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Pietro Zerella

PRETI, CONTADINI E BRIGANTI

Nell'Unità d'ITALIA 1860-'62

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Cover graphic: GAETANO CANTONE

PRESENTAZIONE

INTRODUZIONE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PRESENTAZIONE

Dopo la sconfitta dei Borbone e l'Unità d'Italia, nacque un delicato problema politico religioso. Una parte del clero, che dall'inizio aveva avuto paura della novità rivoluzionaria del 1860, non volle collaborare con le istituzioni del nuovo Stato, temendo di andare contro gli interessi della Chiesa, per tale motivo si schierò dalla parte dei Borbone. Si accesero quindi, fra le parti, dispute ideologiche, alle quali seguirono reazioni, cospirazioni, disubbidienza civile, malcontento contro le istituzioni e contro il re. Tutto ciò causò processi e arresti... Le pagine di Zerella rispondono al proposito di informare, prima che di definire, tracciando una via alquanto ampia per inoltrarsi nel labirinto del brigantaggio "meridionale" e per comporre un mosaico dove anche le minoranze, quelle che non vincono mai, acquistano legittimità di presenza sul palcoscenico dei riconoscimenti storici. Oltre ai tanti sconosciuti preti e frati, emergono contadini costretti a diventare briganti. Poveri "cafoni" che con roncole, forconi e accette, si sono collocati al centro della vicenda e la loro rivolta è diventata una rivoluzione di quelli che portavano le "toppe alle sottane" e le "pezze al culo" o di quelli che morivano per il giovane Francesco II, "u re nuosto". A volte emergono le drammaticità dei fatti violenti e le lacerazioni del tessuto sociale costituito da maglie intrise di crudeltà, di improvvisazioni, di anarchia, di stupido attaccamento al vecchio, dove l'analfabetismo e la fame risultano determinanti per le scelte "politiche". In questa storia, alla fine, emerge "l'Autodifesa" di due sacerdoti di paese: documento interessante per il linguaggio rigoroso e ricco di spunti giuridici dove si trovano motivi di arricchimento professionale. È una fatica di ampio respiro informativo che offrirà ai lettori momenti di riflessione interessanti e colmerà più di un vuoto nelle conoscenze di alcuni studiosi. "Preti, Contadini e Briganti...": è la storia del Sud narrata con un'ottica diversa, meno retorica sui percorsi difficili che portano all'Unità d'Italia.

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INTRODUZIONE

Preti, contadini e briganti, durante la rivoluzione unitaria hanno riempito le prigioni dei Borbone e del nuovo Stato, hanno sopportato persecuzioni, processi e miseria, eppure, nei libri di storia, sono stati confinati solo nelle note, come i caporali nelle battaglie. In questo lavoro sono state chiamate alla memoria quelle vicende storiche dell'Unità d'Italia nelle quali, sebbene sufficientemente illustrate, non è stata degnamente considerata la partecipazione, attiva o di secondo piano, di un uomo di Chiesa. Si è voluto analizzare un notevole conflitto d'individui e di principi sullo sfondo della spedizione dei Mille e del regno di Francesco II. Dopo la resa di Gaeta e la definitiva sconfitta dei Borbone, nacque un delicato problema politico-religioso. Una parte del clero, che dall'inizio aveva avuto paura delle novità della rivoluzione del 1860, non volle collaborare con le istituzioni del nuovo Stato, perché temeva di andare contro gli interessi della Chiesa. Si accesero quindi fra le parti dispute ideologiche, alle quali seguirono reazioni, cospirazioni, disubbidienza civile, malcontento contro le istituzioni e contro il re. Tutto ciò causò processi e arresti. Noi, ponendoci dei limiti d'indagine molto ristretti, perché la mole di documenti è tale da scoraggiare il più bravo dei ricercatori, abbiamo narrato le vicende di una limitata zona geografica. Abbiamo dato importanza sia ai minimi episodi, sia riportando i passi essenziali di alcuni documenti e processi, evidenziando, da una parte personaggi noti, dall'altra quei piccoli grandi uomini che, anche se sconosciuti ai più, hanno dato un contributo di fede e di coraggio nel sostenere le loro idee. Nel corso delle ricerche, oltre ai tanti preti e frati, sono emersi i contadini, costretti a diventare briganti. Questi poveri "cafoni", con roncole, forconi e accette, si sono collocati al centro della nostra vicenda e la loro rivolta è diventata la rivoluzione di quelli che portavano le "toppe alle sottane" e "le pezze al culo". Questo lavoro è dedicato ai numerosi sconosciuti, ai piccoli religiosi di paese, ai contadini figli della terra, ai poveri emigranti (ai tanti Pietro Zuzolo, "contadino analfabeta", a tutti quelli, rei d'avere idee diverse e di aver combattuto una rivoluzione, non tanto per "u re nuosto", ma per un pezzo di pane nero (quello bianco si dava solo agli ammalati) e un fazzoletto di terra. A supporto delle nostre indagini ci siamo avvalsi delle opere di esimi studiosi quali: R. De Cesare, A. Scirocco, D. G. Gaudioso, G. Porcaro, G. Russo, B. G. Giordano, A. Gradilone, F. Molfese e di molti altri, ma in particolare dell'opera di Bruno Pellegrino "Vescovi Borbonici e Stato Liberale 1860-61" e di molti testi di storia locale. Nelle nostre ricerche siamo sempre stati favoriti da studiosi, da religiosi, quale Don Nicola Santillo, e da funzionari di biblioteche ed archivi, ai quali va il nostro ringraziamento. Meritano particolare menzione il Direttore della Biblioteca Provinciale di Benevento, Dr. Salvatore Basile, per la grande disponibilità e cortesia, la famiglia di Maria Pia Iannace e il Sig. Giovanni Severino, che hanno messo a disposizione il documento riguardante l'autodifesa dei sacerdoti Nicola e Raffaele Iannace. Inoltre si ringraziano il Prof. Luigi Rovito per aver permesso di pubblicare un saggio di questo lavoro sulla prestigiosa Rivista "Storia del Sannio" da lui diretta e il Prof. Luigi Parente, al quale va tutta la nostra riconoscenza per la disponibilità, l'incoraggiamento e la guida in questa ricerca.

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