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Agitazioni a San Nazzaro

di: E. SPAGNUOLO - da: "Cospirazioni antisabaude e soldati sbandati nel circondario di Montefusco" , 2001

 

......... in quei giorni [1-7 settembre 1860] vi dovettero essere dei movimenti sediziosi anche a San Nazzaro dal momento che il 12 settembre vi furono arrestate due persone per reati politici: Simone Mottola "perche' andava girando, suonando la così detta Tofa, o Corno Marino, richiamando il popolo alla reazione" e Antonio Fossa "come spargitore di allarmi intorno alla supposta carta bianca, che autorizzava tutti al massacro de' liberali, ed al furto [...]". Due giorni dopo venne arrestato un altro individuo di San Nazzaro, tal Beniamino Conte, che fu però liberato il 17 settembre per disposizione del comandante dei garibaldini. Tra gli arrestati segnaliamo anche Luigi Colarusso, fratello di Raffaele (1). È interessante notare che tutti costoro, insieme con Giuseppe Barile, furono associati in una stessa procedura giudiziaria, con l'accusa "di concertata azione politica". Rinchiusi nel carcere di Avellino sarebbero stati prosciolti e liberati con sentenza del 2 marzo 1861.

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NOTE

(1) L'11 settembre, pochi giorni dopo i gravissimi disordini avvenuti a Pietradefusi, fu saccheggiata dalle Guardie nazionali di Sant'Angelo a Cancelli l'abitazione di un proprietario del luogo, tal Raffaele Colarusso ..... la casa del Colarusso fu saccheggiata e il proprietario fu arrestato sia perchè "indiziato come corrispondente stretto del passato giudice di Montefusco", sia perchè "nell'essere stata sorpresa la sua casa", aveva fatto "suonare le campane a stormi, solito segno dell'insorgenza reazionaria"; fu rinchiuso nel carcere di Montefusco il 26 settembre, il giorno dopo fu trasferito in quello di Avellino.

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Conflitto a fuoco nelle campagne di San Nazzaro

di: E. SPAGNUOLO - da: "Cospirazioni antisabaude e soldati sbandati nel circondario di Montefusco" , 2001

 

