LE LAPIDI DEI BRIGANTI

documento messo a disposizione dalla "Fondazione Madonna di Campanile" Frasso Telesino (BN)

 

ONORI FUNEBRI

FATTI

DAL MUNICIPIO E DAL CLERO

DI SEPINO

ALLA MEMORIA

DI

LUIGI STANISLAO FUSCO

E

CAROLINA CINELLI

uccisi dai Briganti sulle rive del Tammaro

nel 19 Settembre 1862

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CAMPOBASSO

1862

Stamperia Solomone

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AI BRIGANTI

Traviati fratelli

Chiunque di voi, o di coloro, che vi spingono sulla funesta via, che correte, leggerà queste pagine, e di poi fiuterà le sue mani e le sue vesti, sentirà l'odore del sangue innocente da tutti i punti della sua persona. Perchè voi vi sappiate, e vi comprendiate, noi vi mettiamo d'innanzi uno dei più miserandi episodi della vostra barbarie. Se l'anima vostra giungerà a vedersi di innanzi il crudelissimo spettacolo di se medesima, se voi darete una lagrima al ricordo delle vostre vittime, voi sarete salvi. La misericordia di Dio, e quella d'Italia, che sono del pari infinite, non vi abbandoneranno. L'Italia non può essere sepolta sotto la ristorazione del trono del Papa, e di quello del Borbone. Se questi due troni avessero potuto ancora durare un istante, Dio non li avrebbe fulminati nel momento del massimo loro splendore. Ma ove ancora vi fosse dato di evocare tutto l'inferno in vostro Soccorso, e rimettere per un giorno solo i vostri padroni sul soglio, voi sareste le prime vittime della loro ferocia, perchè la loro ipocrisia di non voler sembrare vostri complici d'innanzi all'Europa civile, li spingerebbe a provare prima sulle vostre teste quel taglio di mannaja, e quella di elasticità di capestro, che di poi sarebbero adoperate contro coloro, che sapranno perdonarvi, se avrete rimorsi, come sanno compiangervi e resistervi, e son fieri di morire dal vostro agguato, or che siete così vilmente crudeli.

CRONACA

Il dì 19 Settembre 1862 una carrozza giornaliera, che di Campobasso si diriggeva verso Napoli, passando nel piano di Sepino, giungeva alle 10 prima del mezzogiorno sul ponte di Tammaro. Dalle alture vicine sbucava una mano di meglio che 30 briganti a cavallo, imponeva alla vettura di fermarsi, e staccava da essa i cavalli: derubava di tutto i viaggiatori, e vedendo fra di loro una bellissima giovanetta, le faceva forza a discendere, e seguirli. Ma la giovanetta bellissima e sui sedici anni, a nome di Carolina Cinelli, di Morrone in Provincia di Molise, era in vettura insieme col suo giovane sposo di pochi giorni per seguirlo nella casa paterna di lui. Il giovane aveva nome Luigi Stanislao Fusco, ed era di Frasso in Provincia di Terra di Lavoro. Del che avvedutisi i manigoldi, uno di essi rivolgeva il moschetto verso di Luigi per togliere di mezzo l'ostacolo al conquisto della bella fanciulla. Ma la Carolina, per salvare lo sposo, per salvare l'onore di entrambi, o per morire prima di lui, o per morire insieme con lui, e così liberare morendo quelle gioje conjugali, di cui, abbenchè sposa, ancora il talamo, per gl'impacci del viaggio non le era stato cortese, ghermì il moschetto del brigante, e l'ostacolo assasino, traendola per forza della carrozza, la uccise. Non manca chi crede che la Carolina avesse fatto di proprio moto scoppiare il moschetto, e si fosse uccisa. Alla vista di lei morta, il brigante assalitore credette di affogare i proprii rimorsi nel sangue di Luigi, ed uccise anche lui. A cotesta scena era presente la madre del Fusco, che accompagnava nel viaggio i suoi figliuoli. Non una lagrima, ma l'apoplessia, che giungeva in capo a due giorni alla meschina madre, doveva tetimoniare qual fosse il cuore di lei al nefando spettacolo. I cadaveri insepolti furono tolti dalla pubblica via, la mercè della guardia nazionale di Sepino, e condotti nel Camposanto di detto Municipio. Il Capitolo della Collegiata di Sepino, ed il Clero rendevano gli ultimi uffizii alle due vittime con due funerali, dei quali al secondo, quello del Clero, intervenivano le autorità civili e militari del paese e la filarmonica a suon di marcia funebre; e nella Chiesa della Madonna dell'Assunta, a mezzo il funerale, un sacerdote proninziava delle parole commemorative sul caso e sulle persone, e d'intorno al sarcofago, che si levava nel mezzo del Tempio, si leggevano versi ed iscrizioni. Il sarcofago stesso, terminando in alto con un cipresso, a cui era spspesa una ghirlanda rotta e sfiorata, annunciava agli astanti il pietosissimo caso.

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