In occasione della festa di S. Nicola, che decorre il sei dicembre, in Castelpagano è d'uso ancora oggi fare la Ricciata. Questa è tra le più antiche, infatti non si riesce a stabilire il periodo a cui farne risalire l'inizio. Che cos'è la Ricciata? Il termine Ricciata è una parola dialettale Castelpaganese con la quale si indica un miscuglio di cose. In occasione della festa di S. Nicola questa parola indica un miscuglio di legumi e cereali (grano, granoturco, fagioli, ceci, lenticchie e cicerchie) che è d'uso cuocere la sera prima, dopo aver fatto intenerire il tutto in acqua per qualche giorno. Questa tradizione che vive ancora in molte famiglie ha perso, col passare degli anni ed il conseguente mutamento delle condizioni economiche del paese, il suo significato originale. Oggi nel preparare la Ricciata non vi è nessun scopo preciso oltre quello di continuare la tradizione. Una volta lo scopo c'era, e a mio parere era di carattere umanitario. Anticamente in Castelpagano, come anche nei paesi circostanti regnava la miseria, molta gente non aveva di che sfamarsi ed era costretta a chiedere l'elemosina. Le famiglie di condizioni economiche più agiate, in occasione della festa di S. Nicola, diventavano prodigali, la sera prima cuocevano in grandissime caldaie la Ricciata, questa caldaie la mattina della festa di S. Nicola venivano messe nei portoni e il contenuto veniva distribuito ai poveri. Per questi ultimi la festa di S. Nicola rappresentava un'occasione per mangiare a sazietà e fare delle provviste per i giorni successivi. Secondo le testimonianze degli anziani, venivano anche da Colle a chiedere la Ricciata. Processioni di "Collisi" arrivano in Castelpagano la sera della vigilia della festa, dormivano in posti d'occasione per iniziare il giro delle case, ben presto, la mattina successiva. Oltre che distribuire la Ricciata ai poveri, era d'uso scambiarsela tra parenti e famiglie amiche o riunirsi in casa di qualcuno, mangiarla insieme e trascorrere una serata diversa dalle altre; si usava anche farla assaggiare a tutti gli animali domestici. Secondo la leggenda la tradizione della Ricciata è legata ad un miracolo di S. Nicola, il quale provvide a sfamare il popolo di Bari in un periodo di carestia. Il santo, travestitosi da mercante si recò in "Marea" al porto dove comperò 900.000 tomoli di legumi e cereali lasciando in pegno un diamante. I fornitori giunti a Bari, chiesero di un mercante che aveva lasciato loro come pegno un diamante, nel vederlo tutti riconobbero il diamante di S. Nicola. La folla corse in chiesa e trovò la statua del santo col dito spoglio. Tutti credettero nel miracolo ed i fornitori regalarono le provviste, le quali furono distribuite col detto: "a chi nu tumml' e a chi no stoppell contantam a ricchi e poverelli".

VALORE DIETETICO DELLA RICCIATA

Una persona adulta con un peso medio di 70 Kg. E con un lavoro tra il medio ed il pesante ha bisogno di circa 3.000 3.500 calorie giornaliere. Tale fabbisogno è coperto da una dieta mista, animale e vegetale rappresentata da 70 - 80 grammi di proteine, 50 - 70 grammi di grassi e 300 - 500 grammi di idrati di carbonio. E' opportuno sottolineare che, accanto a queste, l'organismo umano necessita di altre proteine indispensabili per le funzioni vitali: vitamine, sali minerali, acqua. Queste ultime, come le altre, sono tutte sostanze contenute variamente ed esaurientemente in una dieta alimentare mista. Precisando che i carboidrati rappresentano la fonte di energia e più immediata assimilazione da parte dell'organismo, che i grassi rappresentano la principale fonte di energia per l'alto contenuto calorico di cui sono forniti, che le proteine rappresentano il materiale fondamentale dell'organismo, entrando nella composizione di tutte le cellule vediamo quale può essere il valore nutritivo della "Ricciata". Nei prodotti che la compongono, sono abbondantemente rappresentate, le proteine, anche se come valore assoluto corrispondono a circa la metà di quelle contenute nella carne; il loro valore biologico inoltre, è nettamente inferiore a quello delle proteine di origine animale. Validamente rappresentati, nella "Ricciata", sono anche gli idrati di carbonio, mentre scarseggiano i grassi, alcuni sali minerali, alcune vitamine ed alcuni elementi indispensabili alle funzioni vitali. Se a ciò si aggiunge che tutte le sostanze contenute nella "Ricciata" sono di difficili assimilazioni si comprende come questa può avere senza dubbio un importante, ma non certamente un alto valore nutritivo.

