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IL BRIGANTAGGIO E LA QUESTIONE MERIDIONALE

LE CONDIZIONI DELLA CALABRIA

(1861)

dal rapporto di E. Guicciardi, governatore della Calabria Citra, al ministero degli interni del 31 maggio 1861 - in: A. Scirocco, Governo e paese nel mezzogiorno nella crisi dell'unificazione, 1860-61, Milano, 1963 - ripr. da: D. Mack Smith"Il Risorgimento italiano" Edizioni Laterza, Bari, 1973

Il partito liberale, che è principalmente costituito dalla classe colta della borghesia, ed anche da parecchi della classe nobile o facoltosa, ha seguace la classe operaia, ed esercita salutare influenza sulle popolazioni delle campagne, le quali quantunque affatto rozze ed ineducate, sono non ostante riuscite a farsi un qualche concetto della questione politica, che riassumono in ciò, che non vogliono più i Borboni, mentre invece acclamano a Vittorio Emanuele. Tale concetto non è però così radicato, che ti possa farvi sopra troppo assegnamento. Esso è subordinato alla credenza in cui sono, che il nuovo governo procurerà loro grandi vantaggi materiali; e tali vantaggi dai più si pretendono individualmente, e si richieggono con strana intemperanza e pertinacia. Da tutti si espongono lunghe storie di persecuzioni sofferte e di importantissimi servigi resi. Le deluse speranze di queste miriadi di martiri politici daranno causa a malcontento, che non mancherà di creare imbarazzi al governo. La classe costituente il ceto nobile, e facoltoso, quantunque non si sia mostrata molto proclive a favorire il nuovo ordine di cose, e si ritenga perciò dalla popolazione in conto di borbonica, nel fatto non lo ha però osteggiato seriamente; crederei quindi, fatte non molte eccezioni, che non le si potesse applicare tale qualifica nel suo stretto significato. Non educata a vita politica, e non nudrita ad idee liberali, il concetto della nazionalità italiana e di libero governo era idea cui non aveva mai pensato, e la cui attuabilità nemmeno sospettava. Il movimento italiano li colse all'impensata; la rapidità e la straordinarietà dei fatti li rese stupiti, per cui non seppero valutarne l'importanza, nè ebbero tempo a pronunciarsi. Ben pochi quindi osavano avventurarsi alla cieca nel turbine di avvenimenti così nuovi per essi. Incerti e timorosi dell'avvenire si astennero da ogni azione. Il concetto quindi che io mi sono formato di loro si è: che attualmente per la maggior parte sarebbero anche disposti a volgere le spalle ai Borboni, cui non sono attaccati per sentimento, solo che loro si offrisse modo di collegarsi al partito italiano. Cosa che mi parrebbe utile doversi favorire, quantunque con maniera e prudenza, onde non offendere la suscettibilità, forse eccessiva, del partito liberale, il quale non si presta troppo a tale fusione. Qualora si raggiungesse tale intento, si toglierebbe forza morale al partito borbonico, che calcola e fa credere suoi partigiani tutti coloro che non fecero atti di manifesta adesione al nuovo governo, e si otterrebbe di avere aggiunto al partito più avanzato persone che servirebbero in qualche modo di moderatori, qualora avesse a trascendere, cosa alla quale però non mi sembra inclinato, avendo qui trovata generalmente molta moderazione d'idee. Il clero, preso in massa, quantunque non lo si possa considerare decisamente avverso al governo, certamente non fa nulla a suo favore. Sulla classe colta parmi abbia pochissima influenza. E molto ignorante, e si adopera a mantenere nel popolo idee superstiziose, anziché ad educarlo e renderlo morale. All'evenienza di movimenti reazionari, credo, la maggioranza li appoggerebbe copertamente, pochi però vi prenderebbero parte palesamente. I maggiori pericoli, attualmente, più che da questioni politiche possono provvenire alla provincia da fatti che hanno rapporto a pubblica sicurezza, e toccano in qualche maniera a questioni sociali. V. S. Ill.ma sa come in questa provincia da tempo immemorabile sussistano questioni gravissime, nelle quali sono interessati proprietari, comuni, e demanio; e riguardano a determinazione di diritti che si riferiscono a proprietà vastissime, le quali sono situate non solo sui monti della Sila, ma nella maggior parte dei beni comunali. Il cessato governo, quantunque abbia di quando in quando prese in considerazione tali questioni e dati provvedimenti, pure non le sciolse mai, nè radicalmente, nè in modo conforme a giustizia. Forse non lo volle nemmeno onde non far cessare un elemento di discordia fra le diverse classi dei cittadini, che reputava giovevole ai suoi fini politici. Io non tesserò la storia dell'origine e delle vicende di tali questioni, che a V. S. Ill.ma sono più note che a me; questo solo dirò: che io ritengo doversi da esse ripetere la vera cagione delle abitudini del brigantaggio, e della mancanza di rispetto alle leggi, ed alla proprietà, che in questa provincia esistono più che altrove e sono quasi passate in costume. A voler togliere radicalmente tali inconvenienti, che un civile governo non può tollerare, credo necessario doversi sciogliere le accennate questioni, perchè mi parrebbe insufficiente la forza materiale a reprimere azioni, che la legge riprova come delittuose, ma che contadini ignoranti commettono nella credenza di esercitare un loro diritto, ed all'oggetto di impedire che l'acquisto, fatto dai proprietari, di terreni che i paesani dicono usurpati, non possa col tempo essere sanzionato da possesso pacifico. L'arbitraria violazione delle leggi e delle proprietà li espone a giudizi penali, per sottrarsi ai quali molti si danno poi al brigantaggio. ……… I proprietari esagerano generalmente le cose, tanto perchè è nel loro interesse di far credere gli inconvenienti più gravi che non lo siano di fatto, quanto perchè mi pare che tra essi non pochi siano timorosi oltre il dovere, allarmisti fuori di ragione. Tale loro pusillanimità serve a crescere in numero e in audacia i malfattori e briganti, i quali, per fatti e nozioni da me raccolti, avrei ragione di ritenere non così coraggiosi e temibili come si vorrebbero far credere. Le autorità comunali poi esagerano pure i loro rapporti, allo scopo di far credere necessario l'accrescimento del numero delle guardie mobilizzate, e dar modo così di facile guadagno a gran parte della popolazione.

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