....... Da varie testimonianze siamo riusciti ad avere vaghe notizie di un grave scontro a fuoco dalla Guardia Nazionale di San Nazzaro e probabilmente di altri comuni vicini con un gruppo numeroso di rivoltosi armati. Di grande rilevanza, al riguardo, la deposizione del 8 luglio 1861 di una tal Concetta Lena di San Nazzaro: Ha dichiarato che circa venti giorni or sono si recò da lei in sua casa un giovane chiamato Peppino Sfarzella, il quale le disse a nome di Pasquale Colarusso (1) che fosse andata in campagna su Cubante (2) a chiamare suo marito ["faticatore di canape"] e che lo avesse premurato a trovarsi ad un'ora di notte su l'aia del fratello di esso Pasquale a nome Andrea Colarusso; e che avesse portato quante scoppette poteva trovare, poiché esso Colarusso avea fatte altre ventiquattro in venticinque persone. Che la dichiarante puntualmente si recò sul Cubante a trovare il marito Angelo Pucillo, e lo rinvenne tra quattordici in quindici altre persone tutte armate, e di esse conobbe Sabato e Nazzaro padre e figlio Mottola, il figlio di Crescenzo Iarrusso di cui ignora il nome di S. Nazzaro; e tale Carminiello figlio di Antonio la Storza dom.to nel Cubante (3). Che la dichiarante fatta l'imbasciata a suo marito a detto Pasquale Colarusso, il consorte le rispose che andava bene, e l'obbligò a ritirarsi. Che essa avendo volti de' rimproveri a tutti quegli individui poiché la Guardia Naz.le sarebbe andata ad arrestarli, rispondevano che non ci era timore, poiché si avevano tutti i massari dal lato loro [...]. Che il detto suo consorte fu ucciso quel giorno verso le ore ventidue in un conflitto con la Guardia Naz.le [...]. Che oltre del marito morirono pure nel detto conflitto Nazzaro Sabato Mottola. La testimonianza di Concetta Lena trova un sostanziale riscontro in altre deposizioni. Non si ha purtroppo alcun indizio che possa far comprendere quali fossero le intenzioni di quella notevole concentrazione di armati, né si conoscono particolari sullo scontro armato che dovette essere di notevoli proporzioni, considerato che vi morirono almeno tre persone. Ci limitiamo a congetturare che se lo scontro avvenne "verso le ore ventidue" probabilmente non si era realizzato il collegamento "ad un'ora di notte sull'aia" con gli altri armati promessi da Andrea Colarusso. ...... Nel racconto della donna rimane dubbio anche il giorno del conflitto a fuoco che, dal confronto con altre dichiarazioni, sembra sia avvenuto dall'8 al 13 luglio. Precisare questa data non ha solo un valore cronachistico, ma può servire a comprendere la natura di quei movimenti, a quanto pare di non trascurabile rilevanza, che si stavano svolgendo tra le campagne di San Nazzaro e Sant'Angelo a Cancelli, alle porte di Montefusco. Infatti, occorre chiedersi se ci sia stata un'intesa o relazioni di qualche genere tra i rivoltosi di questo territorio e i capi dell'insurrezione di Montefalcione. Che i cospiratori del territorio avessero avuto almeno notizia della grande rivolta in atto proprio in quei giorni ad oriente di Montefusco appare molto probabile. D'altra parte ricordiamo come, in quei giorni, anche i territori a Sud-ovest di Montefusco, Torrioni e Petruro, fossero completamente in balia dei rivoltosi di Tufo. Che ci fosse un deliberato piano di accerchiamento di Montefusco da parte dei capi della rivolta di Montefalcione è un'ipotesi plausibile, che però, allo stato attuale delle ricerche, è impossibile sostenere con elementi di assoluta certezza. ..... Abbiamo pochi altri frammenti di notizie sui movimenti che si svilupparono in quei giorni nel territorio di S. Nazzaro e Sant'Angelo a Cancelli. Tra i principali agenti della cospirazione vi erano, dunque, i Colarusso, famiglia proprietaria di quest'ultimo paese; sembra, secondo varie testimonianze, che proprio il citato Raffaele Colarusso, fratello di Pasquale e di Andrea, fosse tra i più attivi fomentatori. Sappiamo che D. Raffaele veniva chiamato da altri reazionari con l'appellativo di "Capitano". Proprio verso il dieci di luglio il Colarusso, nelle campagne di Cubante, aveva diffidato il citato Simone Mottola dal chiamarlo in pubblico con quell'appellativo compromettente (4). Quest'ultimo, a sua volta, fu di nuovo arrestato, tre o quattro giorni dopo l'incontro col Colarusso, "per spargimento di voci sediziose". Un proprietario di San Nazzaro, Vincenzo D'Argenio, dichiarò di aver saputo che un tal "Domenico Barone sia uno de' complicati nelle reazioni seguite in questi luoghi, e che avea corrispondenza co' reazionari del Monte dell'Angelo, e che fra cinque in sei giorni sarebbe scoppiata la rivoluzione reazionaria". Sottolineiamo l'espressione "reazioni seguite in questi luoghi", riportata anche in altre deposizioni. Allo stato attuale delle ricerche non si comprende a quali reazioni e a quali luoghi ci si riferisca (5). Tra coloro che giravano le campagne con propositi sediziosi citiamo un tal Tommaso Iarrusso: "[Il padre, di nome Crescenzo] mostrava de' sentiti risentimenti contra del proprio figlio Tommaso, soldato sbandato, dal perché non voleva stare a' suoi ordini ed alle sue insinuazioni, perché in compagnia di altri girava armato per commettere de' disordini. Gli avea detto pure che tutti erano stati insinuati da Raffaele Colarusso di S. Angelo a Cancelli, e D. Mattia Barbato di S. Nazzaro, e dal primo avevano anche ricevuti due fucili, Avendo anche ricevuto dal Barbato tutto ciò che loro occorreva" (6). Rimane infine da dimostrare se questi movimenti tra San Nazzaro e Sant'Angelo a Cancelli avessero qualche relazione con i propositi cospirativi che precedentemente avevano interessato alcuni del vicino villaggio di Ginestra.

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NOTE

(1) Fratello di D. Raffaele.

(2) Territorio nei pressi di San Nazzaro [oggi Comune di Calvi].

(3) È possibile che alcuni di questi cognomi non siano stati correttamente scritti considerata la difficoltà di lettura del documento manoscritto.

(4) "[...] dopo ciò i ridetti Colarusso e Mottola avevano discorso tra loro segretamente, senza capire ciò che avessero detto. Alcuni giorni prima i due si erano incontrati a Sant'Angelo a Cancelli e per poco il Colarusso non era stato arrestato" (deposizione D.Vincenzo D'Argenio).

(5) scrive M. D'AGOSTINO: "Della rivolta che, presumibilmente in quei giorni ["Tra la fine di luglio e gli inizi di agosto"], avvenne a S. Nazzaro non si conoscono né la data nè le modalità di svolgimento ma solo i nomi di alcuni partecipanti ["Gennaro Argenio fu Luigi (44 anni, zoccolaro), Domenico Barone di Matteo (33 anni, sarto), Crescenzo Molinaro fu Giuseppe (38 anni, contadino), Liborio Roberto fu Emmanuele (23 anni, contadino), tutti di S. Nazzaro, e Gaetano de Rienzo di Giuseppe (33 anni, contadino) di Pietradefusi"].

(6) Archivio di Stato di Avellino, deposizione di Domenico Carranfa, barbiere di S. Nazzaro.

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