QUANDO SI "PACCARIAVA" (si strigeva la cinghia)

Risulta piuttosto difficile delineare la situazione socio-economica di Castelpagano nell'epoca in cui si diffuse l'usanza di preparare la "Ricciata" di S. Nicola. Tale difficoltà è determinata dal fatto che non è reperibile una documentazione scritta, sia per quanto concerne il periodo in cui iniziò a diffondersi tale costume, sia perché sembra che, in base a quello che è stato riferito oralmente dalle persone anziane del paese, si debba far risalire a fattori di ordine devozionale per il Santo, sul quale si innestano fattori di carattere sociale. E' quasi certo che l'elemento religioso ha determinato e favorito l'affermazione ed il consolidamento nel tempo ditale manifestazione socio-religiosa. Questa ipotesi potrebbe essere avvalorata dalla considerazione (gratuita) che, in un paese che è stato ed è prevalentemente agricolo e legato alla religione cristiana, trasmessa per tradizione nell'ambito del nucleo famigliare di padre in figlio, ha giocato un ruolo particolare nella vita dei cittadini, secondo il diverso livello e grado di preparazione culturale. Sembra che proprio in forza di questo motivo di carattere religioso rivolto ad un fine diverso rispetto al mondo agreste i galantuomini (cosi definiti dalle persone anziane, che di loro hanno un vago ed amaro ricordo), cioè i "signori" che dominavano incontrastati nella vita politica ed economica, in un periodo in cui si "paccariava" (cioè si sopportava, si soffriva la fame e la miseria) con atteggiamenti paternalistici rendessero partecipi del loro opulento benessere per almeno una volta all'anno, che per loro lavorava nei campi tutta la vita. Tutto ciò che si è detto in maniera molto sommaria e sintetica è basato, soprattutto sulle dichiarazioni fatte in paese e mira a stimolare un maggior numero di persone ad allargare la discussione avvalorando o rigettando il contenuto del presente scritto.

PROGRESSO O REGRESSO?

La tradizione vuole che ogni anno, in occasione della festa di S. Nicola, in tutte le famiglie un tempo, solo in alcune oggi, si cuocia la "Ricciata". Questa tradizione è antichissima, ma non è chiara l'origine. Alcuni l'attribuiscono al profondo senso religioso della popolazione castelpaganese, altri invece, riallacciano tale tradizione ad una simile che si verifica nel comune di limitrofo di Riccia (CB), in occasione della festa di S. Giuseppe. Ingredienti comuni sia per la "Ricciata" che per i "Calzoni" sono i ceci e il grano. Un fatto è certo però che tali tradizioni, anche se si perdono nella notte dei tempi, ieri avevano uno scopo prettamente sociale: sfamare o aiutare i più bisognosi. Oggi invece hanno uno scopo diverso, nel senso che la Ricciata ed i calzoni sono un pretesto per riunire parenti .ed amici, e trascorrere una serata diversa. Socialmente la tradizione così modificata è, senza dubbio, meno valida di quella di ieri, poiché se dal punto di vista del progresso economico dimostra l'evoluzione della gente di Castelpagano, sotto altri aspetti potrebbe essere una manifestazione dell'egoismo degli uomini, o della tendenza di abolire le vecchie tradizioni, perché quest'ultime comportano sacrifici e perdita di tempo. Sembra che attualmente si stia cercando di far rivivere queste tradizioni che la gioventù aveva respinto, ciò è anche merito della scuola.

IL DINAMISMO DELLA TRADIZIONE

Dietro la Ricciata di S. Nicola vi era profondamente diversa dall'attuale, ma non migliore, semplicemente un modo diverso di rapporti religiosi - sociali. Ecco il motivo per cui recuperare le proprie radici storiche e culturali, vuol dire avviare un processo di maturazione personale o sociale. Il problema fondamentale è recuperare certe tradizioni, come la "Ricciata" vissuta a livello di abitudine e che ha perso il suo significato religioso, in modo da ricollegarla in un contesto sociale diverso. La crisi di cultura subalterna; come la cultura popolare di Castelpagano, rispetto alla cultura ufficiale nasce dal conflitto tra sviluppo economico e sviluppo culturale. Ma, è bene ricordare che la crisi porta dentro di se la forza nuova della storia. La vitalità di una cultura o di un popolo si esprime nelle sue capacità di far rivivere le sue tradizioni, attraverso nuove espressioni, nuove forme che esprimono i valori nei quali si crede. Credo che la "Ricciata" di S. Nicola dovrebbe uscire da un semplice ricordo o festeggiamento famigliare, e diventare un fatto sociale, cioè essere vissuta a livello di sagra paesana. Questo nuovo significato che la "Ricciata" può assumere, comporta l'abbandono del senso devozionale dell'usanza, per trasformarsi in una manifestazione di una comune radice sociale e culturale nella quale, noi Castelpaganesi riconosciamo la nostra identità. L'uomo, molto spesso, subisce la pressione del fatto tradizionale sociale, ma nella misura in cui si libera di questa pressione, avviene il passaggio obbligatorio da elemento sacro a fattore sociale cosciente. In questo modo l'elemento religioso entra in dialettica con l'elemento sociale, e l'uomo si libera della superstizione. Credo, che questa sia la strada mediante la quale la tradizione della "Ricciata" può assumere per noi, oggi, un nuovo senso ed esprimersi in forme nuove. Ogni tipo di società possiede i suoi particolari metodi di evolversi e riorganizzare ciò che sta per morire. Tocca a noi, cittadini di Castelpagano prima di tutto, ed anche alle autorità amministrative facilitare la ricerca di come sviluppare una nuova coscienza sociale, e predisporre i mezzi che faciliteranno il recupero delle nostre tradizioni [G. NISTA, Castelpagano nella cronistoria, inedito, 2000].

Valentino Colasanto

Giuseppina Meoli

Franco Calzone

Sossio Pagnano

Giuseppe Rubortone

Nicola Maselli

Castelpagano: gennaio 1976