GEOLOGIA DELLA ZONA

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L'abitato vecchio di Castelpagano sorge quasi per intero su imponenti masse di calcare ippuritico, riferibile all'orizzonte Turoniano del Cretaceo, poggianti su strati argillo marnosi, calcarei ed arenacei, appartenenti al piano Cattiano dell'Oligocene. Il fatto che sedimenti molto antichi poggiano su strati più recenti, è spiegato dall'origine organica dei calcari stessi, costituiti da cumuli di resti fossili (vedi "morge don Arcangelo") di una fauna a facies litoranea, depositatisi su scogliere e su atolli del mare. Queste scogliere, in un successivo abbassamento, furono circondate e ricoperte dai sedimenti eocenici, nei quali rimasero impigliate, avulse e carreggiate nei successivi movimenti tettonici di sollevamento che formarono l'Appennino.

Poiché queste masse calcaree sono notevolmente più resistenti all'erosione dovuta agli agenti atmosferici, in confronto delle circostanti argille marnose ed arenacee, esse restano frequentemente delimitate da pareti sub-verticali, queste, furono prescelte nell'alto Medioevo per l'ubicazione degli antichi castelli, intorno ai quali si addossarono le abitazioni dei contadini, associando così la solidità delle fondazioni alle difese naturali contro gli assalti dei nemici.

 

Stralcio della Carta geologica d'Italia Scala 1:100.000

Nel caso specifico di Castelpagano, gli antichi fabbricati, costruiti sulle masse calcaree del Cretaceo, presentano sicuri caratteri di stabilità, mentre lo stesso non si può dire dei fabbricati costruiti in epoca più recente, sulle marne argillose ed arenacee, anche perché non furono adoperate fondazioni sufficientemente profonde, ne curarono il drenaggio delle acque meteoriche. Attualmente l'abitato di Castelpagano resta insidiato dal lento abbassarsi dell'alveo del Torrente Pidocchioso, fenomeno questo che ha già determinato nelle regioni Tre Croci e Mandra profonde erosioni sulle argille arenacee, dando loro la forma di canaloni, (negli ultimi decenni il fenomeno è stato rallentato da opere d'imbrigliamento e di forestazione delle zone limitrofe il corso del torrente) minacciando di provocare lo slittamento verso valle di una parte del cosiddetto Paese Antico, arroccato su masse calcaree, lateralmente al Castello Mormile. Veramente, già in tempi antichissimi, prima che sorgessero costruzioni edilizie nella regione, una gran massa di calcare slittò per circa 100 metri verso valle, a meridione della sorgente Fontanella, nel greto del torrente Pidocchioso; successivamente, per l'approfondirsi del greto dello stesso, lungo il bordo settentrionale della stessa massa di calcare, da questa per effetto d'una spaccatura preesistente si separò una grossa porzione, rovesciandosi lateralmente nell'alveo sottostante, attualmente le acque scorrono entro la stretta gola generatasi così tra la parte rimasta in sede e quella caduta, che nell'insieme è indicata con il nome di "Morgia Spaccata". Molto più preoccupante (come diceva in una relazione l'Ing. Geologo Giulio Nista) è che nello scorso secolo, la gran massa calcarea sottostante il Paese Antico si fessurò generando un crepaccio, localmente detto "La Cretta" largo circa un 50-60 cm., con direzione quasi meridiana (si aprì di nuovo con il terremoto del 1962), giacitura verticale, corrente a circa mt. 1,5 dallo spigolo sud-ovest del castello Mormile. [G. NISTA, Castelpagano nella cronistoria, inedito, 2000].