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STORIE DI BRIGANTI AD ALFANO

da: http://www.comune.alfano.sa.it/subcat.asp?subareeID=63

Le connivenze tra briganti e galantuomini, la strumentalizzazione da parte di questi ultimi di ogni situazione che potesse apportare prestigio, ricchezza e potere, la messa in atto di vendette personali, rappresentano la cruda realtà postunitaria delle nostre terre. Ecco come un galantuomo di Alfano, col pretesto di vendicare un'offesa subita, ma in realtà per appropriarsi degli averi della sorella, scatena una faida, ordita nei minimi particolari con lucidità e freddezza agghiaccianti. I briganti da lui assoldati, invadono il paese; la gente si tappa in casa e, per omertà e per paura, non avverte la forza pubblica. Poi il tragico obiettivo: lo sterminio di un'intera famiglia. (cfr: Amedeo La Greca, Storie di briganti, 1988)


Laurito li 24 Novembre 1866

Al Signor Sottoprefetto del Circondario di Vallo

Fino dal 1863 erasi dato alla campagna come brigante il nominato Detta Cono, e fra gli altri suoi delitti aveva stuprato Filomena e Maria Greco, figlie di Pietro pure native di Alfano. I di costoro fratelli Giovanni e Pasquale Greco, per vendicare l'onda avuta, dieronsi pure al brigantaggio, e stimolando amicizia per il Detta, gli si associarono da prima e poi lo uccisero (fatto che risulterà ben presto da un processo giudiziario). Rimaneva però ai Greco compiere totalmente la distruzione della famiglia del brigante Detta e quest'idea era secondata dall'avidità del nominato Domenico Uzzo, fu Giuseppe, d'anni 30, fratello alla moglie del Detta che voleva far uno il loro ingente patrimonio. Inoltre Vostra Signoria deve sapere che la moglie del brigante ucciso aveva denunciati molti fatti e molte persone compromesse le quali sempre in concerto coi Greco volenterose si erano associate alla loro vendetta. Queste per lo più contadini del Comune di Castelruggero abitanti nella contrada detta "Cerreto". Il giorno 22 andante le stazioni di Laurito, Torreorsaia e Rofrano avevano combinata una perlustrazione e al loro ritorno il Comandante la Guardia Nazionale avea richiesto quattro carabinieri per rimanere in quel Comune, onde secondarlo nella sorveglianza. Verso le ore 11 due colpi di fucili tirati avvertirono i carabinieri emarginati colà trattenuti che qualcosa di grave succedeva nel paese. Animosi si armarono per accorrere, ma non appena aperta la porta della casa che loro serviva d'alloggio, furono aggrediti da molte fucilate partenti da diversi punti. Non si tratennero perciò i carabinieri, ma rispondendo al fuoco con coraggio degli assassini, si lanciarono con le baionette per aprirsi un varco sino al posto della Guardia Nazionale ove sentirono impegnato pure un conflitto. Fu in questo momento che due colpi di fuoco rovesciarono a terra il carabiniere a piedi Maderna Gilberto della stazione di Cuccaro e provvisorio a Lautito. I briganti, veduto cadere il coraggioso militare, gridarono: "deponete le armi!" e facevano mostra di volersi impadronire del ferito; quindi cominciava un dramma non nuovo negli annali del nostro Real Corpo, ma che dimostra quanto sia radicato nei carabinieri l'onore della divisa e l'onore del proprio dovere: raggruppatisi i tre rimasti militari, lo difesero contro i replicati attacchi dei malandrini e riuscirono a trasportarlo in quartiere. Intanto il combattimento verso il corpo di guardia della Milizia Nazionale continuava, per cui lasciati i due carabinieri a custodia del Maderna, il Vice Brigatiere Moreno correva verso quel luogo ed alla testa di quei militi metteva in fuga l'orda brigantesca, la quale si diresse verso il monte Centaurino (Circondario di Sala Consilina). Il povero carabiniere Maderna ferito gravemente alla coscia destra, spirava poco dopo per una forte emorragia suceduta in seguito a grave lesione di un'arteria. Egli è morto qual prode giacchè ferito continuò a battersi dal vestibolo della porta della caserma e manteneva la carabina in pugno e la cartuccia alla bocca. Intanto però i briganti avevano compiuto il ben progettato delitto, tre vittime giacevano trafitte da molte coltellate nel petto. Sono d'esse: 1°, Rosa Madrella, fu Biagio, d'anni 55, suocera del brigante Cono Detta; 2°, Maria Uzzo, fu Giuseppe, di anni 27, moglie del detto brigante la quale era madre incinta al settimo mese; 3°, Maria Rosa Detta, d'anni quattro, figlia del fu brigante Cono Detta. Unito a costoro dormiva pure un ragazzino di nome Giuseppe, di anni cinque, figlio a Domenico Uzzo, il quale fu rispettato, prova questa non dubbiadella intelligenza del Padre con i briganti. Da tutte le informazioni assunte e dalle pruove di fatto da me personalmente verificate sul posto, è indubitato che la vera guida dell'orda brigantesca fu Uzzo Domenico, il quale, pochi momenti prima che cominciasse il combattimento fu visto passare da tutti i punti da dove da dove partirono i colpi. E' indubitato che tutto il paese passivamente, se si vuole, fu complice dell'atroce misfatto, giacchè nessuno volle venire ad avvertire in Laurito dell'avvenuto, enon fu che due ore dopo che questa stazione in uno alla Guardia Nazionale poteva accorrere. Giunto io in Laurito trovai già trasportato il cadavere del povero Maderna. Questo Municipio in simile dolorosa circostanza ha dimostrato quanto sia la simpatia che sia per la nostra Arma, temendo che anche dopo seppellito in Alfano, quelle belve lo diseppellissero per compiere anche sulla salma altre sevizie, volle che con gran pompa fosse esumato nel loro camposanto. Egli addossa tutte le spese, e d'accordo con questa Guardia Nazionale stamane stessa sarà portato al camposanto, accompagnato da tutte le Autorità, dagli Uffiziali e Distaccamento di Linea, nonché da tutti i Carabinieri presenziati da me.
Ieri da Vallo direttamente mi portai in Alfano, valendomi dei Bersaglieri ch'erano giunti, e che spontanei vollero seguirmi. Al mio passaggio in Laurito mi si unì la Guardia Nazionale ed un distaccamento di linea; con questa forza circondai il paese, e cominciai tosto a cercare le vere cause ed i complici del delitto. Sapute le circostanze da me premesse alla Sgnoria Vostra Illustrissima relativamente al brigante Detta e conosciuto che la banda la quale avea invaso Alfano, la notte precedente, era composta di gente raccogliticcia dei dintorni non solo, ma dal paese stesso, e per la massima parte da coloro che avevano dovuto soffrire dalle deposizioni dell'uccisa moglie di Detta, feci arrestare gli individui qui nominati nell'accluso stato, facendogli tradurre nel carcere di Laurito a disposizione del Procuratore del Re. Il Guardia Nazionale Nicola Stabile, fu Gregorio, fu leggermente ferito al piede destro, ed è in via di guarigione. L'indigazione di questa popolazione è al sommo, e prova ne sia, che non so come, mentre ero in Alfano fu appiccato il fuoco alla casa disabitata del brigante Greco, incendio che fu spento dalla forza accorsa. Putando che il Signor Procuratore del Re in uno al Giudice Istruttore recatosi sul posto istruiscono il processo, prego Vostra Signoria Illustrissima far destinare un distaccamento qualunque in Alfano, giacché la vendetta dei briganti si rovescerà pure sulle famiglie di quei pochi della Guardia Nazionale che reagirono contro loro. Le perlustrazioni intanto continuano ed io rimango per assistere L'Autorità giudiziaria nel procedimento.

Il Capitano dei Carabinieri, O. Battini

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